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La Commissione Giovannini si arrende: impossibile tagliare gli stipendi della Casta

La Commissione presieduta dal presidente dell’Istat aveva l’obiettivo di definire le retribuzioni istituzionali sulla base delle realtà di altri sei Paesi europei. Ma la normativa italiana non va e così Giovannini getta la spugna.
A cura di Biagio Chiariello
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la commissione getta la spugna avrebbe dovuto equiparare gli stipendi della casta a quelli europei

Troppi vincoli di legge, situazioni assai complesse, difficoltà enormi nel raccogliere le informazioni che avrebbero portato ad allineare gli stipendi record della casta politica nostrana a quelli dei colleghi europei. La Commissione Giovannini ha alzato bandiera bianca, rimettendo il proprio mandato al governo proprio nel giorno in cui avrebbe dovuto diffondere i risultati sul livellamento retributivo Italia-Europa. Nominata da Monti,  guidata dal presidente dell'Istat Enrico Giovannini e creata per restituire credibilità al Paese attraverso una verifica delle buste paga di deputati e senatori, ma anche amministratori pubblici, sindaci e consiglieri italiani, la Commissione già a gennaio aveva evidenziato le difficoltà di un simile compito. Ora, però, è davvero ufficiale: tagliare gli stipendi della Casta è impossibile. Alla base delle motivazioni descritte, la Commissione non si nasconde nel fa notare al Governo «l'opportunità di riconsiderare la normativa vigente, la quale appare obbiettivamente di difficile (se non impossibile) applicazione». Qui il riferimento è alle norme adottate dal Governo Berlusconi la scorsa estate, che prevedono di fissare su base media europea dei tetti alle retribuzioni delle varie cariche politiche italiane.

Nel raffrontare gli enti istituzionali italiani a quelli europei, la Commissione sottolinea come sia stato difficile trovare una buona corrispondenza tra i nostri e quelli degli altri sei Paesi europei presi in considerazione. Su 30 istituzioni esaminate (si va da Montecitorio agli uffici comunali) solo per 9 è stata evidenziata la presenza di enti omologhi in tutti i Paesi, per 15 si parla solo di una somiglianza e infine per 6 enti italiani non è stata trovata alcuna corrispondenza nel resto dell'Europa presa in rassegna.
«In conclusione – si legge nella nota, consultabile anche sul sito del Governo – a causa dei motivi sopra descritti, nessun provvedimento può essere assunto dalla Commissione per i fini previsti dalla legge.» Da parte sua, Palazzo Chigi prende atto del lavoro svolto dalla Commissione e fa sapere che proseguirà la propria azione nell'obiettivo di venire a capo di un ottimizzazione delle retribuzioni in carico alle amministrazioni pubbliche.

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