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Genova, la sindaca Silvia Salis registra i figli di coppie omogenitoriali: al via i primi 11 riconoscimenti

Mercoledì 25 giugno diventa una data simbolica per Genova, città ferita e divisa in passato sul fronte dei diritti civili. A Palazzo Tursi infatti sono stati registrati all’anagrafe i primi undici bambini nati da coppie di donne, chiudendo una stagione di esclusione e segnando così l’avvio di un nuovo corso basato sulla tutela dei minori e sulla laicità dello Stato.
A cura di Francesca Moriero
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Quella di oggi è una giornata destinata a restare nella memoria della città di Genova. Nel cuore di Palazzo Tursi, la sindaca Silvia Salis, insieme all’assessore ai Servizi Demografici e Diritto di Cittadinanza Emilio Robotti e ad Ilaria Gibelli, avvocata di Rete Lenford e attivista Lgbtqia+, ha infatti firmato i primi 11 atti di riconoscimento dei figli di coppie di madri, concepiti all'estero con procreazione medicalmente assistita (PMA). Si tratta di una decisione resa possibile solo grazie alla sentenza n. 68/2025 della Corte Costituzionale, che nel maggio scorso aveva sancito l'illegittimità del divieto di riconoscere fin dalla nascita entrambe le madri dei bambini concepiti con PMA, ribaltando così anni e anni di prassi restrittive.

Genova apre all'inclusione

Fino a poco tempo fa, infatti, per la madre intenzionale, l'unica strada era quella di una lunga e costosa adozione speciale, che lasciava nel frattempo sospesi diritti e tutele essenziali dei bambini e dei genitori. A Genova, durante le precedenti amministrazioni di centrodestra, questi riconoscimenti erano stati sistematicamente negati, costringendo molte famiglie a ricorrere ai tribunali e ad anni di battaglie legali. "Era una contraddizione ingiusta", ha spiegato Salis, "come confermato dalla Corte Costituzionale. Oggi Genova diventa una delle prime grandi città italiane ad applicare la sentenza e a restituire a questi bambini e bambine un diritto fondamentale: quello ad avere entrambe le madri fin dal primo istante di vita". "Si tratta di un passaggio di civiltà e di laicità", ha continuato la sindaca, "perché è lo Stato che si ricorda di essere giusto e moderno, rispettoso dei legami affettivi e dei diritti dei più piccoli. A chi si chiede perché ci fosse bisogno di questo gesto rispondiamo chiaro: famiglia è dove si cresce insieme, dove si ama e si educa. Nessuno spazio è lasciato alla discriminazione". Anche l’assessore Robotti ha rivendicato la portata politica e culturale della decisione: "Grazie alla Corte Costituzionale sono state spazzate via posizioni ideologiche che hanno penalizzato tanto le famiglie omogenitoriali, quanto e soprattutto i bambini e le bambine, lasciati in un limbo giuridico inaccettabile".

L'avvocata Ilaria Gibelli, che con Rete Lenford e Famiglie Arcobaleno ha seguito e promosso molte di queste battaglie legali, ha dichiarato: "È un grandissimo passo avanti, ma è solo l’inizio. Resta ancora tanto lavoro da fare affinché anche le famiglie con due padri e quelle dei single possano godere dei diritti e dei riconoscimenti che spettano loro".

Una nuova visione dei diritti civili

Salis ha annunciato anche la creazione di un nuovo Ufficio per i Diritti Lgbtqia+ e l’avvio di percorsi di formazione per i dipendenti comunali sui diritti e sul linguaggio inclusivo. Allo stesso tempo, verrà chiuso definitivamente il registro della cosiddetta “famiglia tradizionale” voluto dal centrodestra e dal precedente sindaco Marco Bucci. La giornata di oggi segna dunque una svolta epocale per Genova e una netta discontinuità con la visione precedente: le politiche restrittive e i tentativi di negare diritti e tutele ai bambini e alle famiglie omogenitoriali appartengono al passato. Al loro posto arrivano nuove politiche di inclusione e riconoscimento dei legami affettivi.

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