video suggerito
video suggerito

L’Italia è il Paese che non garantisce nemmeno i risarcimenti alle vittime di violenza

La corte di Giustizia europea, su ricorso della Commissione avviato nel 2014, ha condannato l’Italia perché non garantisce alle vittime di crimini violenti adeguati ed equi risarcimenti.
A cura di Charlotte Matteini
91 CONDIVISIONI
immagine di repertorio
immagine di repertorio

L'Italia non garantisce equa tutela ai cittadini vittime di crimini violenti perché non prevede un sistema di risarcimento che corrisponda adeguati indennizzi. Lo stabilisce la Corte di giustizia dell'Unione europea che, rispondendo a un ricorso avviato dalla Commissione, ha rilevato che l'Italia, in qualità di Paese membro dell'Unione, non avrebbe ancora dato adeguata attuazione alla direttiva Ue adottata da tutti gli Stati nel 2004. Nel ricorso, promosso nel 2014, la Commissione contestava infatti l’inadempimento da parte dell’Italia degli obblighi previsti dalla direttiva, focalizzandosi particolarmente sull’assenza di "un sistema generale di indennizzo per le vittime di qualsiasi tipo di reato intenzionale violento commesso all’interno del territorio italiano". La corte di Giustizia ha quindi dato ragione alla Commissione, sottolineando che l'Italia – nonostante abbia avuto molto tempo per mettersi in regola, ancora oggi non garantisca adeguati risarcimenti alle vittime di crimini violenti, venendo meno di fatto agli obblighi comunitari sanciti con l'adozione della direttiva 2004/80/CE.

Nel testo della direttiva, datata 2004, si imponeva agli Stati membri dell'Unione europea di adottare "un sistema di cooperazione tra le autorità degli Stati membri per facilitare l’accesso all’indennizzo nei casi in cui il reato sia stato commesso in uno Stato membro diverso da quello in cui la vittima risiede" e, al fine di tutelare la libera circolazione delle persone nell’Unione, sussisteva inoltre l'obbligo di istituire un sistema nazionale capace di garantire un livello minimo di indennizzo per le vittime di "qualsiasi reato doloso violento commesso nel suo territorio".

La Corte, dunque, con sentenza pubblicata stamane, ha condannato l'Italia al pagamento delle spese processuali perché "non avendo adottato tutte le misure necessarie al fine di garantire l’esistenza, nelle situazioni transfrontaliere, di un sistema di indennizzo delle vittime di qualsiasi reato doloso violento commesso sul proprio territorio, non ha correttamente trasposto la direttiva"

David, Pietro e Carlo, vittime di omicidio senza diritto al risarcimento

Numerosi, in Italia, sono i casi di mancato indennizzo delle vittime di crimini violenti. La più recente risale al luglio di quest'anno: David Raggi, 27enne di Terni, muore nel marzo 2015, sgozzato da un ubriaco che in quel momento si trovava nella stessa piazzetta dove il ragazzo era solito passare le serate con i suoi amici. La famiglia di David Raggi ha citato in giudizio lo Stato per inadempienza in quanto l'assassino del 27enne era già noto alle autorità italiane, condannato per più reati e titolare di un decreto di espulsione mai eseguito, ma non ha ricevuto alcun risarcimento per l'omicidio in quanto all'epoca dei fatti David lavorava come operaio e percepiva un reddito pari a 13.500 euro annui, troppo alto per poter accedere all'indennizzo erogato dal fondo di garanzia per le vittime di crimini intenzionali violenti commessi da soggetti che risultano nullatenenti. La storia di David Raggi, però, non è unica e altri familiari delle vittime lamentano le stesse problematiche di accesso al fondo di garanzia, come ad esempio la famiglia di Pietro Raccagni, commerciante bresciano ucciso durante una rapina in villa nel luglio 2014 e quella di Carlo Macro, 33enne assassinato a colpi di cacciavite da un indiano.

Dal luglio 2015, la legge 122 – che percepisce con 12 anni di ritardo la direttiva europea  2004/80/CE che impone agli Stati membri di risarcire le vittime di reati violenti "nei casi in cui l’autore sia rimasto sconosciuto, si sia sottratto alla giustizia o non abbia le risorse per risarcire la vittima o – in caso di morte – i familiari" – ha integrato il fondo già esistente dedicato alle vittime dei reati di mafia, estorsione ed usura, con uno stanziamento da 2 milioni e 600 mila euro annui per le vittime di altri reati violenti. Essendo però così esigua la copertura finanziaria prevista, la legge stabilisce che la vittima possa accedere all'indennizzo solo se dall'ultima dichiarazione dei redditi risulta possedere un reddito annuo "non superiore a quello previsto per l’ammissione al patrocinio a spese dello Stato", ovvero 11.500 euro.

91 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views