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Fare il dj diventa professione, arriva proposta di legge M5s: “Saranno riconosciuti come artisti”

Il deputato del Movimento 5 Stelle, Gianluca Vacca, ha presentato una proposta di legge per istituzionalizzare la figura del dj, rendendola una professione legalmente riconosciuta. Vacca spiega a Fanpage.it come funziona la proposta, perché si è resa necessaria con la pandemia e in che modo si punta a definire i dj come artisti musicali a tutti gli effetti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Istituzionalizzare la figura del dj, definendola e rendendola una professione legalmente riconosciuta a tutti gli effetti: è questo l’obiettivo della proposta di legge presentata nelle scorse ore e il cui primo firmatario è il deputato del Movimento 5 Stelle, Gianluca Vacca. La proposta nasce dall’esigenza di promuovere una sorta di auto-censimento della categoria, come si legge nel testo, istituendo anche un registro dei dj professionisti, creando così di fatto lo status del dj professionista. Il registro, comunque, non corrisponde a uno sbarramento all’ingresso della professione che, infatti, rimane libera. Proprio il primo firmatario della proposta, Gianluca Vacca, spiega a Fanpage.it come la legge nasca dopo anni di interlocuzioni tra le associazioni di categoria e la politica.

La proposta per istituire la figura del dj professionista

La figura del dj, spiega il deputato M5s, è “sempre più richiesta, anche per l’altissimo fatturato dell’attività di clubbing. C’è quindi l’esigenza di riconoscere una figura oggi non definita”. La pandemia ha probabilmente accelerato questo processo, dando vita a una “serie di distorsioni, con la mancata previsione di misure di sostegno per la categoria”. Con questa legge, nel caso in cui dovesse essere approvata in Parlamento, si farebbe un passo in avanti rispetto alla discussione in atto solamente sul diritto d’autore: “Ci sarebbe un riconoscimento del dj professionista, come artista musicale interprete ed esecutore”. Difatti, mentre l’articolo 1 della proposta definisce la figura del dj professionista, il secondo riconosce lo status di dj professionista “individuando alcuni requisiti come l’esperienza, la formazione nel settore, il numero minimo di contributi previdenziali versati”.

I requisiti per l'iscrizione al registro nazionale dei dj

Nella proposta, infatti, vengono definiti i requisiti per l’iscrizione al registro nazionale: una carriera comprovata di almeno 10 anni, lo svolgimento dell’attività professionale nei precedenti 24 mesi con un versamento minimo di 40 giornate lavorative annuali o un versamento contributivo di almeno 2mila euro annuali. Ancora, è necessario aver conseguito un diploma di un corso di studio per dj accreditato e l’iscrizione a un’associazione di categoria. L’iscrizione al registro nazionale non è comunque “propedeutica all’esercizio della professione, ma è un valore aggiunto, un riconoscimento dello stato di professionista – prosegue Vacca – che se ci fosse stato prima avrebbe permesso di pensare a misure di sostegno specifiche per chi non può operare” durante la pandemia.

Vacca (M5s): portare Italia a livelli Ue su figura dj

La professionalizzazione di questa figura, equiparandolo a tutti gli effetti a un artista, può far innescare “un processo virtuoso, portando a richiedere una figura sempre più professionale e limitando l’improvvisazione”, a vantaggio anche del clubbing e a scapito degli eventi “gestiti in maniera non sempre trasparente”. Altro obiettivo della proposta è quello di portare l’Italia al livello degli altri Paesi europei, che già hanno “una figura riconosciuta con precisi criteri e indicatori, elementi che permettono di sviluppare un clubbing virtuoso”. D’altronde “gli stessi dj e le associazioni raccontano come molti artisti talentuosi e quotati vadano all’estero perché in Italia hanno una scarsa tutela, invece con questa proposta metteremmo dei punti fermi”. L’Italia, spiega ancora il deputato M5s, su questo tema è “indietro rispetto a Spagna, Germania, Inghilterra, Francia e Olanda che hanno già una normativa più avanzata”.

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