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Fake news, un sondaggio rivela che ci credono tre italiani su dieci

Uno studio realizzato da Findomestic dimostra che gli italiani, nonostante siano sempre più abituati a informarsi su Internet e sui social, non sempre riescono a riconoscere una bufala: il 13% nell’ultimo anno ha creduto ad almeno 5 fake news.
A cura di Annalisa Cangemi
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Allarme per il mondo dei social neetwork. Gli utenti sono meno accorti e più "creduloni" di quanto si pensi. Perché il saper navigare sui social non rende automaticamente immuni dalle bufale. Più del 50% degli italiani ammette infatti di essere caduto nel tranello delle fake news almeno una volta nell'arco dell'ultimo anno: lo afferma uno studio realizzato da Doxa per Findomestic, secondo cui il 13% ha confessato di aver preso per vere più di 5 notizie fasulle, e in media oltre il 40% degli intervistati non è in grado di individuare notizie inventate e già smascherate.

Tre italiani su 10, rivela l'indagine, continuano a credere che la presidente della Camera Laura Boldrini abbia una sorella che gestisce centinaia di coop che offrono assistenza ai migranti, mentre la bufala della bambina musulmana di 8 anni data in sposa a Padova a un uomo di 35 anni, notizia circolata nel novembre del 2017, e subito divenuta virale, è ritenuta una notizia vera dal 63% del campione, e il 26% è convinto che Donald Trump abbia dichiarato che la Statua della Libertà incoraggia l'immigrazione.

I siti Internet sono considerati i mezzi di informazione più attendibili dal 29,4% degli italiani, prima delle tv (26,5%), dei blog (18,1%), dei quotidiani (10,1%), mentre i social network (7,7%) sono reputati più veritieri delle radio (6,3%). Metà degli intervistati sono a favore di un monitoraggio che certifichi che cosa è vero e che cosa no, meglio se ad opera di un ente imparziale, mentre il 40% si mantiene scettico sul punto, temendo che i controlli possano degenerare nella censura. Sono soprattutto i più giovani a fidarsi a informarsi quasi esclusivamente sui siti: quasi il 36% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. I quotidiani, invece, registrano il massimo tasso di credibilità (20,5%) tra gli over 60, più tradizionalisti.

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