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Grimaldi (Avs) a Fanpage: “Turismo degli italiani è mordi e fuggi, Meloni chiude gli occhi davanti al lavoro povero”

In un momento di polemiche sulla crisi del turismo, e sulla perdita del potere d’acquisto delle famiglie, che non possono permettersi una vacanza, il deputato Marco Grimaldi spiega la proposta di Avs per indicizzare gli stipendi all’inflazione: “Speriamo che la destra non faccia come ha fatto sul salario minimo, nascondendosi sotto le tende del Twiga”, ha detto in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Alle foto delle spiagge deserte e degli stabilimenti balneari vuoti, Giorgia Meloni ha risposto con i dati aggiornati delle presenze turistiche diffusi dal Viminale, dati che parlando di incremento degli arrivi e "milioni di visitatori nelle nostre strutture ricettive".

Il problema di cui però il governo non tiene conto è l'esistenza di una grossa fetta di italiani, circa la metà, che quest'anno rinuncerà ad andare in vacanza, perché semplicemente non può permetterselo, a causa del crollo del potere d'acquisto e dell'inflazione, aumentata a luglio, sull'anno, dell'1,7%. E i maggiori rincari si rilevano proprio nei Pacchetti vacanza (+16,1),
villaggi vacanze e campeggi (+15,7), voli intercontinentali (+14,3), stabilimenti balneari e piscine (+7,3), voli europei (+4,3). Oltre al fatto che interi territori hanno registrato un deciso calo di presenze turistiche.

Meloni insomma invece di rispondere nel merito, si è limitata a rivendicare i dati che mostrano una forte crescita del turismo nelle strutture ricettive italiane, senza però preoccuparsi del fatto che l'aumento riguarda prevalentemente i turisti stranieri. E gli italiani? Praticamente uno su due, come denunciano le associazioni dei consumatori, quest'estate non andrà né a mare né in montagna, né visiterà una città d'arte: rinuncerà a fare una vacanza.

Secondo Confcooperative per le vacanze estive "la spesa media per famiglia si attesta sui 1.950 euro (+16% rispetto al 2024), mentre una famiglia di 4 persone al mare spenderà mediamente 6.539 euro per una settimana". I rincari insomma sono innegabili. In un momento in cui l'assenza di un meccanismo di adeguamento dei salari e degli stipendi all'inflazione sta portando al collasso la capacità di acquisto delle famiglie, Avs ha rilanciato la sua proposta di legge ‘Sblocca stipendi', depositata a luglio sia alla Camera sia al Senato, per introdurre un sistema di indicizzazione dei salari al costo della vita. In pratica ogni 12 mesi lo stipendio dei lavoratori verrebbe automaticamente adeguato all'inflazione. In attesa della calendarizzazione del testo in autunno, ne abbiamo parlato con il deputato di Avs Marco Grimaldi: "Speriamo di poterci confrontare presto su questa proposta, e che la destra non faccia come ha fatto sul salario minimo, nascondendosi sotto le tende del Twiga".

Cosa dice la proposta di legge di Avs ‘Sblocca stipendi'

La proposta di legge di Avs in pratica chiede l'adeguamento automatico dei salari all’inflazione, ogni 12 mesi. "Basta guardare il dato reale dell'inflazione, e soprattutto il fatto che in questo mondo tutto viene indicizzato, vengono indicizzati i mutui, gli ombrelloni, i traghetti verso le isole, il prezzo dei menu nei ristoranti che giustamente devono adeguare i loro listini all'aumento delle spese degli ortaggi, che sono quasi in doppia cifra. L'inflazione corre, ma l'unica cosa che resta ferma al palo sono gli stipendi", ha detto Grimaldi a Fanpage.it.

"Abbiamo cercato di riportare le lancette alle origini del male: la verità è che quando è stata cancellata la scala mobile si diceva che questo avrebbe fermato le spinte inflazionistiche dell'epoca. Ma è quasi mezzo secolo e non si sono trovate altre formule di adeguamento degli stipendi. Quindi noi mettiamo questo tassello a fianco del salario minimo legale", ha spiegato Grimaldi a Fanpage.it. La scala mobile era un meccanismo introdotto a partire dal 1945, al fine proprio di adeguare i salari all’inflazione. In pratica ai lavoratori veniva erogata ‘un’indennità di contingenza' calcolata periodicamente partendo dal costo di alcuni beni contenuti in un ‘paniere'. Nel 1992 poi questo meccanismo è stato cancellato del tutto, perché si diceva che alimentava la spirale inflazionistica, e non è stato più ripristinato.

