Il Decreto Sicurezza è legge, approvato al Senato con 109 sì: le novità su reati, aggravanti e sgomberi

Il Senato ha approvato in via definitiva il nuovo decreto Sicurezza voluto dal governo Meloni. Approvato con 109 sì, 69 contrari e un'astensione, è ora ufficialmente legge.
Il provvedimento, già passato alla Camera la scorsa settimana, ha visto l'esecutivo porre la questione di fiducia tramite il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, blindando così il testo e impedendo ulteriori modifiche. La risposta delle opposizioni non si è fatta attendere: al momento della discussione in Aula, i senatori di Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra hanno dato vita a una protesta, sedendosi simbolicamente al centro dell'emiciclo di Palazzo Madama in segno di disobbedienza civile. Obiettivo della protesta: denunciare le nuove misure contro le manifestazioni non autorizzate, in particolare la criminalizzazione dei blocchi stradali, che da oggi diventano reato penale. I cori di "Vergogna, vergogna!" hanno riempito l'aula, mentre i parlamentari di opposizione chiedevano la convocazione urgente della conferenza dei capigruppo. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, inizialmente deciso a non interrompere la seduta, ha poi sospeso i lavori, salvo farli riprendere dopo circa mezz'ora con le dichiarazioni di voto.
Cosa prevede il nuovo Decreto Sicurezza: 14 nuovi reati e 9 aggravanti
Il decreto Sicurezza si presenta come uno dei pacchetti normativi più duri degli ultimi anni. Vengono infatti introdotte ben 14 nuove fattispecie di reato e 9 nuove aggravanti, con un impianto che inasprisce le pene per condotte già previste dal codice penale e ne introduce altre inedite, spesso legate all'ambito del dissenso e della protesta sociale. Le manifestazioni non autorizzate, i blocchi stradali, la resistenza passiva e gli atti di contestazione simbolica vengono assimilati a comportamenti penalmente rilevanti. È il caso, per esempio, delle proteste ambientaliste o dei picchetti sindacali: comportamenti che fino a ieri ricadevano in ambito amministrativo, ora saranno oggetto di procedimenti penali con pene che possono arrivare fino a due anni di reclusione.
Stretta sulle occupazioni abusive: sgomberi immediati
Il decreto introduce anche un nuovo reato: l'occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, punita con la reclusione da due a sette anni. A differenza delle norme già presenti nel codice penale, questa disposizione consente interventi di sgombero immediato, senza tenere conto della situazione sociale degli occupanti. È una delle misure simbolo del pacchetto sicurezza, che il governo rivendica come risposta al "lassismo" precedente. Ma secondo le opposizioni e le associazioni per il diritto all’abitare, rischia solo di colpire famiglie vulnerabili, senza offrire alternative reali all'emergenza abitativa.
Manifestare diventa un rischio: la norma "anti-Gandhi"
Particolarmente contestata è la norma che trasforma i blocchi stradali in reati penali. Chiunque, anche senza atti violenti, ostruisca una strada o una ferrovia con il proprio corpo, se in gruppo, potrà essere condannato da sei mesi a due anni di carcere. Una stretta che colpisce in modo diretto chi organizza proteste simboliche, sit-in, o azioni di disobbedienza civile, spesso utilizzate dai movimenti ecologisti, studenteschi o sindacali. Le opposizioni hanno ribattezzato questa norma come "anti-Gandhi", denunciando il tentativo di colpire ogni forma di dissenso non violento. L'inasprimento si estende anche alle manifestazioni contro le grandi opere pubbliche, con una specifica aggravante rivolta a chi si oppone alla realizzazione di infrastrutture strategiche, come il tanto contestato Ponte sullo Stretto.
Resistenza passiva e rivolte in carcere: il dissenso dietro le sbarre
Il decreto segna una svolta anche nella gestione del dissenso all'interno delle strutture detentive, viene infatti istituito un nuovo reato: la rivolta all'interno di istituti penitenziari, CPR o hotspot. Ma la definizione di "rivolta" si estende fino a comprendere anche la resistenza passiva, ovvero situazioni in cui i detenuti non obbediscono agli ordini, senza atti violenti. Le pene vanno da uno a sei anni, con un aggravamento fino a dieci per chi è considerato promotore. I giuristi che hanno esaminato la norma ne denunciano l'ambiguità: non si specific, infatti, se l'ordine debba essere legittimo, e questo, come segnalato anche da Antigone, potrebbe aprire la strada a gravi abusi e arbitrarietà.
