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Italia bocciata per diritti dei lavoratori, l’allarme Cgil: “Deriva autoritaria sotto governo Meloni”

La Cgil denuncia un grave arretramento dell’Italia nella classifica globale sui diritti dei lavoratori: colpiti sciopero, sindacati e libertà di manifestare. Nel mirino le politiche repressive del governo di Giorgia Meloni.
A cura di Francesca Moriero
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Nel giorno in cui l'Italia celebra la nascita della Repubblica, la Cgil lancia un grido d'allarme che colpisce al cuore la democrazia italiana. Il nuovo Global Rights Index 2025, pubblicato dalla Confederazione Sindacale Internazionale (ITUC), fotografa infatti un netto peggioramento della situazione dei diritti dei lavoratori nel mondo, con un focus preoccupante sull'Europa e, in particolare, sull'Italia: "I diritti dei lavoratori sono in caduta libera", denuncia la Cgil in una nota durissima, sottolineando come il nostro Paese sia sceso dal livello 1 al livello 2 nell'indice, segnalando "violazioni ricorrenti dei diritti fondamentali dei lavoratori". Secondo la Confederazione, si tratta di una retrocessione che ha radici politiche ben precise: "L'Italia è un caso emblematico di deriva autoritaria, diretta conseguenza delle politiche neoliberiste e repressive del governo guidato da Giorgia Meloni". La nota denuncia in particolare tre misure come sintomi di questa deriva:

  • Il crescente attacco ai sindacati, accompagnato da una narrazione delegittimante;
  • Il nuovo Decreto Sicurezza, approvato senza confronto parlamentare, che limita il diritto di manifestare;
  • E l'uso estensivo e arbitrario della precettazione contro gli scioperi, trasformata da strumento di bilanciamento in mezzo di repressione diretta.

Cosa dice il Global Rights Index 2025: Europa in calo, Italia tra i peggiori casi

Il Global Rights Index 2025 è l'unico studio annuale che analizza sistematicamente, Paese per Paese, le violazioni dei diritti dei lavoratori nel mondo. È giunto alla sua dodicesima edizione, e quest'anno fotografa un peggioramento senza precedenti: in tre delle cinque macro regioni mondiali (Europa, Americhe e Africa), gli indici medi sono scesi ai livelli più bassi dal 2014, anno d'inizio del monitoraggio. L'Europa, tradizionalmente considerata un'area relativamente protetta, registra oggi il suo peggior punteggio storico,  e l'Italia viene esplicitamente citata come uno dei sette Paesi che hanno peggiorato la propria posizione: il suo indice è infatti passato da 1 a 2, una retrocessione che pone il nostro Paese tra quelli con "violazioni ricorrenti" dei diritti sindacali. Accanto all'Italia, peggiorano anche Argentina, Georgia, Niger, Panama, Mauritania e Costa Rica.

Secondo il report, nel 2025:

  • Il 72% dei Paesi ha limitato o negato l'accesso alla giustizia per i lavoratori (in crescita rispetto al 65% del 2024);
  • L'87% ha violato il diritto di sciopero;
  • Il 74% ha ostacolato la registrazione legale dei sindacati;
  • L'80% ha limitato la contrattazione collettiva.

In Europa, oltre la metà dei Paesi ha negato l'accesso alla giustizia ai lavoratori, mentre quasi tre quarti hanno violato il diritto di sciopero. Crescono anche gli arresti e le intimidazioni contro sindacalisti, e in diversi Paesi si è assistito all'emergere di "sindacati gialli", pilotati dai datori di lavoro per indebolire il potere contrattuale reale.

La lettura politica del report: un colpo di Stato contro la democrazia

"Stiamo assistendo a un colpo di Stato contro la democrazia", si legge nell'introduzione del report. Per l'ITUC, quello in atto è infatti un attacco sistemico, portato avanti da governi autoritari e da élite economiche ultra-concentrate, che mirano a smantellare le conquiste del secondo dopoguerra. In particolare, il rapporto denuncia il ruolo di "demagoghi di estrema destra sostenuti da miliardari", che starebbero plasmando il mondo a loro immagine e somiglianza, a discapito della giustizia sociale e dei diritti collettivi. E nella lettura del sindacato mondiale e della Cgil, il nostro Paese rientra pienamente in questo schema: da Paese guida nel panorama democratico e sindacale, si starebbe trasformando in un caso simbolico di repressione legale e delegittimazione della rappresentanza del lavoro.

Il richiamo della Cgil: difendere la Repubblica, andare a votare

"Oggi più che mai, “Di fronte a uno scenario così preoccupante, proprio oggi, giorno in cui festeggiamo la Repubblica, è fondamentale difendere i valori della nostra Costituzione, a partire dallo stato di diritto". E l'appello è chiaro: "Il miglior modo per farlo è partecipare al massimo strumento democratico, ovvero il voto. Per questo invitiamo a votare per il referendum l'8 e il 9 giugno. La difesa della democrazia, in Italia e nel mondo, dipende da noi". Il riferimento è ai referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza, che da giorni accendono il dibattito politico, anche a seguito delle dichiarazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha annunciato l'intenzione di andare al seggio ma di non ritirare la scheda referendaria; un gesto, secondo la Cgil, che aggiunge confusione e delegittimazione proprio in un momento in cui la partecipazione democratica dovrebbe essere rafforzata.

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