In Italia si fanno sempre meno figli: l’Istat smonta le promesse di Meloni per le famiglie

In Italia si fanno sempre meno figli. Anche quest'anno il Rapporto annuale dell'Istat certifica il calo delle nascite, ormai costante dal 2008. Nel 2024 le nascite sono state molte meno dei decessi: 370mila contro 651mila, generando un saldo negativo di -281mila unità. L'età media di nascita del primo figlio sale mentre il numero medio di figli per donna tocca un nuovo storico minimo: appena 1,18.
Da più di dieci anni l'Italia sta affrontando un costante calo delle nascite e un aumento della mortalità, che rendono i numeri dell'inverno demografico sempre più allarmanti. In Europa il nostro Paese si distingue per il triste vanto di avere uno dei tassi di crescita naturale più bassi dell’Unione (-3,8 per mille in media annua tra il 2014 e il 2023, contro una media dell’UE27 del -1,5 per mille). A differenza di altri Paesi come la Francia, che riesce a riportare dei numeri tutto sommato migliori, dovuti – come spiega il rapporto – a una natalità più elevata o a una più intensa dinamica migratoria che contribuiscono alla crescita della popolazione.
Il trend negativo delle nascite in Italia è attribuibile a fattori diversi. Oltre che alla diminuzione della fecondità, al progressivo calo della popolazione femminile in età riproduttiva, cioè quella tra i 15 e 49 anni, che al 1° gennaio di quest'anno contava 11,4 milioni di donne. Parliamo di 2,4 milioni in meno rispetto al 1° gennaio del 2008. "Questo effetto – si legge nel rapporto – dovuto alla struttura per età, in cui si assottiglia di anno in anno la popolazione dei potenziali genitori a seguito della prolungata bassa natalità nei decenni passati, spiega circa i due terzi del calo di quasi 200 mila nascite riscontrato dal 2008".
Nel nostro Paese si tende a posticipare sempre più avanti nel tempo il momento in cui concepire dei figli. Nel 2023, l'età media delle donne alla nascita del primo figlio è di 31,8 anni, contro i 29,8 della media europea. Contemporaneamente scende anche il numero medio di figli per donna, che dall'1,44 del 2008 raggiunge tocca un nuovo minimo, di 1,18 nel 2024. Il calo riguarda tutte le Regioni: al Nord il tasso di fecondità è passato dall’1,50 del 2010 a 1,19, nel Centro da 1,42 a 1,12 e al Sud da 1,37 a 1,20.
Parallelamente l'Italia diventa sempre Piantedosi vecchia. Circa un un quarto della popolazione ha almeno 65 anni e crescono , in particolar modo, il numero di persone che hanno più di 80 anni e più (4 milioni e 591mila nel 2024). L'unico segnale positivo nel quadro demografico del Paese arriva riguarda i cittadini stranieri e i nuovi cittadini italiani sono l'unico segmento in crescita della popolazione. Nel 2025, i cittadini stranieri residenti – in tutto 5,4 milioni – sono cresciuti del 3,2% rispetto all'anno precedente, mentre gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana nel corso del 2024 sono stati 217mila.
Tuttavia, nonostante le promesse del governo su misure a sostegno di famiglia e natalità, la crisi delle nascite è destinata a proseguire. Secondo le previsioni dell'Istituto la popolazione residente in Italia passerà dai circa 59 milioni (al 1° gennaio 2023) a 58,6 milioni nel 2030, fino a toccare i 54,8 milioni nel 2050.
Da quando è arrivata a Palazzo Chigi, Meloni ha detto di avere la ‘famiglia' al centro delle priorità della sua azione di governo. Gli interventi messi in campo finora sono consistiti il più delle volte in aiuti economici, benefici spot e bonus una tantum, come ad esempio la Carta nuovi nati prevista nell'ultima legge di bilancio. I dati dell'Istat dimostrano come i pacchetti promossi dal governo Meloni non stiano funzionando. Anche l'Assegno unico, sostegno su cui l'esecutivo ha puntato parecchio e che da quest'anno è stato escluso dal calcolo dell'Isee ai fini del bonus asili nido, non è abbastanza per fronteggiare l'inverno demografico. Ad oggi, come denunciano le opposizioni, mancano delle riforme strutturali di lungo periodo che spingano a investire sulla famiglia e contribuiscano a invertire la rotta. Al momento, le richieste di un congedo paritario obbligatorio sono rimaste inascoltate e anche sugli asili nido – uno degli obiettivi del Pnrr – il governo è in grave ritardo.
Come sono cambiate le famiglie
Il rapporto Istat racconta inoltre, come sono cambiate le famiglie, ormai sempre più piccole e frammentate. Nel biennio 2023-2024 le persone sole rappresentano il 36,2% delle famiglie, mentre le coppie con figli scendono al 28,2%. Tra le cause l'instabilità coniugale, la bassa fecondità e il posticipo della genitorialità. La geografia familiare dell'Italia è cambiata drasticamente: ad oggi, il 41% delle famiglie è composto da famiglie ricostituite, coppie non coniugate, genitori soli non vedovi e persone sole non vedove.
Negli ultimi quarant'anni i matrimoni sono diminuiti progressivamente, mentre sono cresciute le nuove forme familiari. Parliamo delle unioni libere (oltre 1 milione e 700mila) sia tra celibi e nubili, che tra separati e divorziati. Anche la diffusione di nuove modalità di formazione di una famiglia produce degli effetti sui comportamenti riproduttivi. Ad esempio nel 1999 dieci nati su cento avevano genitori non coniugati, mentre nel 2023 il numero è quadruplicato (42,4%).