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I contagi da Covid-19 sul lavoro hanno superato quota 150 mila: il report dell’Inail

Lo riporta un report dell’Inail: i contagi da Covid-19 sul luogo di lavoro hanno superato quota 150mila dallo scoppio dell’emergenza. Nella seconda ondata le infezioni di origine professionale sono state il doppio rispetto alla prima e si sono concentrate per la maggior parte nel Nord-Ovest del Paese.
A cura di Annalisa Girardi
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I contagi da coronavirus sul luogo di lavoro hanno superato quota 150 mila. E nella seconda ondata le infezioni di origine professionale sono state il doppio rispetto alla prima. Lo riporta un report dell'Inail che ha analizzato i contagi sul lavoro da Covid-19 dallo scoppio dell'emergenza, lo scorso febbraio 2020: in totale queste sono 156.766, circa un quarto del totale delle denunce di infortuni sul lavoro segnalate all'Inail dall'inizio dello scorso anno e il 5,4% del totale dei positivi comunicati all'Istituto superiore di sanità.

Dallo scorso mese i casi sul lavoro registrati sono 8.891, cioè il 6% in più. Rispetto però alla prima ondata, dall'autunno sono nettamente aumentati i contagi di origine professionale. Anche in ambito lavorativo, da ottobre, l'impatto del coronavirus è stato più pesante: il periodo tra ottobre 2020 e febbraio 2021, infatti, incide per il 64,4% sul totale delle denunce di infortunio da Covid-19. È il doppio rispetto al trimestre marzo-maggio 2020, quando si era registrato un 32,2%.

Nella seconda ondata il doppio dei contagi sul lavoro (rispetto alla prima)

Va del resto fatto notare che nel lockdown della scorsa primavera si erano fermate anche tutte le attività produttive, ad eccezione di quelle considerate essenziali, mentre dallo scorso autunno, al di là della divisione del Paese in tre diverse zone e di misure anti-contagio più o meno restrittive, le attività produttive non hanno subito uno stop. "Le denunce si sono concentrate nei mesi di novembre (24,5%), marzo (18,1%), ottobre (15,3%), dicembre (15,2%), aprile (11,7%), maggio (2,4%) e settembre (1,2%) del 2020, e nei mesi di gennaio (7,7%) e febbraio (1,7%) del 2021, per un totale del 97,8%. Il restante 2,2% riguarda gli altri mesi dell’anno scorso: febbraio (0,7%), giugno e agosto (0,6% per entrambi) e luglio (0,3%), oltre a 19 casi relativi al gennaio 2020", si legge nel report.

Dove si sono registrati più casi sul lavoro

Tuttavia, durante la seconda ondata si sono registrati meno casi mortali. Il 67,8% dei decessi è stato infatti denunciato nel trimestre tra marzo e maggio dell'anno scorso (contro il 29,6% del periodo ottobre 2020-febbraio 2021). "Le morti da Covid-19 segnalate all’Istituto allo scorso 28 febbraio sono 499, circa un terzo del totale dei decessi sul lavoro denunciati all’Inail dal gennaio 2020, con un’incidenza dello 0,5% rispetto al numero dei deceduti nazionali da Covid-19 registrati dall’Iss alla fine di febbraio", prosegue ancora l'Inail. Nell'ultimo mese i decessi in più sono 38. Per quanto riguarda l'incidenza a livello territoriale, evidenzia che il 44,6% delle denunce si è registrato nel Nord-Ovest, con al primo posto la Lombardia al 26,5%, il 24,3% nel Nord-Est (primo il Veneto con il 10,7%), il 14,5% al Centro (primo il Lazio con il 6,1%), il 12,1 al Sud (prima Campania con il 5,5%) e il 4,5% nelle isole (prima la Sicilia con il 3%). Sempre nel Nord-Ovest si è registrato il 47,5% dei casi mortali totali. Le province che contano più vittime sono quelle di Bergamo e Milano (9% in entrambi i casi), Napoli (6,8%), Roma (6,2%), Brescia (5,2%).

Le professioni più colpite

Ad ogni modo, conclude il report, è importante sottolineare che quasi 7 contagiati su 10 sono lavoratori della sanità e dell'assistenza sociale e che un terzo dei decessi è tra il personale sanitario e socio-assistenziale: "La categoria dei tecnici della salute, in particolare, è quella più coinvolta dai contagi, con il 39,0% delle denunce complessive, l’82,8% delle quali relative a infermieri, e l’11,7% dei casi mortali codificati (il 68,4% infermieri). Seguono gli operatori socio-sanitari con il 19,3% delle denunce (e il 4,9% dei decessi), i medici con il 9,0% (6,8% dei decessi), gli operatori socio-assistenziali con il 7,3% (2,9% dei decessi) e il personale non qualificato nei servizi sanitari (ausiliario, portantino, barelliere) con il 4,8% (4,1% dei decessi)".

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