Il governo Meloni in Aula ammette l’assistenza militare a Israele

Dal 7 ottobre 2023 ad oggi 18 aerei militari israeliani sono atterrati in Italia, dove hanno ricevuto assistenza operativa e logistica. È lo stesso governo ad aver reso noto questo dato, durante l'interpellanza del deputato di Avs Angelo Bonelli, confermando il rapporto di cooperazione con Israele e con il suo esercito, impegnato da almeno due anni a questa parte in un'operazione di genocidio del popolo palestinese all'interno della Striscia di Gaza.
Il governo Meloni sostiene di aver interrotto l'esportazione di armi a Tel Aviv dal 7 ottobre, nel rispetto della legge (la n°185 del 1990 ), che vieta la fornitura a Paesi coinvolti in un conflitto. Qualche giorno fa, parlando al forum di Cernobbio, il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha addirittura bollato come "leggenda metropolitana" la tesi dell'invio di armi italiane a Israele. Al di là di ciò però, resta il fatto che l'Italia è legata al governo israeliano da una serie di accordi che consentono la cooperazione militare e che oggi in molti, soprattutto fra le opposizioni, chiedono di interrompere. Tra questi c'è il Memorandum d'intesa siglato nel 2005, che permette lo scambio di tecnologie, informazioni e attività in materia di difesa, rigorosamente coperte da segreto.
La scadenza è prevista per il prossimo anno, ma il governo ha già fatto sapere che intende rinnovarlo, ad aprile. Nonostante le richieste sempre più insistenti di revoca di qualsiasi tipo di accordo che in qualche modo supporti l'azione bellica di Israele e quindici conseguenza, il massacro a Gaza, i rappresentanti dell'esecutivo hanno chiarito più volte la volontà di "mantenere ogni canale di dialogo" aperto con il governo guidato da Bibi Netanyahu.
In Aula, rispondendo ad un'altra interpellanza del M5s, la sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti ha spiegato che l'utilizzo delle basi militari sul territorio nazionali, in particolare quelle statunitensi, avviene nel rispetto di una serie di accordi Nato, tra cui la Convenzione sullo Statuto delle forze (Sofa) siglata nel 1951, il Bilateral Infrastructure Agreement (BIA) del 1954, aggiornato e attualizzato con il Memorandum d'intesa Italia-Usa del 1995. "Tali cornici giuridiche regolamentano questa attività da decenni e finora "nessun governo ha sentito l'esigenza di modificare queste norme internazionali", ha insistito.
Il punto, sottolineato anche da Bonelli in Aula, è che davanti alle sistematiche violazioni del diritto internazionale compiute da Israele a Gaza diventa sempre più critico portare avanti tali forme di cooperazione, che nei fatti finiscono per legittimare l'operato dell'Idf nella Striscia.
Il caso dell'assistenza "logistica" (così l'ha definita il nostro ministero della Difesa) agli aerei militari israeliani, in ultimo quello atterrato nella base di Sigonella proprio nei giorni a ridosso della partenza di alcune navi della Sumud Flotilla, è solo uno degli esempi del supporto militare che l'Italia fornisce a un Paese che quotidianamente continua a mietere vittime civili. Negli scorsi giorni ha attirato parecchie critiche la polemica dei soldati dell'Idf in vacanza in Sardegna e nelle Marche, per periodi di "decompressione psicologica", e protetti dalle forze dell'ordine italiane in quanto soggetti "sensibili", a rischio violenza. Come pure il caso del reperto israeliano trovato una settimana fa nelle acque siciliane, che il ministero della Difesa ha chiarito appartenere a un vettore spaziale lanciato per l'immissione in orbita di un satellite, ma su cui per diversi giorni si sono rincorsi i sospetti che potesse avere un'origine militare.
In Aula Bonelli ha denunciato l'ipocrisia del governo Meloni, che rivendica gli interventi a sostegno dei bambini palestinesi feriti ma allo stesso tempo "fornisce supporto militare a chi li colpisce". E ha sottolineato l'enorme contraddizione di definire il Memorandum uno strumento di dialogo che, come sostenuto dal sottosegretario Giorgio Silli, dovrebbe servire nelle relazioni diplomatiche con Israele per "raggiungere la pace, salvare vite, portare aiuti, costruire ponti, mettendo sempre la persona al centro". È evidente invece, che l'esito rischia di essere l'esatto opposto. Ovvero di avallare i crimini atroci e il bagno di sangue che Netanyahu continua ad attuare in un regime di impunità e con la complicità di quegli stessi Paesi (Italia inclusa) che oggi li denunciano, indignati, nei grandi consessi internazionali.