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Il discorso di Giorgia Meloni all’Onu: “Serve una guerra globale ai trafficanti di migranti”

Giorgia Meloni ha parlato davanti all’Assemblea generale delle Nazioni unite per la prima volta. Nel suo discorso ha toccato il tema dei migranti, che va affrontato con una “guerra globale ai trafficanti” e senza un “approccio ipocrita”. E ha parlato della guerra in Ucraina, dove la scelta è “tra la nazione e il caos”.
A cura di Luca Pons
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Dalla questione migranti alla guerra in Ucraina, dall'importanza della "nazione" al ruolo dell'intelligenza artificiale. Il discorso di Giorgia Meloni all'Assemblea generale delle Nazioni unite ha toccato vari temi, ma si è concentrato soprattutto su uno: la gestione dell'immigrazione dall'Africa all'Europa.

Intervenuta in piena notte (orario italiano) nel suo primo discorso davanti all'assemblea dell'Onu, la presidente del Consiglio ha unito da una parte un elogio del ruolo delle nazioni e della "identità" nazionale, e dall'altra una richiesta di intervento coordinato e mondiale su alcuni temi, soprattutto le migrazioni. "Davvero una organizzazione come questa, che afferma nel suo atto fondativo ‘la fede nella dignità e nel valore della persona umana', può voltarsi dall'altra parte di fronte a questo scempio? Davvero questa assemblea, che in altri tempi ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente la schiavitù, può tollerare che torni oggi sotto altre forme?", ha attaccato.

Risolvere la crisi migranti con la "guerra globale" ai trafficanti

"Davvero possiamo dire che sia solidarietà accogliere in via prioritaria non chi ne ha davvero più bisogno ma piuttosto chi ha i soldi per pagare questi trafficanti, e consentire ai trafficanti di stabilire chi abbia diritto a salvarsi? Sono convinta che sia dovere di questa organizzazione rifiutare ogni ipocrisia e dichiarare una guerra globale e senza sconti ai trafficanti di esseri umani", ha detto Meloni. Una guerra globale che ricorda la caccia agli scafisti "in tutto il globo terracqueo", annunciata alcuni mesi fa dopo la strage di Cutro e poi non concretizzata.

Meloni ha insistito sui trafficanti che "lucrano sulla disperazione", che "illudono che affidandosi a loro chi vuole migrare troverà una vita migliore, si fanno pagare migliaia di dollari per viaggi verso l'Europa che vendono con le brochure come fossero normali agenzie di viaggio, ma su quelle brochure non scrivono che quei viaggi troppo spesso conducono alla morte, a una tomba sul fondo del mar Mediterraneo". Poi ha criticato un "certo approccio ipocrita in tema di immigrazione", che "ha fatto arricchire a dismisura questa gente. Noi vogliamo combattere la mafia in tutte le sue forme, e combatteremo anche questa".

Il Piano Mattei e il sostegno all'Africa

La presidente del Consiglio è poi tornata ancora una volta a elogiare il Piano Mattei che il suo governo vorrebbe mettere in piedi:  "L’attenzione dell’Italia è rivolta particolarmente verso l’Africa, dove nazioni già provate già provate dai lunghi periodi di siccità e dalle conseguenze dei cambiamenti climatici si trovano oggi di fronte a una situazione difficilissima anche in termini di sicurezza alimentare, che le espone ancora di più all’instabilità, e le rende facili prede del terrorismo e del fondamentalismo".

L'Africa "non è un continente povero, è ricco di risorse strategiche, ma spesso è stato ed è un continente sfruttato". Ora  "l'Italia vuole contribuire a creare un modello di cooperazione capace di collaborare con le nazioni africane. Perché l'Africa non ha bisogno di carità, ma di essere messa in condizione di competere ad armi pari".

Il Piano Mattei  ha avuto il suo primo passo "con il Processo di Roma, avviato a luglio con la Conferenza su Migrazioni e Sviluppo", la quale ha coinvolto "le nazioni mediterranee e diverse nazioni africane su un processo che si snoda lungo due direttrici fondamentali: sconfiggere gli schiavisti del terzo millennio da un lato, e affrontare le cause alla base della migrazione dall'altro, con l'obiettivo di garantire il primo dei diritti, che è il diritto a non dover emigrare".

Guerra Russia-Ucraina: "O vince la nazione o il caos"

Come detto, però, Giorgia Meloni ha anche voluto ribadire l'importanza delle nazioni. La stessa Onu, ha detto, si basa "su due elementi, la nazione e la ragione". La prima è una "comunità di destino" che riflette "la identità" di un "determinato popolo", la seconda è "uno strumento più difficile da utilizzare ma decisamente più efficace nei risultati della forza".

Il riferimento alla forza per risolvere i problemi internazionali si è riferito all'invasione russa in Ucraina. Il messaggio di questa guerra, secondo Meloni, è che "di fronte a chi vorrebbe riportarci al tempo delle guerre di dominio e di stampo neo-imperialista la ragione può ancora avere la meglio, e che l'amore di patria, il valore della nazione, può ancora essere difeso oltre l'inimmaginabile". Poi ha chiarito quale è "la posta in gioco", cioè: "La scelta tra la nazione e il caos, e tra la ragione e la prevaricazione".

"L'Italia ha scelto chiaramente da che parte stare. Lo ha fatto perché è consapevole di quanto sarebbe difficile governare un mondo nel quale ha la meglio chi bombarda le infrastrutture civili sperando di piegare un popolo con il freddo e il buio, chi utilizza come arma l'energia e ricatta le nazioni in via di sviluppo impedendo di esportare il grano". Poi ha concluso: "L'Italia sostiene la necessità di una riforma del Consiglio di Sicurezza che lo renda più rappresentativo, trasparente ed efficace. Che garantisca una distribuzione geografica dei seggi più equa e rafforzi anche la rappresentanza regionale. Che esca dall'assetto cristallizzato all'esito di un conflitto che si è concluso ottant'anni fa".

Intelligenza artificiale: "C'è il rischio di conseguenze devastanti"

Nell'intervento di Giorgia Meloni c'è stato spazio anche per un commento sull'intelligenza artificiale: "Oggi ci confrontiamo con un progresso che rischia di sostituire le capacità umane. E se in passato questa sostituzione si concentrava sul lavoro fisico, così che gli uomini potessero concentrarsi sui lavori di concetto e di organizzazione, oggi è l'intelletto che rischia di essere soppiantato, con conseguenze che potrebbero essere devastanti, particolarmente nel mercato del lavoro", ha detto. Il rischio sarebbe di creare "un mondo sempre più dominato dall'ineguaglianza, dalla concentrazione di potere e di ricchezza nelle mani di pochi". Quindi, serviranno "meccanismi di governance globale capaci di assicurare che queste tecnologie rispettino barriere etiche".

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