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Il governo cancella il tetto agli stipendi per i manager della società del Ponte sullo Stretto

Con un colpo di spugna, il governo Meloni sta per cancellare il tetto agli stipendi all’interno della società per il Ponte sullo Stretto di Messina: amministratori, manager e dipendenti potranno guadagnare sopra ai 240mila euro.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Via il tetto e bentornati stipendi d'oro. Non per un'azienda qualsiasi, ma per quella che deve occuparsi della realizzazione del Ponte sullo Stretto, che di recente è tornato al centro della polemica per via dello scontro tra il ministro Salvini e Don Ciotti. Al di là delle promesse del vicepresidente del Consiglio, che da tempo punta sull'infrastruttura per rilanciare anche la sua immagine personale di leader politico, di concreto al momento c'è molto poco. Oltre alle foto con il plastico, spostato – si dice – di recente all'ingresso del ministero dei Trasporti in modo che chiunque entri nel palazzo a Porta Pia sia obbligato a vederlo, si attendono i fondi necessari alla realizzazione: 13 miliardi circa, ha detto Salvini, che arriveranno principalmente con la prossima legge di Bilancio.

In attesa della manovra, però, il governo cita il Ponte sullo Stretto nel suo prossimo decreto legge. Almeno secondo quanto emerge dalla bozza. Nel testo, che arriverà in Consiglio dei ministri lunedì e che prevede tutta una serie di misure dalla riforma dei taxi al caro voli, c'è anche un passaggio sulla questione dei tetti agli stipendi nella società che si dovrà occupare della costruzione del ponte.

Nell'ultima bozza del decreto Asset e investimenti – così si chiamerà il testo di legge omnibus – l'articolo 15 è dedicato alla società per il Ponte sullo Stretto. L'articolo si chiama "disposizioni urgenti per garantire l'operatività della società concessionaria di cui all'articolo 1 della legge 17 dicembre 1971, n.1158" e prevede che "non si applichino" le disposizioni di alcuni commi del decreto legislativo del 2016. Nello specifico, parliamo di quei commi che prevedono il limite di 240mila euro nei compensi massimi per amministratori, i titolari e componenti degli organi di controllo, i dirigenti e i dipendenti. Così facendo, in sostanza, il governo deroga il tetto per la società, che avrà la possibilità di pagare i manager e gli amministratori cifre ancora più alte.

Le reazioni delle opposizioni non si sono fatte attendere. Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha detto che per Salvini la priorità è "distribuire regalie ai suoi amici", e che il Ponte diventerà "una mangiatoia per Patrioti a spese degli italiani". Angelo Bonelli, dei Verdi, ha definito la norma "un insulto agli italiani" di cui "vergognarsi". Per il Pd, il deputato Emiliano Fossi ha twittato: "Dicono no al salario minimo e poi tolgono il tetto ai compensi dei manager della società per il Ponte Sullo Stretto. Vergogna". Sulla stessa linea Agostino Santillo, vicecapogruppo del M5s alla Camera: "Reddito di cittadinanza no, aiuti alle famiglie contro il caro-vita no, sostegni contro il caro-mutui nemmeno, interventi per attenuare il costo della benzina neanche a parlarne. Questa destra gli unici favori li fa ai soliti noti e a chi ha già". E anche Daniela Ruffino (Azione): "Meloni si è imposta due mesi di riflessione per discutere la proposta di salario minimo, ma sono bastati pochi minuti e un emendamento della Lega per rompere il tetto dello stipendio dei manager pubblici a favore dei manager e del CdA della società Ponte sullo Stretto".

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