Donne incinte e detenute madri: carcere obbligatorio negli Icam
Un altro passaggio molto discusso riguarda le detenute in stato di gravidanza o con figli piccoli. Il decreto impone il trasferimento obbligatorio negli Icam, istituti a custodia attenuata per madri, eliminando la discrezionalità del giudice che poteva, finora, rinviare l'esecuzione della pena. In pratica, anche le donne incinte o con figli sotto l'anno di età potranno finire in carcere. Una misura che, secondo la Lega, punta a contrastare il presunto abuso di protezioni giuridiche da parte di borseggiatrici recidive, ma che di fatto introduce una rigidità nuova e potenzialmente lesiva dei diritti delle madri e dei bambini coinvolti.
Cannabis light: proibizione totale, colpita l'intera filiera
Una delle novità più dure colpisce poi il settore della cannabis light. L'articolo 18 del decreto vieta infatti in modo assoluto ogni attività legata alle infiorescenze di canapa, indipendentemente dal contenuto di THC: coltivazione, vendita, trasporto, spedizione e perfino la lavorazione vengono considerati reati.
Una scelta che, secondo molti esperti, cancella di fatto un settore legale che negli ultimi anni aveva creato migliaia di posti di lavoro, senza alcun impatto sulla salute pubblica. Il governo, per bocca del ministro Piantedosi, ha annunciato "futuri aggiustamenti" per tutelare la filiera industriale della canapa, ma per i produttori si tratta solo di un "pannicello caldo".
Intelligence fuori controllo? La norma sullo "scudo penale"
Il decreto contiene anche una norma che toccherebbe direttamente i servizi segreti. L'articolo 31 del provvedimento prevede infatti che gli agenti dell'intelligence non possano essere perseguiti per reati associativi, come mafia o terrorismo, se agiscono su autorizzazione della Presidenza del Consiglio. Una clausola che, secondo molte voci autorevoli, rischia di trasformarsi quasi in una "licenza a delinquere" sotto copertura. Familiari delle vittime delle stragi e giuristi temono che si aprano nuove aree di impunità e segretezza, compromettendo la trasparenza democratica e il controllo giudiziario sull'operato dei servizi.
Forze dell'ordine: più strumenti, più fondi, più potere
Il decreto destina maggiori risorse e poteri alle forze di polizia: viene introdotto un fondo speciale, fino a 10mila euro, per coprire le spese legali degli agenti coinvolti in procedimenti giudiziari legati al servizio. Gli agenti di Pubblica Sicurezza possono portare, fuori servizio, un'arma da difesa personale, diversa da quella di ordinanza., una possibilità che si estende anche alla polizia locale. Viene poi anche incentivato l'uso delle bodycam, ma resta fuori dalla norma l'introduzione dei codici identificativi sugli agenti, richiesta da anni da diverse associazioni per i diritti civili, come Amnesty International.
Le pene per violenza, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale vengono poi aggravate.
Truffe agli anziani: pene aumentate, ma resta l'ombra dell'equilibrio
Tra le poche misure che trovano consenso trasversale c'è l’inasprimento delle pene per chi truffa gli anziani. Il nuovo testo prevede la reclusione da due a sei anni e multe fino a 3mila euro. Un segnale politico forte, accolto positivamente anche da parte dell'opposizione, ma che si inserisce in un impianto legislativo considerato sbilanciato e punitivo su tuti gli altri fronti più sensibili.
Un decreto nel segno del controllo sociale
Nel suo insieme, il nuovo decreto Sicurezza si configura come un provvedimento sistemico, orientato al rafforzamento dell'ordine pubblico attraverso un'espansione del potere punitivo: dai cortei ai centri sociali, dagli studenti agli attivisti, ogni segmento potenzialmente critico della società sembra finire nel mirino. Le opposizioni parlano di deriva autoritaria e svuotamento progressivo delle libertà civili.
Intanto il decreto è legge. Ma la battaglia politica, sociale e culturale che ne consegue sembra davvero appena iniziata.
Meloni: "Passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa"
"Con l'approvazione definitiva del Decreto Sicurezza al Senato, il Governo compie un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa", ha scritto Giorgia Meloni con un post su Facebook. "Interveniamo con determinazione contro le occupazioni abusive, accelerando gli sgomberi e proteggendo famiglie, anziani e proprietari onesti, troppo spesso lasciati soli di fronte a ingiustizie intollerabili. Combattiamo le truffe agli anziani, un fenomeno vile che colpisce chi più merita rispetto e protezione. Rafforziamo infine gli strumenti a disposizione delle Forze dell’Ordine, per difendere chi ogni giorno difende i cittadini", ha poi aggiunto.
"Legalità e sicurezza sono pilastri della libertà. E noi continueremo a difenderli con determinazione", ha poi concluso la premier.