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Il governo ha posto la fiducia sul decreto Recovery alla Camera: domani si vota

Nonostante Mario Draghi possa contare su un’ampia maggioranza in Parlamento, il governo ha comunque deciso di porre la questione della fiducia, innescando le proteste di Fratelli d’Italia che ha abbandonato in anticipo la capigruppo. Le dichiarazioni di voto inizieranno domani mattina e poi seguirà il voto dell’Aula.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo ha posto la fiducia sul decreto Recovery alla Camera. Ad annunciarlo è stato il presidente di turno, Ettore Rosato. Nonostante Mario Draghi possa contare su un'ampia maggioranza in Parlamento, l'esecutivo ha comunque deciso di mettere al sicuro il decreto con la fiducia, innescando le proteste di Fratelli d'Italia che ha abbandonato in anticipo la capigruppo. Le dichiarazioni di voto inizieranno domani mattina e poi seguirà il voto dell'Aula. Il decreto Recovery contiene diverse norme legate all'attuazione del Pnrr, in particolare sulla governance, ma anche alcune procedure di semplificazione.

Intanto il Senato ha approvato il disegno di legge di conversione del Sostegni bis, sul quale era sempre stata posta la questione della fiducia. E intanto l'opposizione del partito di Giorgia Meloni attacca il governo per aver ricorso ancora una volta alla fiducia. "Il governo pone la fiducia contro la sua maggioranza. I partiti infatti sono talmente litigiosi che fanno compromessi così vergognosi da non poterli portare davanti agli occhi dell'opinione pubblica. Ma sarà Fratelli d'Italia a denunciarli", ha commentato al Tg2 il capogruppo di FdI alla Camera, Francesco Lollobrigida.

Parole a cui ha fatto eco la vicecapogruppo del partito a Montecitorio, Wanda Ferro, che ha aggiunto: "Nonostante l'annunciato ritiro di alcuni dei pochi emendamenti che Fratelli d'Italia aveva presentato al dl Recovery, questa scarcassata maggioranza si rifugia ancora una volta nel voto di fiducia. La decisione di oggi sancisce la Caporetto del governo Draghi e conferma il terrore che maggioranza e governo hanno di confrontarsi con le altre forze politiche". Per poi confermare accusando il governo Draghi di essere in continuità con quello di Giuseppe Conte: "Questa vile scorciatoia, abusata così come già accaduto durante il defunto governo Conte, mina pericolosamente il rapporto istituzionale delle Camere con il Governo, privando il Parlamento di poter incidere su scelte che investono tutti gli italiani".

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