
Sono tornato a intervistare gli elettori di Roberto Vannacci. Li avevo conosciuti durante il suo tour nel nord profondo, quando era impegnato a presentare il suo libro "Il mondo al contrario", quello era il periodo in cui riempiva sale da centinaia di posti, ancora prima che decidesse di candidarsi con la Lega. Poi quegli elettori li avevo incontrati lo scorso anno a Pontida, dove Vannacci rappresentava la guest star al il ritrovo annuale all'ombra del dio Po, fresco di 500.000 preferenze alle elezioni europee come capolista del partito fondato da Umberto Bossi.
Il Generale, da parte sua, mi ha ringraziato attaccandomi varie volte, in varie situazioni, l'ultima quando sono tornato dalla Global Sumud Flotilla, quando decise di realizzare un meme senza coraggio.
Sono tornato a incontrare i fan di Vannacci qualche giorno fa, perché l'occasione era antropologicamente curiosa: leghisti e "vannacciani" a Napoli, una specie rara ma non troppo. Un caso studio interessante, sia per la sempre strabiliante combo "sud e Lega", sia per capire come avevano reagito alle parole del Generale pensionato, pubblicate due giorni prima in un post storicamente revisionista, che un po' celava e un po' raccontava cose non vere.

Il risultato è stato questo, attenzione spoiler: è colpa dei gay. Cioè in mezzo a "non ho letto le parole del Generale" (e allora gliele leggevo io), e "io però la Storia non l'ho studiata", l'argomento prediletto sono stati i gay. E questa è già una notizia, perché di solito quando si parla della Lega le colpe del mondo ricadono sugli immigrati, ma i fan di Vannacci mi hanno stupito ancora una volta, perché al grido di "non voglio più vedere persone a quattro zampe e con il collare", sono tornati a prendersela con i gay, citando la Bibbia e attaccando il Pride. E voi penserete: ma cosa c'entrava, questo, con il post storico revisionista del Generale? Ve lo dico io: niente. Tra l'altro nessuna delle mie domande aveva niente a che vedere con il Pride o con i diritti, se non nella loro negazione durante il fascismo: negazione del diritto di stampa, abolizione dei sindacati, scioglimento dei partiti di opposizione, abolizione di elezioni libere, e poi dieci anni dopo anche le leggi razziali. E però "è colpa dei gay".
E sul fascismo, cosa hanno detto? Sostanzialmente "non ne possono più di sentirne parlare perché il fascismo è finito 80 anni fa". Però quando facevo notare loro che era stato Roberto Vannacci a parlarne, il loro idolo, allora qualcuno diceva che sì, in effetti detto da lui andava bene perché serviva a "opporsi a una ossessione dei sinistri". No, neanche io ho capito cosa intendessero con questa frase.
Ho imparato qualcosa di nuovo, da questo video? No. Loro hanno imparato qualcosa di nuovo? Probabilmente no. E allora a cosa è servita, questa carrellata di interviste? A capire i nostri vicini di casa, di ombrellone o di pizzeria, al bar o a un concerto. Sono loro, ognuno di loro con un'idea, qualche volta vicino alle nostre (qualunque siano le nostre e qualunque cosa significhi "nostre"), e qualche volta no. Antropologicamente queste interviste allargano la prospettiva, e quello che non t'aspetti può accadere in qualsiasi momento e spesso accade. Ad esempio io ho scoperto che qualcuno crede ancora nel Levitico, e un po' in Mussolini. Terribilmente interessante.