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Guerra in Ucraina

Il piano di Draghi per sbloccare l’export di grano dall’Ucraina: cosa sono i corridoi alimentari

Il premier ha presentato ieri a Putin un piano per sbloccare le esportazioni di grano dall’Ucraina, ma applicarlo convincendo anche Zelensky sarà difficile.
A cura di Giacomo Andreoli
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Un piano per cercare di sbloccare grano e sementi provenienti dall'Ucraina e impedire una crisi alimentare globale, a partire dall'Africa. Il premier Mario Draghi ce l'ha pronto e ne ha già parlato ieri al telefono con Putin, ma sa che applicarlo sarà molto difficile. Il primo punto è sminare i porti ucraini di Mariupol, Kherson, Mykolaïv e Odessa e garantire che non avvengano attacchi durante queste operazioni. Ieri il presidente del Consiglio ha riferito in conferenza stampa che Putin ha aperto, almeno a parole, a questa opzione.

Ma è qui che viene la parte dura, perché Draghi vorrebbe la riapertura di corridoi alimentari per l'invio del grano, soprattutto dal porto di Odessa. Mosca, però, vorrebbe controllare tutte le rotte delle navi cargo che partono dall'Ucraina, sapendo in anticipo quali sono i porti di destinazione e stabilendo cosa imbarcare e cosa non imbarcare. Condizioni che Kiev rifiuta, con il presidente Volodymyr Zelensky in prima linea per evitare che il piano si trasformi in un assist alla Russia. A stretto giro il leader ucraino ne parlerà al telefono con lo stesso Draghi. Quest'ultimo è quindi consapevole che probabilmente non si riuscirà a raggiungere un buon risultato, ma ha spiegato chiaramente di non volersi tirare indietro. "Si tratta – ha detto- di un tentativo che potrebbe finire nel nulla, ma che mi sento assolutamente di fare. La gravità della situazione ci impone di rischiare e provare cose che possono anche non riuscire".

L'Italia preme su entrambi i fronti non solo per etica, ma anche per strategia interna ed internazionale. In questo momento, infatti, il nostro Paese e l'Europa intera non possono permettersi una crisi alimentare che si sommi a quella energetica. Non è solo una questione economica, ma anche umanitaria, perché una situazione difficile in Africa farebbe riprendere i flussi migratori, su spinta dell'impennata dei prezzi e la mancanza di cibo. Che questo scenario sia molto più vicino di quanto sembri agli occhi dei meno esperti lo ha confermato ieri anche il presidente algerino, in visita ufficiale a Roma.

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