Flat tax, bonus assunzioni e incentivi al rimpatrio: ecco il “Contratto giovani” voluto da Salvini

È una proposta di legge asciutta, fatta di due soli articoli, ma dalle ambizioni altissime. Si chiama "Contratto giovani" e porta il marchio della Lega, con il via libera diretto del suo leader Matteo Salvini. L'obiettivo dichiarato sarebbe chiaro: rendere più conveniente per le aziende assumere giovani under 30 e convincere chi è emigrato a tornare in Italia. La ricetta? Una combinazione di flat tax agevolata, esoneri contributivi e welfare su misura. Il tutto in via sperimentale dal 2026 al 2027. La proposta punta infatti a intervenire su tre direttrici: alleggerire la pressione fiscale per i lavoratori, ridurre il costo del lavoro per le imprese e incoraggiare la mobilità, anche internazionale, dei giovani. Si tratterebbe dunque di un tentativo di ribaltare le dinamiche che da anni penalizzano l'ingresso stabile dei giovani nel mercato del lavoro italiano, spesso segnato da precarietà, stipendi bassi e mancanza di prospettive. Ma tra le pieghe del testo emergono anche molte incognite, a partire dal costo per lo Stato e dagli effetti concreti sull'occupazione.
Flat tax al 5% per i neoassunti under 30: un incentivo alla stabilizzazione
Al cuore della proposta c'è una misura fiscale dal forte impatto simbolico: l‘introduzione di un'imposta piatta al 5% per i giovani fino a 30 anni assunti con contratto a tempo indeterminato, oppure per chi vede il proprio contratto trasformato da determinato a stabile. Il beneficio, che riguarda solo i redditi fino a 40mila euro annui, si applica a partire dall’anno dell’assunzione e per i quattro successivi. L'idea sarebbe quella di rendere più conveniente per i giovani entrare nel mondo del lavoro con una posizione stabile, e allo stesso tempo incentivare le aziende ad assumere con prospettive di lungo termine. È anche un modo per contrastare la "fuga dei cervelli" e rendere più attrattivo il mercato italiano, soprattutto nella fascia più qualificata e giovane della forza lavoro. Chi supera la soglia dei 40mila euro, però, cioè una minoranza tra i giovani italiani, è escluso dal beneficio, creando una linea netta tra "meritevoli" di incentivo e non.
Sgravi per chi assume: fino a 3mila euro l'anno
Non solo i lavoratori, anche le imprese entrano nel perimetro dei vantaggi. Per i datori di lavoro che assumono giovani under 30 o trasformano un contratto a tempo determinato in uno stabile, la proposta, infatti, prevede un esonero del 50% sui contributi previdenziali, fino a un massimo di 3mila euro all'anno. Rimangono esclusi i contributi dovuti all'INAIL. La misura, che riprende una previsione già contenuta nella legge di bilancio del 2018, viene rilanciata qui come pilastro del piano "giovani", con validità biennale. Ma non è tutto: per chi aumenta l’occupazione stabile, viene introdotta una deduzione maggiorata al 140% sul costo del lavoro incrementale. Si tratterebbe, in sostanza, di uno sconto fiscale più alto del normale per chi investe davvero nel rafforzamento dell'organico a tempo indeterminato. L'obiettivo, quindi, sarebbe duplice: alleggerire il peso fiscale sul lavoro e contrastare la tendenza al ricorso sistematico a contratti a termine e precari.
Welfare aziendale per favorire la mobilità
Un altro tassello della proposta sarebbe poi rappresentato dal welfare aziendale legato alla mobilità territoriale. La legge prevede infatti la proroga per altri due anni di un'agevolazione già esistente: un bonus fino a 5mila euro l'anno, in forma di welfare aziendale, per coprire i costi dei contratti di locazione. Il beneficio è destinato a quei lavoratori che accettano un impiego a più di 100 chilometri di distanza dalla propria residenza. La misura vuole rispondere a un problema strutturale dell'Italia: la scarsa mobilità interna, spesso frenata da ostacoli economici e logistici. Spostarsi per lavorare, soprattutto per i giovani, non è sempre un'opzione sostenibile, specie in assenza di reti di supporto familiari. Il bonus, se ben applicato, potrebbe alleggerire questi ostacoli, pur rimanendo una misura limitata a chi ha accesso a forme di welfare aziendale, e quindi non universale.
Flat tax anche per i "cervelli di ritorno"
Il secondo articolo del "Contratto giovani" è dedicato a chi rientra dall'estero. Ai giovani under 36 che trasferiscono la residenza in Italia dopo anni all’estero e vengono assunti con contratto a tempo indeterminato viene offerta una flat tax al 5% su redditi fino a 100mila euro per due anni. Il beneficio si estende fino a cinque anni se, entro dodici mesi, il lavoratore acquista una casa da adibire ad abitazione principale. Il governo vuole attrarre non solo chi ha studiato o lavorato fuori, ma anche le famiglie: in caso di figli minori, nascite o adozioni durante il periodo di validità del contratto, l’aliquota scende addirittura al 3%.
Un progetto ambizioso, ma restano le incognite
La proposta della Lega si presenta insomma come una risposta al cronico disallineamento tra giovani e mercato del lavoro. Non mancano, però, alcune perplessità. A partire dai costi per le finanze pubbliche, ancora non quantificati, fino all'effettiva capacità del provvedimento di creare occupazione stabile e ridurre la precarietà. La sperimentazione è prevista solo per due anni: sarà tempo sufficiente per valutarne l'impatto reale? Non solo, molti si chiedono: si tratta di un piano strutturale o solo di un'operazione elettorale a breve termine?