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Il razzismo istituzionale di chi chiede corridoi separati per profughi ucraini e gli altri migranti

Il razzismo istituzionale è anche questo. Chiedere, come hanno fatto Zaia e Fedriga, percorsi separati per i profughi ucraini e per gli altri migranti. Chiudere gli occhi alla guerra e alla violenza se non è in Europa, ed essere solidali solo a metà.
A cura di Annalisa Girardi
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Per Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, i presidenti del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, ci sono dei migranti infiltrati tra i profughi che arrivano dall’Ucraina. E per questo vanno creati dei “percorsi differenti” di accoglienza, per distinguere chi scappa dalla guerra e chi, parole del governatore leghista, "prova a fare il furbo”.

Essere costretti a lasciare la propria casa in Siria, Afghanistan e Iraq, percorrere migliaia di chilometri in condizioni disumane, attraversare i Balcani incontrando muri e recinzioni di filo spinato, è provare a fare i furbi. Perché proprio da questi Paesi, altrettanto distrutti da conflitti e violenze, arrivano molti dei migranti che provano a entrare in Italia da Est, dalla Slovenia. E che Zaia e Fedriga ora vogliono stanare disponendo del controllo dei documenti negli hub dove i profughi hanno accesso a vaccini e tamponi.

Per non parlare del trattamento riservato ai cittadini africani che si trovavano in Ucraina e che ora, come tutti, cercando di scappare dalle bombe e dai missili russi. Ma con la pelle nera le cose sono più complicate. Ci sono moltissimi studenti africani in Ucraina, Paese che non richiede un visto Schengen come invece fanno quelli confinanti come Polonia o Romania. Oggi però, proprio a questi confini, si trovano a vivere una situazione surreale, bloccati in Ucraina come se loro fossero al sicuro dai bombardamenti.

Dopo tutta la retorica su profughi veri e profughi finti, il razzismo istituzionale è anche questo. Chiudere gli occhi alla guerra e alla violenza se non è in Europa, ed essere solidali solo a metà. Aprire le braccia, come è doveroso fare, a chi arriva dall’Ucraina, ma lasciare in mare per giorni o riconsegnare direttamente ai trafficanti di uomini chi fugge dalla Libia. Dove le violazioni dei diritti umani contro i rifugiati sono all’ordine del giorno, e proprio oggi la missione di inchiesta delle Nazioni Unite l’ha ribadito.

Si tratta di una missione indipendente Onu sulla Libia presieduta dall'ex ministro e diplomatico marocchino, Mohamed Aujar, che oggi ha affermato di avere le prove di gravi violazioni dei diritti umani contro i migranti, richiedenti asilo e rifugiati che si trovano nel Paese, spesso in transito nel tentativo di arrivare in Europa. All'Onu sarà presentato un rapporto completo con nuove informazioni su ben 20 campi di detenzione, sia quelli ufficiali che non (gestiti dagli scafisti) e su una rete di prigioni segrete, controllate sempre da gruppi armati. Il diplomatico ha sottolineato come le tensioni in Libia rimangano elevate, soprattutto dopo il rinvio delle elezioni che avrebbero dovuto essere celebrate lo scorso dicembre. Le violenze, le violazioni dei diritti umani, gli abusi contro il diritto umano sono continui. Ma di questo Zaia e Fedriga non sembrano tenerne conto.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Video. Scrivo, realizzo video e podcast su temi di attualità e politica, provando a usare parole nuove per raccontare il mondo di sempre. 
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