Il centrosinistra verso una manifestazione nazionale per Gaza: “Fermiamo il massacro in corso”

Una nuova spinta dal basso, ma con una forte impronta politica, si sta organizzando in queste ore per chiedere lo stop ai bombardamenti su Gaza. A promuoverla sono Pd, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, che dopo settimane di dichiarazioni, mozioni parlamentari e appelli pubblici, si stanno coordinando per dare forma a una manifestazione nazionale. L'obiettivo appare chiaro: lanciare un messaggio forte e unitario per la fine delle ostilità e per una soluzione politica che metta al centro i diritti umani. L'iniziativa arriva dopo una delle giornate più tragiche dall'inizio del conflitto: tra le vittime civili delle ultime operazioni israeliane ci sono anche nove dei dieci figli della dottoressa Alaa al-Najjar, pediatra di Gaza. Un episodio che ha colpito profondamente l'opinione pubblica e che ha spinto anche figure del mondo della cultura, come Nanni Moretti, a prendere posizione: "Ma quanti palestinesi devono ancora morire perché tu sia soddisfatto e finalmente la smetta?", ha scritto il regista, rivolgendosi direttamente a Benjamin Netanyahu. Il Partito Democratico ha annunciato di essere già al lavoro per organizzare l'evento insieme alla rete di associazioni che ha promosso l'appello di Marzabotto: "Facciamo tutti insieme uno sforzo, in queste ore, con spirito largo e unitario, per renderla ancora più grande e partecipata", hanno fatto sapere dal Nazareno.
Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana e deputato di Avs, ha confermato la disponibilità del suo partito: "Noi siamo pronti per una grande, larga, enorme manifestazione nazionale per fermare il massacro". Fratoianni ha anche rilanciato una proposta simbolica: "Ci sia una bandiera palestinese ad ogni finestra e balcone del nostro Paese".
Giuseppe Conte, dal canto suo, è da tempo attivo su questo fronte, con prese di posizione pubbliche e mozioni parlamentari. Il Movimento 5 Stelle ha ribadito la necessità di un maggiore spazio nei media per il racconto della crisi umanitaria: "Chiediamo alla Rai di parlare di più di Gaza", ha dichiarato il consigliere d'amministrazione Roberto Natale, criticando l'attuale disattenzione del servizio pubblico.
Dove si farà la manifestazione e chi ci sarà davvero
L'ipotesi più avanzata è che la manifestazione si tenga a Perugia, su proposta della sindaca Vittoria Ferdinandi: "Perugia è da decenni impegnata sui temi della pace", ha ricordato. Ma la sede non è ancora definita, e anche la data resta in fase di valutazione. L'appello a una piazza unitaria è stato rilanciato anche da voci esterne alla politica attiva, come quella di Enrico Mentana, direttore del Tg La7, che durante un confronto pubblico con Mario Orfeo ha detto: "Non ho visto manifestazioni dei grandi partiti per Gaza. Se ci fosse una manifestazione per porre fine immediatamente ai massacri, io aderirei". Non tutte le forze che si collocano nel centrosinistra sembrano però pronte a unirsi senza condizioni. Carlo Calenda, leader di Azione, ha posto dei paletti chiari: "Siamo disponibili a una manifestazione per dire a Israele di fermarsi, però vogliamo essere sicuri che non ci siano bandiere di Hamas, che non si inneggi alla morte degli ebrei e che non ci sia alcun tipo di atteggiamento antisemita". Una partecipazione, dunque, vincolata alla garanzia di una piattaforma politica e simbolica inequivocabile: "Gli organizzatori devono assolutamente garantire che sarà così o noi non ci saremo", ha aggiunto. Anche Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha risposto con prudenza "Dipende da che tipo di piazza fai. Se la piattaforma è la condanna del governo Netanyahu sono il primo". Ma ha subito chiarito che per lui la linea resta quella indicata da Liliana Segre: "Durissima condanna del governo israeliano ma nessuna possibilità di accettare che si trasformi in un atteggiamento antisemita".
In queste ore, quindi, si definiscono non solo i contorni organizzativi della manifestazione, ma anche i suoi confini politici. L'intento del fronte progressista è costruire una mobilitazione ampia, pacifica e chiara nei suoi contenuti, capace di unire istanze umanitarie e responsabilità politiche, senza ambiguità né derive. Resta da capire quanti e quali soggetti riuscirà davvero a tenere insieme.