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Conflitto Israele-Palestina e in Medio Oriente

“Fermate il genocidio a Gaza”: la lettera dei dipendenti del Ministero dell’Ambiente al ministro Pichetto Fratin

La lettera dei dipendenti del Mase al ministro Pichetto Fratin contro il genocidio in corso a Gaza: “Interrompere ogni rapporto diretto o indiretto con il Governo di Israele, anche nel settore energetico, quale ad esempio l’East Mediterranean Gas Forum”.
A cura di Ida Artiaco
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"Ribadiamo la richiesta urgente al Governo di farsi parte attiva per fermare il genocidio in corso a Gaza e l’occupazione dei territori palestinesi da parte di Israele". Comincia così la lettera firmata dai dipendenti del Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza (Mase) e indirizzata al ministro Gilberto Pichetto Fratin, che Fanpage.it ha potuto visionare, sulla scorta di quella inviata nei giorni scorsi dai dipendenti della Farnesina ad Antonio Tajani e in cui si chiedeva all'Esecutivo di cambiare linea sulla Striscia di Gaza per evitare di essere "complici" di "violazioni gravi del diritto internazionale". Si tratta di una iniziativa che parte dal basso, senza sigle sindacali.

I dipendenti del Mase hanno ribadito nella missiva "la richiesta al Ministro Pichetto Fratin di interrompere ogni rapporto diretto o indiretto con il Governo di Israele, anche nel settore energetico, quale ad esempio l'East Mediterranean Gas Forum", piattaforma per i paesi produttori, consumatori e di transito di gas nel Medio Oriente. Per parte nostra, ricordiamo come ogni conflitto armato non abbia solo tragiche conseguenze in termini di perdite di vite di uomini, donne e bambin@, ma comporta anche devastazioni ambientali che difficilmente potranno essere risanate. Chiediamo quindi al nostro Ministro e a tutto il Governo di non continuare ad alimentare, tramite il proprio operato, un’economia di guerra che è necessariamente accompagnata e sostenuta da un modello estrattivista e predatorio, che, oltre a produrre la perdita di vite umane, consuma enormi quantità di risorse ambientali ed energetiche, genera inquinamenti non risanabili, cancella la biodiversità, produce danni ecologici irreversibili, contribuisce in modo significativo ai cambiamenti climatici negativi".

E poi ancora: "Non opporsi alla distruzione di Gaza di fatto fa venire meno anche gli impegni formali, tuttora vigenti, assunti dal Ministro con l’Autorità per la Qualità dell'Ambiente (EQA) della Palestina proprio su questi temi. Chiediamo quindi che la conversione bellica che si sta attuando in tutto il paese, e il relativo stanziamento di risorse economiche, sia sostituita da un processo di transizione e conversione ecologica delle produzioni, di fatto mai seriamente attuato. Esprimiamo inoltre la nostra solidarietà al popolo palestinese e il nostro appoggio alla Global Sumud Flotilla in viaggio umanitario verso Gaza". Infine, hanno concluso che "in quanto lavoratori e lavoratrici del comparto pubblico ambientale non vogliamo rimanere silenti e inerti di fronte al genocidio e alla catastrofe ecologica in Palestina e chiediamo a questo ministero e al Governo di agire nel rispetto di quanto sancito dalla nostra Costituzione e dal diritto internazionale".

Non è questa la prima iniziativa del genere: prima ancora che dai dipendenti della Farnesina, già la scorsa estate circa quaranta ex ambasciatori avevano scritto al governo sullo stesso tema. Nel testo della lettera, che non è stato reso pubblico ufficialmente ma è comunque circolato tramite varie fonti di stampa, si legge che i lavoratori e le lavoratrici sono a "disagio" nel dover "assicurare, anche indirettamente, compiti e funzioni collegati ad attività cui partecipino autorità o entità israeliane direttamente coinvolte nello sterminio della popolazione civile palestinese".

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