Ilda Boccassini “sale in cattedra”: I magistrati a volte parlano troppo

Fanno riflettere le parole pronunciate a Pavia da Ilda Boccassini, durante la partecipazione ad un convegno universitario. Attualmente impegnata proprio in una delle storie più complesse e delicate che chiamano in causa il Presidente del Consiglio, il caso Ruby, la Boccassini ha accettato, nonostante non sia mai stata una persona amante delle telecamere, di partecipare all’iniziativa “Mafie 2011: legalità e istituzioni”, una rassegna ideata dal giurista Vittorio Grevi, deceduto a dicembre, e organizzata dagli studenti dell’Udu e dell’Osservatorio antimafia di Pavia.
Dopo una giornata segnata dal rinvio a giudizio di Mora, Fede e Minetti si è recata dunque presso la facoltà di Giurisprudenza di Pavia dove ha incontrato gli studenti e ha tenuto una conferenza spaziando da un tema all’altro. Tutto questo però non prima di aver messo alla porta le telecamere presenti chiedendo solo un “momento di riflessione” con gli studenti in aula.
A Pavia la Boccassini si è subito detta emozionata dal ricordo di quell’aula vent’anni prima, quando proprio il professor Grevi aveva organizzato un dibattito con Falcone, “fu una giornata piacevole, ci ritrovammo in tre a sognare l’idea di Giovanni: il sistema delle Direzioni distrettuali antimafia”.
Il tema conduttore del dibattito riguardava l’espansione della criminalità organizzata al Nord Italia, un fenomeno che secondo il magistrato non è nuovo.
“È sconcertante quanto accade qui al Nord. Noi abbiamo da un anno una specie di monitoraggio su tutti gli episodi di criminalità organizzata avvenuti nel distretto. E in tutti i casi, aggiornati a stamattina, le vittime non denunciano. Non ce n'è uno che ammetta di avere problemi con la malavita. Al punto che in diversi casi siamo stati costretti ad accusarli di favoreggiamento aggravato dall'articolo 7, la connivenza mafiosa. È evidente che rispetto alla Sicilia cambiano molte cose. Ma una resta uguale: l’omertà”.
Quando poi le si fanno delle domande sul ddl intercettazioni spiega come, a suo parere, è evidente come queste siano diventate uno strumento importante per le ricerche delle prove, ma allo stesso tempo non ammette che sui giornali possano uscire dei fatti che non hanno direttamente a che fare con l’inchiesta.
“C’è stato un cattivo uso delle intercettazioni telefoniche da parte della magistratura, ovvero da parte degli uffici del pubblico ministero a livello nazionale. Anche io, da cittadina, leggendo sul giornale delle cose che non dovrei leggere, mi indigno”.
Il magistrato ha parlato anche del presunto utilizzo delle intercettazioni come strumento di lotta politica, sostenendo che “con la conflittualità così alta che c’è oggi nel nostro Paese non è possibile la serena autocritica di entrambi le parti (politica e magistratura) necessaria per sedersi attorno a un tavolo e studiare un sistema giudiziario a uso e consumo dell’utenza”.
Una lezione decisamente non allineata quella di Ilda Boccassini ma non potevano aspettarci niente di diverso da una donna che si dice presuntuosa nel “saper distinguere il bene dal male”.