Gli hotel sono imprese esportatrici perché ospitano gli stranieri: la bizzarra richiesta di Fratelli d’Italia

Considerare le imprese alberghiere al pari delle aziende che fanno export all'estero, perché prestano i loro servizi a milioni di turisti e altri cittadini stranieri, che viaggiano e soggiornano in Italia. È questa la peculiare richiesta al governo inserita in un ordine del giorno alla legge di bilancio in discussione alla Camera. A firmare la proposta, un esponente di primo piano di Fdi: Gianluca Caramanna, responsabile Turismo del partito di Giorgia Meloni. Caramanna è anche consigliere a titolo gratuito della ministra del Turismo Daniela Santanché.
Nello specifico, l'ordine del giorno del deputato meloniano impegna il governo a valutare l'opportunità "di considerare imprese esportatrici le imprese alberghiere che ospitano un numero significativo di turisti stranieri, generando per tal via una quota di incassi di almeno il 10 per cento". Per far questo, si chiede di superare l'attuale classificazione che definisce imprese esportatrici "quelle con un fatturato export pari ad almeno il 10 per cento, come rilevato da dichiarazione IVA".
Questo tipo di impostazione – spiega Caramanna – "taglia fuori la quasi totalità delle imprese alberghiere, in quanto nel caso dei clienti individuali, l'impresa non emette fattura e nel caso della clientela intermediata, spesso la fattura è indirizzata alla filiale italiana del tour operator straniero". Secondo l'esponente di Fratelli d'Italia invece gli alberghi "sono di fatto imprese esportatrici in quanto, pur non vendendo beni all'estero, vendono beni e servizi a milioni di cittadini stranieri che effettuano viaggi in Italia, determinando rilevanti flussi di valuta pregiata che entra nel nostro Paese".
Se la proposta venisse accolta dall'esecutivo, gli hotel potrebbero ad esempio usufruire degli incentivi per l'export, come quelli previsti da alcune norme della manovra. Il rischio però sembra quello di snaturare il reale obiettivo di queste misure, che sono dedicate a spingere sul mercato internazionale il sistema produttivo italiano. Inoltre, non è chiaro il motivo per cui gli stessi criteri allora non dovrebbero valere per altre attività, come i bar o i ristoranti delle mete turistiche del Paese, che hanno una rilevante fetta di clienti stranieri. Sarà il governo in aula a dire se l'interpretazione di Fratelli d'Italia è da accogliere oppure no.