371 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Il Quirinale: il Presidente della Repubblica non si è aumentato l’assegno

Il segretario generale Donato Marra risponde alla mail di una cittadina: Il Capo dello Stato non solo non si è aumentato l’assegno, ma rinunciando a questa possibilità farà risparmiare 25.767 euro all’anno.
A cura di Redazione
371 CONDIVISIONI
quirinale

Sul sito del Quirinale ieri è comparsa la risposta del Segretario Generale Donato Marra ad una cittadina sulla polemica relativa all'adeguamento dell'assegno spettante al Capo dello Stato, sollevata da un articolo di "Libero". Marra ha risposto alla signora Cynthia Petrangeli e, con lei, "a quanti hanno posto l'esigenza di un chiarimento definitivo – si legge – sulla strumentale polemica riguardante l'adeguamento dell'assegno spettante al Presidente della Repubblica". La cittadina aveva chiesto un chiarimento a Giorgio Napolitano: "Ognuno ha diritto di aumenti ma milioni di italiani hanno perso ultimamente anche il diritto al lavoro". E Marra ha così risposto:

Come è noto su "Libero" del 30 novembre 2012 è apparso un articolo di Franco Bechis dal titolo "Napolitano si alza lo stipendio", nel quale si affermava che lo stipendio sarebbe stato aumentato nel 2013 di 8.835 euro. Tale affermazione è stata contestata dal Consigliere del Presidente per l'informazione e la comunicazione Pasquale Cascella con lettera pubblicata il giorno successivo su "Libero" nel quadro di un articolo dal titolo "L'assegno di Napolitano. I risparmi? Nel 2011 un caffè. Ma per il 2013 l'aumento c'è". Nella sua replica Franco Bechis osservava tra l'altro che le variazioni avvenute nei bilanci dello Stato sarebbero state pari a zero e che l'unico risparmio sarebbe stato di 87 centesimi. Ho quindi provveduto a replicare personalmente con lettera in data 1° dicembre 2012. Nella replica dal titolo "Lo stipendio del Presidente e l'impossibilità di evitare l'aumento" Franco Bechis continuava ad affermare che i dati risultanti dai bilanci confermavano le tesi da lui precedentemente espresse.

Comprendo, quindi, l'esigenza di un chiarimento definitivo al fine di dimostrare in modo inequivocabile l'infondatezza di quanto reiteratamente affermato da Franco Bechis negli articoli che hanno determinato i dubbi o le false certezze che sono alla base delle lettere da voi ricevute. Posso ora, infatti, quantificare con precisione, sulla base dei dati fornitimi dall'ufficio competente del Dipartimento del Tesoro, l'ammontare dei risparmi derivanti dalla rinuncia del Presidente Napolitano.

Da tale rinuncia – operativa, come si è già detto, a partire dal 2011 e fino alla conclusione del mandato – conseguono, per effetto del congelamento dell'assegno al livello del 2010 desumibile dal consuntivo dello stesso anno, risparmi pari ad euro 6.457 per l'anno 2011, ad euro 14.072 per l'anno 2012 e ad euro 5.238 per l'anno 2013, calcolando il periodo 1° gennaio-14 maggio 2013 durata presumibile del completamento del corrente settennato nel 2013. In conclusione il risparmio complessivo per il bilancio dello Stato è di 25.767 euro (ai quali dovrebbe aggiungersi l'ulteriore risparmio di 2.190 euro per i riflessi sull'IRAP): altro che il "costo di un caffè".

Risultano quindi confermati i consistenti risparmi conseguenti alla non applicazione, per effetto della rinuncia del Presidente, degli aumenti che sarebbero derivati se si fosse adeguato l'importo dell'assegno all'indice ISTAT pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 168 del 21 luglio 2011, pari al 2,7% e all'indice ISTAT del 3,1% pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 166 del 18 luglio 2012.

Devo in particolare chiarire che gli 87 centesimi cui si è riferito Franco Bechis costituiscono la differenza (dovuta ad un mero arrotondamento contabile) tra preventivo e consuntivo relativi allo stesso anno 2011: quindi si tratta di un dato privo di significato. Parimenti errata è la comparazione del preventivo per il 2013 con il preventivo del 2010, da cui lo stesso Bechis trae la convinzione che nel 2013 l'assegno del Presidente Napolitano sia stato aumentato di circa 3.000 euro: è infatti evidente che la comparazione va fatta con il consuntivo del 2010 – che ha fissato l'importo dell'assegno in euro 239.182 – poiché solo in sede di consuntivo si poteva tenere conto dell'aumento intervenuto nel corso di quell'anno, al quale non era ovviamente riferibile una rinuncia effettuata nel 2011. Aggiungo che l'aumento previsto nel bilancio dello Stato per il 2013 decorre dal 15 maggio 2013 e riguarda quindi esclusivamente il successivo Presidente della Repubblica, essendo la rinuncia un atto strettamente personale.
Mi rendo conto che non è agevole comprendere il significato di una complessa sequenza di stanziamenti di bilancio, ma confido nel desiderio di conoscere e nell'assenza di atteggiamenti pregiudiziali.
Anche per dissipare ogni equivoco e ristabilire la verità dei fatti sulla base di dati certificati dal Dipartimento del Tesoro, ritengo opportuno che la sua lettera e questa risposta siano pubblicate sul sito della Presidenza della Repubblica".

371 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views