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I prezzi in Italia rallentano ancora, a gennaio l’inflazione crolla dall’11,6% al 10%

Secondo le stime Istat, i prezzi a gennaio 2023 sono più alti del 10% rispetto a gennaio 2022. È ancora un dato altissimo rispetto alla soglia ‘normale’ del 2%, ma in forte calo rispetto a dicembre. Scendono soprattutto i prezzi dell’energia, mentre altri prodotti continuano ad accelerare.
A cura di Luca Pons
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Settimana dopo settimana, l'inflazione in Italia continua a rallentare, e a gennaio lo fa in modo netto. Dopo il picco raggiunto nel 2022, ora la velocità dei prezzi diminuisce: i dati dell'Istat segnalano che a gennaio 2023 i prezzi sono più alti del 10% rispetto al gennaio 2022. Un calo deciso rispetto a dicembre 2022 (+11,6% su dicembre 2021), e anche rispetto alle stime preliminari che Istat aveva diffuso due settimane fa.

L'inflazione si abbassa soprattutto perché rallentano i prezzi dell'energia

Insomma, i prezzi stanno ancora aumentando in fretta – il 10% è comunque un dato eccezionale rispetto alla ‘norma', che gli economisti fissano attorno al 2% – ma la situazione sembra migliorare. L'Istat spiega che il calo del tasso di inflazione è dovuto soprattutto al calo dei prezzi di carburanti ed energia elettrica a mercato libero: la differenza su base annuale era di +70,2% a dicembre 2022, mentre a gennaio è stata di -12%. Non solo sono aumentati più lentamente, ma sono proprio scesi rispetto a un anno fa.

Anche per gli altri prezzi dell'energia (gas e luce del mercato tutelato) c'è un rallentamento, ma più leggero: da +63,3% a +59,3%. Aumentano più lentamente anche i prezzi degli alimentari freschi, che passano dal +9,5% di dicembre al +8% di gennaio.

Ci sono, però, anche dei prodotti che vedono un'accelerata dei prezzi. Si tratta di beni durevoli (come auto, arredamento, elettrodomestici…) e beni non durevoli (prodotti per la cura della casa e dell'igiene personale, medicinali…). Anche i servizi relativi all'abitazione, cioè gli affitti, le spese condominiali,  i servizi di riparazione, la tariffa per i rifiuti… subiscono un aumento dell'inflazione.

Infatti, la cosiddetta inflazione di fondo, cioè quella calcolata senza tenere conto dei prezzi dell'energia e degli alimentari freschi, non diminuisce ma cresce: dal 5,8% di dicembre al 6% di gennaio. Il motivo per cui c'è questa distinzione, e il perché l'inflazione in generale diminuisce ma certi prodotti continuano ad avere prezzi più alti, l'ha spiegato Istat a Fanpage.it: si tratta di beni che rispondono più lentamente ai cambi dell'inflazione, per cui ci vorrà più tempo perché anche i loro prezzi tornino a rallentare.

Anche il carrello della spesa costa meno

Comunque, tenendo in considerazione un classico ‘carrello della spesa‘ composto da beni alimentari, per la cura della casa e della persona, l'inflazione rallenta dal +12,6% al +12%. Accelerano, invece, (da +8,5% a +8,9%) i prodotti ad alta frequenza d'acquisto. Tra questi ci sono una serie di beni e servizi, alcuni già citati: le spese per la casa, bevande alcoliche e analcoliche, trasporti urbani, anche i tabacchi il cui prezzo è aumentato una settimana fa.

Considerando un indice diverso, quello armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), i prezzi a gennaio diminuiscono dell'1,5% rispetto a dicembre, ma è soprattutto per effetto dei saldi invernali di abbigliamento e scarpe, che non sono tenuti in considerazione per calcolare l'inflazione. Per le famiglie di operai e impiegati, invece, al netto dei tabacchi i prezzi aumentano dello 0,1% rispetto a dicembre 2022, e del 9,8% rispetto a gennaio 2022.

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