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Fondi per il Ponte, Salvini contro tutti: Italia viva lo contesta, Sicilia e Calabria vogliono garanzie

Sicilia e Calabria dovranno pagare 1,6 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto di Messina, il ministro Salvini ha rivendicato la novità inserita in manovra. I presidenti Schifani e Occhiuto però vogliono che lo Stato compensi l’esborso con altri investimenti, mentre Italia viva si oppone alla decisione del governo.
A cura di Luca Pons
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I toni restano pacati, per la maggior parte, ma lo scontento è evidente. Con un emendamento alla manovra, il governo Meloni ha deciso che Sicilia e Calabria dovranno contribuire al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, per una cifra di 1,6 miliardi di euro presi alla loro quota del Fondo sviluppo e coesione. E ora le due Regioni chiariscono cosa vogliono in cambio. Ieri il governo siciliano ha risposto con una nota dicendo che la sua parte (1,3 miliardi) non era mai stata "condivisa dall'esecutivo regionale" con il ministro Salvini. Stamattina il presidente Renato Schifani ha ribadito che aveva dato la disponibilità fino a un miliardo di euro, e che quei 300 milioni in più sono stati "prelevati d'autorità dal governo nazionale". Una mossa che potrebbe aprire a un "conflitto istituzionale che nessuno vuole", e che si spera "non si ripeta".

L'amministrazione siciliana ha subito chiarito che queste risorse in più "sottratte alla Sicilia" dovranno essere "restituite" tramite ampi investimenti del governo su altre infrastrutture. Oggi Stefano Pellegrino, capogruppo di Forza Italia all'Assemblea regionale siciliana, ha rimarcato che rispetto al miliardo di euro che Schifani aveva promesso "ulteriori richieste di contribuzione da parte della Regione o, peggio ancora, lo storno di fondi già destinati alle infrastrutture siciliane, sarebbero delle fughe in avanti inaccettabili e insostenibili. Siamo certi che il governo nazionale se ne farà convinto". Dal partito nazionale, la deputata di FI Matilde Siracusano (sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento) ha tentato di allentare la tensione a Tagadà su La7: "La compartecipazione era già stata concordata, c'è un equivoco su 300milioni in più chiesti dal governo. Tutto questo può essere superato e chiarito attraverso la stesura dell'accordo di coesione che verrà negoziato con il ministro Raffaele Fitto. È sacrosanto che Sicilia e Calabria partecipino in parte al finanziamento dell'opera perché il costo del Ponte è di circa 5 miliardi, e serve a tutto il Paese, il resto delle risorse preventivate in legge di bilancio saranno impiegate per le opere complementari".

È stato più conciliante il presidente della Calabria, Roberto Occhiuto, che ha sottolineato con tono più o meno diplomatico la distanza tra le richieste del governo Meloni e la disponibilità della sua Regione: "Io avevo dato la disponibilità per 200 milioni del Fondo sviluppo e coesione, in ragione del fatto che il Ponte comprende anche opere che si fanno in Calabria. Però ho chiesto a Salvini che queste risorse siano ampiamente recuperate nell'investimento che il governo nazionale deve fare sulle infrastrutture della mia Regione". Infatti, il governo ha chiesto 300 milioni, e non 200, alla giunta calabrese.

Occhiuto ha messo in chiaro, tra le righe, che non è disposto ad andare oltre questa somma a meno che non ci sia un immediato ritorno: "Io avevo offerto molto meno della Sicilia perché la Calabria ha meno risorse dal Fsc e perché il Ponte è sicuramente importante per tutto il Paese, ma è molto più importante per la Sicilia che per la Calabria". Per poi sottolineare di nuovo le sue richieste all'esecutivo: "Non trovo niente di strano se la Sicilia e la Calabria, in minima parte, contribuiscono. A condizione però che il governo le faccia recuperare finanziando altre infrastrutture, come credo stia facendo".

Oggi intanto anche il partito di un altro sostenitore del Ponte, Matteo Renzi, ha deciso di contestare la mossa di Salvini. Italia viva ha presentato delle proposte di modifica alla legge di bilancio e, tra i vari temi, c'è proprio il Ponte sullo Stretto. I senatori Raffaella Paita ed Enrico Borghi hanno dichiarato: "Consideriamo sbagliata la riduzione del Fondo sviluppo e coesione per le regioni del Sud, per finanziare il Ponte sullo Stretto. Noi siamo assolutamente favorevoli al Ponte, pensiamo che sia un'opera fondamentale per la Sicilia e per l'Italia intera, ma le risorse devono essere reperite in altro modo".

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