Costo totale dell'operazione ‘Sblocca stipendi'? 7-8 miliardi per un anno. "Basiamo la nostra stima pensando a quanto il datore di lavoro pubblico deve fare sui suoi contratti diretti e su quelli indiretti". E i privati? "Rispondo a tutti i liberisti che lo chiedono: le aziende devono mettere loro i soldi. Ricordo che i due terzi degli utili delle imprese finiscono nelle saccocce degli imprenditori, e questo non va bene. Una parte la devono mettere sui salari e l'altra parte dovrebbero metterla su innovazione, ricerca e sviluppo dei prodotti".

I salari in Italia sono fermi da trent'anni. Avs ha messo in evidenza come da gennaio 2019 a fine 2024, le retribuzioni contrattuali abbiano avuto una perdita netta dell'11,5% del potere d’acquisto reale. Tradotto: per uno stipendio di 1000 euro equivale a perderne oltre 110. Eppure Meloni nega che vi si sia un problema costi per le vacanze degli italiani: 9 milioni di cittadini quest'anno fanno fatica a regalarsi un momento di pausa in località marittime o montane.

"Intanto – ha detto Grimaldi a Fanpage.it – c'è una questione sempre più di turismo ‘mordi e fuggi', perlopiù si aspettano le offerte last minute. Gli italiani si possono permettere solo dei weekend lunghi, e decidono quando farli, li spalmano, cercando di evitare i momenti di picco. Ci sono località semideserte, perché magari hanno aumentato i prezzi a seconda appunto dell'inflazione. Meloni non tiene conto del fatto che gli stipendi degli italiani hanno dovuto fare fronte ad altre emergenze, perché nel frattempo hanno dovuto magari spendere soldi, per esempio, per ricorrere alle cure sanitarie, per non aspettare le interminabili liste d'attesa. Chi non può permettersi di attendere, è stato costretto a sottoporsi a visite specialistiche private. Ma sono aumentati anche i costi delle spese scolastiche, dello sport, dei doposcuola, dei centri estivi".

"Ci sono 4 milioni di lavoratori che lavorano e sono comunque poveri – ha proseguito Grimaldi – Sono scandalizzato dal fatto che non si riesca a comprendere la vita di quel 50% di italiani, che tra l'altro spesso non va a votare, e che vive il disagio di lavorare troppo, o di lavorare troppo poco. Non è un tema che si può risolvere con la leva fiscale. La destra mente, continua a dire che tutto si può fare col cuneo fiscale o riducendo le tasse. È falso".

"Cioè a un lavoratore precario, che prende 800 euro, il cuneo fiscale non ha cambiato la vita. La verità è che nessuno in Italia dovrebbe lavorare per meno di 1200 euro al mese. Nessuno in Italia dovrebbe lavorare per meno di 9 euro l'ora, nessuno dovrebbe essere ricattabile nel luogo di lavoro".

"Fa la differenza oggi non avere dei salari indicizzati. La destra chiude gli occhi davanti al lavoro povero. La nostra proposta serve a dire che chi ha di più, che chi ha fatto profitti, parte di quei profitti deve metterli nei salari, e questo tra l'altro è l'unico modo per far ripartire l'economia. Per far ripartire i consumi, i salari devono essere più forti. Fino ad ora i governi hanno cercato di sfidare il capitalismo globalista abbassando i costi del lavoro. Ed ecco qui la tragedia dopo 20 anni. In Francia e in Germania per esempio ragionano per salari minimi ben più alti dei 9 euro. Se non alziamo gli stipendi anche la nostra economia va male, a prescindere dal fatto che gli stabilimenti balneari siano vuoti o no".

"Questo è il segno dei tempi, di un'economia vorace che non pensa ai ritmi e agli stili di vita e al benessere delle persone. A chi in queste ore si ostina a ragionare solo di numeri, vorrei mostrare le analisi sullo stato della salute mentale degli italiani. Dicono che il troppo lavoro, o l'assenza di lavoro, i salari da fame e i problemi economici, sono quelli che rendono più complicata la vita. Non è un caso che sia aumentato l'uso di psicofarmaci, e che la gran parte delle famiglie dichiari di non star bene. Ecco, a coloro che fanno polemiche solo sugli ingressi degli stabilimenti balneari, chiederei di guardare un po' più al benessere delle famiglie".

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