Il governo approva il decreto per le armi all’Ucraina: com’è andata a finire la protesta della Lega

Si è chiuso, ancora una volta con un compromesso, un altro degli scontri interni al governo Meloni. Il tema era uno dei più delicati: il sostegno militare all'Ucraina. E alla fine la linea dell'esecutivo non è cambiata in modo radicale. Rinnovata per tutto il 2026 la possibilità di inviare aiuti militari e umanitari a Kiev, senza passare dal Parlamento, ma solo con il via libera del Copasir (comitato parlamentare per la sicurezza) a elenchi di materiali che restano secretati al pubblico. Sono comunque cambiati dei passaggi, dopo che la Lega per settimane ha spinto sulla questione.
A inizio anno, il Carroccio aveva dichiarato che non avrebbe più votato un altro decreto identico ai precedenti. E nelle scorse settimane più di una volta il tema è tornato, con prese di posizione sempre più nette da parte dei leghisti. Alla fine è arrivato un compromesso che non scontenta nessuno: la Lega può rivendicare che ci sono stati dei cambiamenti, mentre Fratelli d'Italia e Forza Italia affermano che le novità non siano sostanziali.
Cosa dice il nuovo decreto sugli aiuti militari all'Ucraina e cosa chiedeva la Lega
Effettivamente, l'approccio di fondo non cambia. Il decreto fa sempre la stessa cosa, ovvero permette al governo Meloni di inviare aiuti all'Ucraina, per tutto il 2026. Senza questo decreto, l'esecutivo dovrebbe passare ogni volta dalle votazioni di Camera e Senato. Così, invece, i due rami del Parlamento saranno chiamati solo a convertire in legge il decreto. Dopodiché, per i pacchetti di aiuti a Kiev sarà sufficiente far approvare la lista al Copasir, il comitato parlamentare che si occupa di sicurezza. In questo modo, l'elenco dei materiali inviati rimarrà segreto.
Questa è stata l'impostazione negli ultimi quattro anni, dal governo Draghi in poi, e nulla di tutto ciò viene davvero messo in discussione dal nuovo decreto. Ciò che cambia, però, sono certi passaggi che spostano l'attenzione sugli aiuti civili, piuttosto che su quelli militari. Inizialmente sembrava anche che l'aggettivo "militari" dovesse sparire dal titolo del decreto. Alla fine, però, così non è stato.
Nel testo si rinnova la "cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari", ma – e questo è il cambiamento chiave che ha convinto la Lega – si afferma che va data "priorità" a "quelli logistici, sanitari, ad uso civile e di protezione dagli attacchi aerei, missilistici, con droni e cibernetici". Bisogna sottolineare che aiuti "logistici" è un termine parecchio ampio, così come "ad uso civile", e che resta prioritario l'invio di strumenti per la guerra cibernetica, così come, ad esempio, sistemi antimissile e droni.
Nelle premesse, poi, appaiono alcuni punti della retorica di Matteo Salvini delle ultime settimane. Tra questi, la necessità di tener conto "dell’importanza degli sforzi in atto a livello internazionale per il raggiungimento di una soluzione al conflitto", anche se non si cita direttamente Donald Trump.
Il Carroccio esulta, Quartapelle (Pd): "Salvini smentito"
Uno dei principali promotori delle polemiche leghiste sul tema è stato il senatore Claudio Borghi, che sui social prima ha commentato polemicamente, quando è emerso che la parola "militari" sarebbe rimasta nel titolo: "Diciamo che a qualcuno a quanto pare difetta lo stile che, anche nelle trattative, (e nella vita) non è una qualità trascurabile". Ma comunque ha concluso: "Il testo prevede esattamente quello che chiedevamo". Dal Carroccio è arrivata soddisfazione: "I suggerimenti della Lega sono stati recepiti", ha scritto il partito in una nota, aggiungendo che "sarà utile avere interlocuzioni con tutte le parti coinvolte, comprese le istituzioni russe".
Dalle opposizioni, invece, sono arrivate critiche. "Il balletto osceno sul termine militari nel titolo di questo decreto penoso è il sigillo di un governo che, invece di trovare protagonismo internazionale, punta a passare di lì per caso, facendo oggettivamente il gioco della Russia", ha commentato il senatore del Pd Filippo Sensi.
"Se c'è un decreto significa che il governo sta chiedendo al Parlamento di continuare con il sostegno militare. La Lega può giocare con le parole ma il fatto è questo. Quanto emerge dal Consiglio dei ministri smentisce Salvini", ha aggiunto la deputata democratica Lia Quartapelle all'Ansa. " A dispetto dei tentativi della Lega e del suo senatore Borghi di far credere il contrario, quello di cui si parla in questi giorni è a tutti gli effetti un decreto di aiuti militari. L'amarezza della Lega è del tutto comprensibile", ha detto la senatrice di Italia viva Raffaella Paita a Tagadà.