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Il governo sta valutando l’introduzione del green pass obbligatorio sul posto di lavoro

Il governo riflette sull’introduzione del green pass obbligatorio sul posto di lavoro, mentre Draghi incontra i segretari di Cgil, Cisl e Uil in serata a Palazzo Chigi. Per i sindacati c’è già l’accordo sulla sicurezza e per superarlo è necessaria una legge ad hoc e non un accordo sindacale. Il governo punta a chiudere un pacchetto con trasporti e scuola entro la settimana in cui potrebbe rientrare anche il lavoro, anche se la discussione sembra ancora molto aperta. La misura richiederebbe anche la disponibilità per tutti alla vaccinazione: il governo ha assicurato ai sindacati che a settembre la quantità di dosi sarà adeguata.
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A cura di Tommaso Coluzzi
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Mostrare il green pass all'ingresso in fabbrica o in azienda. Questo tipo di scenario sembra sempre più probabile e sempre più vicino, come confermato dall'incontro di questa sera tra Mario Draghi e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil a Palazzo Chigi. Insomma, l'estensione della misura è chiaramente in discussione per quanto riguarda la scuola e i trasporti, ma potrebbe essere la settimana decisiva anche per il lavoro. Il governo vuole chiudere il pacchetto con i tre grandi temi rimasti fuori dal decreto Covid entro venerdì e il fatto che la riflessione sia in corso è stato sottolineato anche dal segretario della Cgil, Maurizio Landini, all'uscita da Palazzo Chigi: "Sul green pass il governo si riserva di valutare il nodo dell'obbligatorietà per i lavoratori, tenendo conto dei ragionamenti che abbiamo avanzato sulle altre questioni di salute e sicurezza".

La linea dei sindacati è chiara: per inserire l'obbligo del green pass sul posto di lavoro serve una legge, non basta un accordo sindacale. "C'è un accordo sulla sicurezza sanitaria sottoscritto dalle parti sociali e inserito in un decreto e qualsiasi tentativo di modificarlo necessita di una legge, se vogliono farlo si assumano la responsabilità", ha ribadito il segretario della Uil, Pierpaolo Bombardieri, che poi ha ironizzato: "Abbiamo ricordato che l'unico Paese al mondo in cui il vaccino è obbligatorio è l'Arabia Saudita, e non mi pare che sia un punto di riferimento per il nuovo rinascimento…".

Il messaggio di Landini è chiaro: "Non abbiamo nulla in contrario per principio sull'estensione del green pass, ma non può diventare uno strumento che le imprese possono utilizzare per licenziare, demansionare o discriminare lavoratori e lavoratrici". Ancora più diretto il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, che ha sottolineato: "Se il governo sulla base di dati scientifici e sanitari ritiene ci sia una fondata preoccupazione sulla ripartenza del Covid, nella sua autonomia può adottare una norma legislativa che valga non solo per i lavoratori, ma per l'insieme delle persone e dei cittadini".

In ogni caso, da parte dei tre sindacati c'è il pieno appoggio alla campagna di vaccinazione e impegno nel promuoverla. Il green pass obbligatorio, però, sarebbe un obbligo vaccinale mascherato e quindi ha bisogno di una legge che lo inserisca come trattamento sanitario, come fatto per il medici e infermieri. La discussione sembra ancora aperta, anche se il governo vorrebbe chiuderla entro questa settimana. In ogni caso sembra difficile che la misura possa scattare prima di qualche settimana, anche perché un altro punto sottolineato dai sindacati è la disponibilità dei vaccini per tutti, se si dovesse inserire un obbligo, e il governo avrebbe assicurato che da settembre la disponibilità sarà adeguata.

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