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Il ministro dell’Agricoltura spiega che cos’è la sovranità alimentare: “Non c’entra il fascismo”

Francesco Lollobrigida, neo ministro dell’Agricoltura, ha spiegato cosa si intende per sovranità alimentare: “Non è un concetto fascista ed è identica a quella del ministero dell’Agricoltura francese. Tuteliamo l’economia e rimettiamo al centro della produzione il rapporto con i coltivatori”.
A cura di Ida Artiaco
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"La sovranità alimentare non è un concetto fascista. Ma un principio che nazioni con governi socialisti hanno addirittura inserito in Costituzione: penso all'Ecuador, al Venezuela".

Così Francesco Lollobrigida, neo ministro dell'Agricoltura e della Sovranità alimentare, ha spiegato il senso e gli obiettivi del Dicastero che gli è stato affidato ufficialmente qualche ora fa dalla premier Giorgia Meloni.

Lo ha fatto in una lunga intervista al Corriere della Sera, all'interno della quale ha sottolineato che questa dicitura – sovranità popolare, per l'appunto -, che ha dato vita ad una serie di polemiche, "è identica a quella del ministero dell'Agricoltura francese. Sa perché lo abbiamo copiato? Perché la Francia ha la capacità di difendere i propri interessi nazionali. E credo che ogni nazione dovrebbe avere il dovere e il diritto di difendere le proprie eccellenze alimentari".

L'ex capogruppo di Fratelli d'Italia, originario di Tivoli, ha anche aggiunto che "sovranità alimentare significa tutelare l'economia e rimettere al centro della produzione il rapporto con i coltivatori non solo per proteggere una parte della filiera agroalimentare, ma la cultura rurale".

Poi si è rivolto direttamente a chi aveva alimentato le polemiche nelle scorse ore. "Se la sinistra trova questa dicitura così negativa perché non ha obiettato nulla quando ha firmato il protocollo d'intesa con la Francia in cui c'era anche il  Ministère de l'Agriculture et de la Souverainetè alimentaire?". E molti cittadini, ha detto, sembrano apprezzare la sua idea: "La tendenza che vogliono far passare l'importante è nutrirsi. A prescindere da dove e come viene prodotto il cibo. Ma noi non possiamo accettarlo. Il prodotto italiano è un'eccellenza nel mondo. E il legame con il territorio è di primaria importanza".

Infine, un passaggio sugli allevamenti: "Quello che davvero ci allarma sono degenerazioni di cui nessuno parla, come la produzione di carne in laboratorio. Trovarsi nel piatto un prodotto così fa schifo. Noi di FdI avevamo firmato una petizione promossa da Coldiretti per contrastare questa aberrazione. Non siamo certo per gli allevamenti massivi con migliaia di ettari di stalle in fila che sfruttano e stressano gli animali. Ma vogliamo tutelare i piccoli allevatori e un'economia di qualità che difenda anche il territorio".

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