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Il centrodestra ha provato a cancellare il ballottaggio alle elezioni comunali con un emendamento

Addio ai ballottaggi con i sindaci eletti al primo turno, basta prendere il 40%. La maggioranza di centrodestra ha provato con un blitz in Senato a cambiare la norma sulle elezioni comunali. Poi ha ritirato l’emendamento, dopo la protesta delle opposizioni.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Blitz tentato dal centrodestra al Senato, nella commissione Affari Costituzionali in cui si discuteva di un disegno di legge tecnico già approvato in una Camera durante la scorsa legislatura. Questo prevede, secondo il regolamento di Palazzo Madama, di abbreviare i tempi e procedere in modalità accelerata. Il testo, passato all'epoca all'unanimità, serve a rivedere il computo dei votanti nei Comuni sotto ai 15mila abitanti. Una materia prettamente tecnica inerente alle elezioni comunali. Ma allo scadere il centrodestra ha inserito un emendamento poi ritirato – firmato dai senatori Adriano Paroli di Forza Italia, Paolo Tosato della Lega e Marco Lisei di Fratelli d'Italia – da discutere e votare direttamente in Aula, e che però prevedeva una novità importante: l'eliminazione del ballottaggio nell'elezione dei sindaci.

In sostanza l'emendamento prevedeva che nei comuni con più di 15mila abitanti – nei quali al momento si tengono i ballottaggi, ovvero il secondo turno di voto tra i candidati che hanno ricevuto più preferenze – il sindaco venga eletto con il 40% dei voti. Si tratta di una misura che favorirebbe ovviamente le ampie coalizioni, e che modificherebbe di molto le regole per tutte le città al voto. Anche perché sarebbero coinvolte, ovviamente, tutte le città e provincie d'Italia.

Le opposizioni sono insorte immediatamente: "Il blitz dei partiti di maggioranza per eliminare il ballottaggio è intollerabile – dice la capogruppo del Movimento 5 Stelle, Barbara Floridia – Lo è nel merito, perché consentirebbe a un sindaco di essere eletto con appena il 40% dei consensi", ma anche nel metodo, visto che Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia "vogliono introdurre surrettiziamente una modifica clamorosa, ampliandone il perimetro in maniera abnorme e senza il minimo coinvolgimento delle opposizioni". Il Movimento 5 Stelle ha promesso barricate e chiesto di ritirare immediatamente l'emendamento. Non c'è stato bisogno di ulteriori proteste, visto che lo stesso centrodestra ha ritirato l'emendamento dopo poche ore.

Dal Partito Democratico si parla di vero e proprio golpe del centrodestra, mentre il Terzo polo attacca con Ivan Scalfarotto: "Se avete i numeri per approvarlo, presentate un disegno di legge e ne parliamo con l'Anci, facciamo audizioni con costituzionalisti, perché con questa norma c'è il rischio che un candidato venga eletto se supera il 40% dei voti".

"L'emendamento non avvantaggia nessuno, ma semplifica il sistema elettorale dei Comuni sopra i 15mila abitanti. In Sicilia già si vota così e funziona. In questo modo si evita il ballottaggio e quindi si evitano costi ma anche il mercato delle vacche che a volte scatta. Lo ripeto, viene solo escluso il ballottaggio – si difende il senatore Paroli – l'emendamento anticipa gli effetti della riforma prevista per l'elezione diretta della Provincia estesa ai Comuni sopra i 15mila abitanti".

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