Frontex: “Guardia costiera libica ci spara addosso per ridare i barconi agli scafisti”

Il dibattito scaturito dall'ipotesi di chiusura dei porti italiani alle navi delle organizzazioni umanitarie battenti bandiere straniere proposta dal governo all'Unione europea procede incessante. Nel tentativo di arginare la pressione del fenomeno migratorio che in queste ore sta investendo le coste italiane, il ministero dell'Interno ha proceduto ad avanzare numerose richieste agli organi europei, chiedendo formalmente un aiuto concreto nella gestione dei flussi provenienti dal Nord Africa. Secondo la portavoce dell'agenzia europea Frontex, Izabella Cooper, gli operatori impegnati nelle operazioni di recupero e salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo sono sempre stati coordinati dal ministero degli Interni e dalla Guardia Costiera: "Operiamo sotto il coordinamento del ministero degli Interni e della guardia costiera, le decisioni spettano a loro", spiega Cooper a Meridio News, aggiungendo: "Ogni attività è concordata con il Viminale. Con il ministero decidiamo la distribuzione dei nostri mezzi nell'area che monitoriamo per conto dell'Italia, che va dalla Tunisia fino all'Albania. Il nostro principale lavoro riguarda il controllo delle frontiere ma anche il contrasto del crimine transfrontaliero, compreso il rischio terrorismo e l'individuazione di foreign fighters".
"Per le operazioni di search and rescue (Sar) il nostro punto di riferimento è la centrale operativa di Roma della guardia costiera. Se il caso lo necessita, cioè se la guardia costiera ci dice di dirigerci in acque internazionali, lo facciamo indipendentemente dal fatto che si tratti di un'area non coperta dalla missione europea'. Sulle attività delle organizzazioni non governative e le polemiche sorte per i presunti, e finora non provati, rapporti con i trafficanti, Cooper preferisce non aggiungere nulla. ‘Non siamo interessati a rilanciare il dibattito, tante cose sono state travisate. Quello che posso dire è che non abbiamo mai accusato esplicitamente le Ong, anche perché non spetta a noi indagare'".
Un altro argomento a tenere banco è l'impegno della guardia costiera libica nel contrasto dell'emigrazione previsto dal protocollo d'intesa firmato a febbraio dal presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, e il governo guidato da FayezMustafa al-Sarraj. L'accordo ha ricevuto forti critiche per le modalità d'intervento dei libici, specialmente in considerazione della sostanziale instabilità geopolitica che caratterizza la Libia odierna, con più milizie che operano sul territorio. «Non abbiamo contatti diretti con la guardia costiera libica – chiarisce Cooper -. Loro sulla carta dovrebbero muoversi nelle loro acque territoriali, dove noi non andiamo. Le armi puntate alle Ong? È accaduto anche a noi – rivela -. Ci è capitato di essere in acque internazionali e, a conclusione di un trasbordo di 600 persone, una navetta con uomini in divisa ci ha puntato le armi». L'obiettivo delle guardie – «difficile dire se si trattasse della guardia costiera che ha rapporti con l'Italia, posso dire solo che erano in divisa» – è stato presto rivelato. «Hanno voluto riprendersi le imbarcazioni su cui avevano viaggiato i migranti. Perché gliel'abbiamo concesso? Se hai 600 persone a bordo non accetti lo scambio di fuoco», ribatte la portavoce.
In relazione alla situazione degli hotspot per i migranti, Cooper sostiene che "per quanto riguarda la capienza e l'igiene non sono compiti che spettano a Frontex. Noi ci occupiamo di assistere il personale che gestisce le procedure di identificazione dei migranti. Escludo categoricamente che si facciano firmare modelli in bianco. Certo, il rischio che possano esserci degli errori nel riportare le informazioni esiste sempre, ma bisogna chiarire che i colloqui non inficiano la possibilità per il migrante di fare richiesta di asilo o protezione".