Il ministro Piantedosi dice che Casapound sarà sgomberata: “Arriverà il loro turno”. Ma non spiega quando

"Anche CasaPound rientra" nella lista degli immobili da sgomberare. "Sono stato io, da prefetto di Roma, quello che l'ha inserito nell'elenco dei centri che sono da sgomberare". Perciò, "prima o poi arriverà anche il suo turno". Lo ha dichiarato Matteo Piantedosi, ministro dell'Interno, rispondendo ai giornalisti a margine del meeting di Rimini.
Lo sgombero dell'immobile occupato a Roma in cui ha la sua sede il movimento politico di estrema destra Casapound è da anni un punto di contenzioso politico. È dal dicembre 2003 che l'immobile, di proprietà pubblica, viene usato dai militanti di Casapound. Ma negli anni governi e amministrazioni di vari colori non sono mai intervenute con lo sfratto.
L'argomento è tornato di attualità con lo sgombero del Leoncavallo, storico centro sociale di Milano, che aveva sede a via Watteau in uno stabilimento industriale abbandonato dal 1994. L'operazione di polizia è avvenuta il 21 agosto (per qualche motivo senza neanche avvisare l'amministrazione comunale), nonostante all'interno di quello spazio vi fossero moltissimi gruppi e associazioni che operano sul territorio.
In quell'occasione molti esponenti del governo Meloni erano intervenuti per esultare, dalla presidente del Consiglio a Matteo Salvini (che pure in passato disse di aver frequentato il centro). Piantedosi stesso aveva commentato: "Oggi finalmente viene ristabilita la legalità. Il governo ha una linea chiara: tolleranza zero verso le occupazioni abusive".
Se davvero questa è la linea, però, perché allora non si sa niente dell'immobile occupato da Casapound? Il governo ha intenzione di accelerare i tempi anche in questo caso, come fatto con il centro sociale milanese (il cui sfratto era previsto a settembre)? Sono le domande che si sono fatti in molti, nell'opposizione e non solo. Il ministro, interpellato, si è limitato a rispondere come riportato.
Le sue parole sono sembrate un'apertura: "Arriverà anche il suo turno". Ma Piantedosi si è ben guardato dal dare un qualche orizzonte temporale per l'operazione: "Prima o poi", ha detto. Insomma, niente fa pensare che si interverrà a breve, nonostante la dichiarata "tolleranza zero verso le occupazioni abusive".
Il ministro è stato chiamato anche a commentare le parole del suo collega di governo Alessandro Giuli, ministro della Cultura. Ieri, sempre su pressione dei giornalisti, anche Giuli aveva toccato il tema con una risposta ambigua: "Se la domanda specifica è se bisogna sgomberare Casapound la risposta specifica è: nella misura in cui si allinea a dei criteri di legalità, no". Un giro di parole più o meno vuoto a suggerire che secondo il ministro non c'è comunque fretta di intervenire.
Piantedosi ha fatto un lavoro di interpretazione: "Credo (il ministro Giuli) abbia detto che se si legalizza in qualche modo potrebbe non essere sgomberato". A quel punto servirebbe un intervento politico per ‘legalizzare', appunto, la sede del movimento di estrema destra. "È successo già ad altri centri, il Comune di Roma ha comprato addirittura delle strutture per legalizzarli, è successo anche in altre città", ha aggiunto Piantedosi, senza chiarire se questa è una linea che secondo il governo andrebbe seguita.