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Il governo vuole abbassare le tasse per chi va a vivere in Comuni isolati

La proposta del Pd è stata inserita nella legge delega per la riforma fiscale, che la Camera ha approvato ieri. Potrebbero nascere delle agevolazioni per chi va a vivere nei Comuni più isolati, periferici e spopolati, come parte di una strategia per renderli più ‘attraenti’.
A cura di Luca Pons
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Agevolazioni fiscali, limitate nel tempo, per chi va a vivere in un Comune particolarmente isolato, lontano da altri centri abitati e spopolato. È la proposta del Partito democratico che la maggioranza ha approvato e che ieri ha avuto il via libera della Camera, insieme a tutto il resto della legge delega di riforma fiscale del governo Meloni.

La riforma, un testo di venti articoli molto densi, traccia le linee guida da seguire per riformare il sistema delle tasse in Italia. Manca ancora l'approvazione del Senato, e poi il governo avrà due anni di tempo per tradurre quelle indicazioni in norme concrete, con dei decreti appositi. Nel frattempo, però, è già praticamente sicuro che il testo della delega sarà in buona parte votato ieri, e che il Senato apporterà solo alcune modifiche limitate.

E in quel testo c'è anche un emendamento presentato dal Pd già a fine giugno, a prima firma del deputato Toni Ricciardi. La modifica è intervenuta sull'articolo 5 della legge, che stabilisce i principi per riformare l'Irpef. E prevede che il governo tenga in considerazione "la possibilità di concedere una specifica agevolazione", anche se  "per un periodo limitato di tempo", per tutti coloro "che trasferiscono la propria residenza nei Comuni periferici e ultraperiferici", così definiti "dalla Strategia nazionale per le aree interne", che è gestita dall'Agenzia per la coesione territoriale del governo.

Insomma, uno sconto sull'Irpef per chi prende la residenza in un Comune isolato. In particolare, secondo le classificazioni a cui si fa riferimento nella legge si parla di Comuni che si trovano ad almeno 41 minuti dal polo più vicino (per i "periferici"), o ad almeno 67 minuti di distanza (per gli "ultraperiferici"). Per "polo" si intende il principale Comune di riferimento che fa da baricentro per i servizi.

Non sono pochi, in Italia: si parla di quasi 2mila Comuni, tra periferici e ultraperiferici. Attualmente ci sono circa 4,6 milioni di persone che abitano i Comuni periferici, e circa 720mila in Comuni ultraperiferici. Si tratta nella maggior parte dei casi di aree montane, oppure in isole, come mostra la cartina realizzata dall'Istat e aggiornata al 2020. E, negli ultimi dieci anni, la popolazione in queste zone è diventata sempre meno numerosa e più anziana.

Mappa realizzata da Istat
Mappa realizzata da Istat

L'ultimo Rapporto annuale del'Istat ha sottolineato che le aree interne – quindi Comuni periferici, ultraperiferici e anche intermedi – hanno avuto "un marcato decremento demografico e un progressivo invecchiamento della popolazione, accentuati da una consistente emigrazione, soprattutto di giovani". E, al contrario, "non controbilanciata da altrettanti flussi in entrata". Dal 2002 al 2023 l'Italia ha guadagnato 1,8 milioni di abitanti, ma le aree interne ne hanno persi 290mila, guadagnando soprattutto over 65 e vedendo diminuire soprattutto gli under 35.

L'idea della riforma, quindi, è di rendere più attraenti questi territori con dei vantaggi fiscali. Non ci guadagnerebbe chi già ci abita, ma chi trasferisce lì la propria residenza da altrove. In passato, un'iniziativa simile è stata tentata per convincere i pensionati a tornare dall'estero e prendere residenza nel Sud Italia, con il vantaggio di un'aliquota ridotta sulle tasse. Negli ultimi anni, però, questa norma non ha portato a spostamenti significativi.

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