Irpef 2025, come funzionano le nuove aliquote e chi rischia di pagare più tasse
Nella legge di bilancio 2025 la riforma dell'Irpef occupa buona parte delle risorse stanziate dal governo Meloni, insieme alla conferma del taglio del cuneo fiscale. Per quanto riguarda l'imposta sui redditi, i soldi servono a confermare in modo strutturale – quindi fisso, e non più da rinnovare di anno in anno – la divisione in tre aliquote.
Nella sua audizione sulla legge di bilancio avvenuta il 5 novembre, l'Ufficio parlamentare di bilancio ha osservato che l'aliquota media sotto i 40mila euro di reddito è scesa. Ovvero, a parità di entrate si pagheranno meno tasse. Ma una specifica fascia di reddito, quella tra 32mila e 40mila euro dichiarati, avrà un'aliquota marginale ben più alta. Si tratta però di una percentuale che si applica solo ai guadagni al di sopra di una certa soglia. Il ministero dell'Economia ha chiarito in una nota che concentrarsi solamente su questo dato porta a una "interpretazione forzata", perché non tiene conto di tutti i vantaggi fiscali per quella stessa fascia.
Le nuove aliquote Irpef 2025
Le aliquote Irpef come detto diventano tre in modo stabile. Abbandonate le quattro varate dal governo Draghi, la suddivisione diventa:
- fino a 28mila euro si paga il 23%
- tra 28mila e 50mila euro si paga il 35%
- oltre i 50mila euro si paga il 43%
Rispetto al modello precedente, questo porta un leggero vantaggio a chi guadagna più di 15mila euro. Lo ‘sconto' è di poche decine di euro all'anno e aumenta con il reddito: sopra i 28mila euro di entrate diventa di 260 euro annuali.
Questa è la struttura di base, e per sapere se ci saranno altre modifiche bisogna aspettare che proseguano i lavori sulla manovra. Forza Italia ha chiesto di abbassare l'aliquota di mezzo, dal 35% al 33%, e di allargarla fino ai 60mila euro di reddito. A guadagnarci di più naturalmente sarebbe chi supera i 50mila euro di entrate, che si ritroverebbe con uno sconto significativo sulla parte più alta del proprio reddito. Dipenderà anche dai soldi accumulati con le adesioni al concordato preventivo per le partite Iva: potrebbero servire fino a due miliardi e mezzo di euro, che probabilmente non sono arrivati.
Come cambiano le tasse con gli scaglioni 2025
L'Ufficio parlamentare di bilancio, nella sua audizione sulla manovra, ha analizzato questa nuova divisione e più in generale la riforma portata avanti dal governo Meloni, che include anche il taglio del cuneo fiscale e la cancellazione di alcune detrazioni – in particolare per i redditi oltre i 75mila euro, che potrebbero pagare anche 2mila euro in più di tasse.
Il nuovo taglio del cuneo, invece di portare un rialzo in busta paga grazie alla riduzione dei contributi da versare all'Inps (compensati dallo Stato) come avvenuto quest'anno, avrà un doppio meccanismo. Chi prende fino a 20mila euro all'anno avrà direttamente un ‘bonus' calcolato sul reddito e inserito in busta paga. Chi prende da 20mila a 32mila euro otterrà invece uno sgravio fiscale fisso di mille euro all'anno.
Per i redditi da 32mila a 40mila euro, lo sgravio fiscale sarà ridotto gradualmente, fino a scendere a zero. Il calcolo dell'Upb è che in questo modo, tenendo conto delle detrazioni a cui si ha diritto e dell'imposta da pagare, chi prende tra i 32mila e i 40mila euro subirà una aliquota marginale di circa il 56%.
Concretamente, non significa che chi guadagna 35mila euro dovrà pagare il 56% di Irpef. Al contrario, con il sistema attuale l'imposta media cala rispetto a quello precedente, quindi si verseranno meno tasse nella maggior parte dei casi. Il dato del 56% si riferisce alla cosiddetta aliquota marginale. In sostanza, se quella stessa persona guadagnasse altri 500 euro, su questa nuova somma si troverebbe a pagare di fatto il 56% di imposta. Perché, man mano che il suo reddito cresce, la detrazione fiscale (l'ex "taglio del cuneo") diminuisce. E quindi le tasse da pagare aumentano.
Mef: "Manovra porta vantaggi a tutti i redditi fino a 40mila euro"
Il ministero dell'Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, ha diffuso una nota affermando che il passaggio ripreso dai giornali dell'audizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio porta a una "interpretazione forzata e fuorviante". Il motivo è che si prende "un dato parziale senza considerare l’insieme delle misure che recano benefici fiscali in favore dei redditi medi". Ovvero ci si concentra sull'aliquota marginale, ma non su quella che viene poi pagata di fatto nel complesso.
Il Mef ha quindi concluso sottolineando esplicitamente: "Il combinato effetto del taglio del cuneo, detrazioni e tagli fiscali contenuti nella manovra economica 2025 porta vantaggi economici incontrovertibili su tutti i redditi fino a 40mila euro".