Il presidente del Garante della Privacy dice che nessuno si dimetterà dopo il caso Report

Il collegio del Garante per la Privacy "non si dimette". Lo ha detto Pasquale Stanzione, il presidente del collegio, al Tg1. Non ci sarà "nessuna dimissione", perché i membri del Garante agiscono "in piena autonomia" anche se devono prendere "una decisione scomoda". Il riferimento è al caso sollevato da Report e dalla dura polemica politica che ne è seguita. Diverse forze dell'opposizione avevano chiesto l'azzeramento del Garante, con le dimissioni di tutti i membri, e anche Fratelli d'Italia a parole aveva appoggiato l'idea. Ma Stanzione ha chiuso definitivamente.
Stanzione difende il Garante: "Accuse infondate, la politica non è credibile"
"Le accuse sollevate sono infondate", ha detto l'80enne, che nel 2020 fu scelto alla guida del Garante in quota Pd. "Non vi è mai stata una decisione del Garante assunta per ragioni diverse dall'applicazione della legge, in piena indipendenza di giudizio", ha insistito. Per questo, "la narrazione del Garante come subalterno alla maggioranza di governo è una mistificazione che mira a delegittimarne l'azione, soprattutto quando le decisioni sono sgradite o scomode".
Stanzione ci ha tenuto a sottolineare che in passato l'autorità che si occupa di garantire la protezione dei dati personali degli italiani ha anche preso "decisioni contrarie al governo". Il motivo è che c'è "autonomia". Al contrario, il giurista ha ribaltato l'accusa rivolgendosi proprio ai partiti che avevano chiesto le sue dimissioni, anche se non ha fatto nomi: "Quando la politica può gridare allo scioglimento o alle dimissioni, non è più credibile".
Le richieste di dimissioni da sinistra appoggiate anche a destra
Come detto, erano state le forze dell'opposizione a chiedere che tutti i quattro membri del Garante rassegnassero le dimissioni. Erano emersi non solo casi di possibili conflitti d'interesse, ma anche presunti rapporti troppo ‘stretti' con la politica, specialmente per quanto riguarda Agostino Ghiglia, membro eletto in quota Fratelli d'Italia.
Anche dallo stesso FdI era arrivato un via libera di sorta. Il responsabile organizzazione e deputato del partito Giovanni Donzelli aveva dichiarato ieri: "La coerenza di Fratelli d’Italia resta la stessa di sempre: favorevoli, con grande slancio e giubilo, allo scioglimento di qualsiasi ente o autorità nominata dalla sinistra". In ogni caso, né il Parlamento né il governo hanno alcun potere di ‘sciogliere' il Garante per la privacy, che resterà in carica fino al 2027.
Pd, M5s e Avs attaccano: "Una presa in giro, lasci la poltrona"
Oggi non è mancata la replica dei partiti alla presa di posizione di Stanzione. "Le inchieste giornalistiche hanno rivelato una gestione fortemente politicizzata dell'Autorità garante per la Protezione dei dati personali, segnata da opacità e conflitti di interesse. Di fronte a tutto questo, il presidente Stanzione non può limitarsi a minimizzare. Serve un segnale netto di discontinuità per ristabilire fiducia e trasparenza", ha detto Stefano Graziano, capogruppo del Pd in commissione Vigilanza Rai, rinnovando la richiesta di dimissioni. "Solo attraverso un rinnovamento profondo e indipendente sarà possibile assicurare la necessaria terzietà".
"L'intervista al presidente del Garante della Privacy Stanzione andata in onda al Tg1 è stato più che altro un comizio senza vere domande", ha invece attaccato il Movimento 5 stelle con i suoi esponenti sempre in commissione Vigilanza. "Nessuna parola sui rapporti che Ghiglia ha intrattenuto con Giorgia e Arianna Meloni. Solo una difesa d'ufficio, costruita su misura per permettere di dire che, nonostante tutto ciò che è emerso, Stanzione e gli altri ben saldi sulla poltrona".
Per Alleanza Verdi-Sinistra, il deputato Angelo Bonelli ha detto che l'intervento di Stanzione è stato "una presa in giro per il Paese", perché il Garante "è ormai diventato lo scudo politico del governo Meloni". E ha insistito: "Stanzione si autoassolve in diretta tv, come se nulla fosse accaduto. È una scena indegna per un'istituzione che dovrebbe essere indipendente: chi doveva vigilare sulla privacy dei cittadini e sull'autonomia dell'informazione si è trasformato in difensore del potere politico".