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Genitori e lavoratori sono sempre più poveri, l’Istat mostra il flop del governo Meloni

I nuovi dati Istat sul rischio di povertà e deprivazione sociale mostrano che, tra le categorie la cui situazione è peggiorata di più negli anni, ci sono proprio quelle che il governo Meloni dice di voler sostenere: genitori, giovani, residenti al Sud, lavoratori. Il 23,1% della popolazione è in forte difficoltà economica.
A cura di Luca Pons
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In Italia 5,7 milioni di persone sono in povertà assoluta, il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. Chi è messo peggio sono le famiglie con figli, quelle di giovani e quelle che abitano nel Sud Italia. E aumentano i lavoratori che, nonostante l'impiego, non riescono ad avere un livello di vita adeguato. I numeri sono tutti riportati dall'Istat, nel suo nuovo rapporto annuale pubblicato oggi.

Il rischio povertà aumenta, colpite famiglie numerose e giovani

Se si parla di rischio povertà o esclusione sociale si intendono le persone che hanno un reddito vicino alla soglia di povertà, oppure abitano in case sovraffollate con problemi strutturali, o ancora vivono in famiglie in cui poche persone lavorano con continuità. In queste categorie rientra il 23,1% della popolazione italiana, lo 0,3% in più dell'anno prima. Sono più della media europea (21,3% nel 2023) e anche più di Germania e Francia, anche se rispetto al 2015 c'è stata una forte diminuzione.

Nella penisola, il Sud è l'area più colpita. Il 39,8% della popolazione, quasi quattro su dieci, è a rischio di povertà o esclusione sociale. E  la percentuale è aumentata di un punto dal 2023. Nelle Isole il valore è al 38,1%, in calo rispetto all'anno prima.

Rispetto alle coppie anziane senza figli, il rischio è quasi il doppio per le giovani famiglie con figli: il 30,5% per i genitori under 35 (contro il 15,6%), e in forte aumento. Il peggioramento più significativo è per le famiglie numerose con almeno tre figli: in un anno la percentuale di povertà cresce di 2,8 punti. Poi ci sono i genitori single e gli anziani che vivono soli.

Insomma, nonostante gli annunci del governo Meloni sull'attenzione per il Sud e per le famiglie i dati non vedono un miglioramento, anzi. Va detto che invece per le coppie che hanno uno o due figli invece il rischio di povertà o esclusione sociale colpisce il 19% circa, sotto la media nazionale, ma non vede nessun miglioramento rispetto all'anno prima.

Ci sono alcuni segnali della deprivazione, in particolare, che colpiscono ampie parti della popolazione. Il 31,4% delle famiglie non si può permettere una settimana di vacanza all'anno, il 29,9% se si ritrovasse con una spesa imprevista non avrebbe i soldi per affrontarla. In una situazione simile, sottolinea l'Istat, anche la scelta di non avere figli per le giovani coppie (che secondo Giorgia Meloni è soprattutto una questione "culturale") diventa una "risposta alle difficoltà economiche a cui si andrebbe incontro".

Anche chi lavora non riesce ad avere un "livello di vita adeguato"

C'è un punto particolarmente dolente dal punto di vista del governo Meloni: il lavoro. L'esecutivo rivendica da tempo l'aumento dell'occupazione che c'è stato. Ma l'Istat riporta anche che "l'inattività resta elevata" e che i tassi di partecipazione sono "tra i più bassi d’Europa", soprattutto "per giovani e donne".

Aumentano contratti fissi e diminuiscono quelli a tempo determinato. Ma "oltre un terzo dei giovani e quasi un quarto delle donne sperimenta forme di lavoro precario o part-time involontario". E soprattutto, restando in tema di povertà, le condizioni economiche delle famiglie spesso sono difficili anche se lavorano.

Nel 2023 i redditi reali sono calati, ha ricordato l'Istat, a causa dell'inflazione non recuperata dagli stipendi. E aumentano "le persone che lavorano, ma i cui redditi non sono sufficienti a garantire un livello di vita adeguato".

Il peso dei costi per la casa

Infine, la questione della casa. L'anno scorso il 5,6% della popolazione italiana viveva in una condizione di "grave deprivazione abitativa". Ovvero abitava in case sovraffollate in cui o ci sono problemi strutturali (a soffitti, infissi eccetera), oppure manca un bagno o una doccia con acqua corrente, o ci sono problemi di luminosità. Nelle famiglie di under 35, il 12,% della popolazione si trova in questa situazione. Una percentuale aumentata moltissimo da prima della pandemia, quando era al 7,6%.

Il problema spesso è legato ai costi. Il 5,1% delle persone spende per l'abitazione più del 40% del suo reddito. Una situazione che colpisce particolarmente chi vive solo (la percentuale passa dal 5,1 al 15,6%) e i genitori single (7,1%), oltre come detto ai giovani.

I numeri della povertà assoluta

Finora si è parlato di rischio povertà o deprivazione, ma ci sono anche i dati su chi vive già in povertà assoluta. Si tratta delle famiglie che, semplicemente, non hanno i soldi per andare avanti. Il loro reddito non gli permette di comprare il necessario per una "vita minimamente accettabile", come dice l'Istat. E in Italia nel 2023 erano 2,2 milioni di famiglie, ovvero 5,7 milioni di persone: il 9,7% della popolazione. Un aumento del 2,8% rispetto al 2014.

Anche in questo caso, le condizioni sono peggiorate soprattutto per le famiglie più numerose. Nel 2023 il 12,4% dei nuclei con minorenni era in questa situazione: 747mila famiglie, circa 1,3 milioni di minori. I giovani sono più poveri degli anziani, in media, e nel Mezzogiorno la percentuale di famiglie colpite sale al 10,2% (contro il 6,7% del Centro e il 7,9% del Nord). Tra le famiglie giovani con almeno un figlio minorenne il 15,2% è in povertà assoluta.

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