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Elezioni regionali 2024

Elezioni Sardegna, Todde a Fanpage: “Sono una donna di sinistra, serve speranza dopo disastro Solinas”

“L’ambito giudiziario deve rimanere tale e non entrare nel dibattito politico – dice Alessandra Todde, candidata del centrosinistra in Sardegna, sull’inchiesta sul presidente uscente Christian Solinas – Il mio riscontro è su come ha governato, su come ha trattato i sardi e su come sta lasciando la nostra terra”. Poi attacca Renato Soru e Italia Viva: “Hanno deciso di abbandonare il centrosinistra per favorire la destra”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dalla sua idea dell'Isola alla lunga lista di avversari in corsa. Alessandra Todde, deputata del Movimento 5 Stelle, racconta in una lunga intervista a Fanpage.it il suo punto di vista sulla sua Regione, la Sardegna, che si candida a governare come rappresentate del campo largo di centrosinistra.

Onorevole Todde, manca un mese al voto in Sardegna e ancora non si è capito chi saranno i candidati. Nel centrodestra ci sono addirittura tre nomi in ballo, nel centrosinistra c'è Renato Soru che non vuole fare passi indietro…

Stiamo affrontando una campagna elettorale senza precedenti dove stiamo sfidando da una parte il centrodestra, che ha distrutto la Sardegna, e dall’altra chi sta favorendo il loro ritorno. La spaccatura nella destra nasce dal loro maldestro tentativo di prendere le distanze dai disastri che hanno fatto. La responsabilità delle mancanze della giunta Solinas è di tutte le forze politiche che l’hanno composta e anche di chi ha simulato un’uscita dopo anni di assoluta e colpevole complicità. Possono candidare Truzzu, Cenerentola, Biancaneve, i 7 nani, ma i sardi non hanno l’anello al naso, non dimenticano cosa hanno fatto negli ultimi 5 anni in Regione: nel caso migliore niente, in quello peggiore danni. Su Soru ho chiarito più volte che se ha a cuore la Sardegna il suo posto era nella coalizione di centrosinistra. Noi vogliamo costruire una coalizione che sia sintesi tra tante e preziose diversità. Un campo ben definito in cui Soru ha militato fino a qualche giorno fa, da fondatore del Pd. Noi vogliamo cambiare la Sardegna per darle un futuro e per farlo, prima, bisogna vincere. Spero che questo lo capiscano tutti finché siamo ancora in tempo.

Nei giorni scorsi Soru ha incassato anche l'appoggio di Italia Viva, è praticamente impossibile che faccia un passo indietro ora. Lei continua a chiederlo?

Ora è tutto alla luce del sole. Renato Soru è il capo di una coalizione che passa da Rifondazione Comunista a Renzi, dagli indipendentisti a Calenda e +Europa. Forse dovremmo ricordarci che Italia Viva in Sardegna esprime l’assessore all’Industria della giunta Solinas. Anita Pili, iscritta proprio al partito di Renzi, è ancora in carica e da 5 anni è tra le protagoniste della crisi della nostra isola. E qui una domanda sorge spontanea.

Quale?

Soru non doveva essere alternativo alla giunta di Christian Solinas? Più volte ha dichiarato la sua discontinuità rispetto all’attuale amministrazione. E allora perché si allea con chi oggi governa vergognosamente la Sardegna?

Questa contrapposizione con Azione, Italia Viva e +Europa, per lei è anche un tema nazionale?

Io mi sto occupando di Sardegna. E di Sardegna voglio parlare. Questi 3 partiti hanno deciso di abbandonare il centrosinistra per favorire la destra. Ma sono cresciuta con la convinzione che il piano personale non è piano politico. Infatti, ad esempio, ho un buon rapporto con Benedetto Della Vedova di +Europa. Mentre Calenda si è commentato da solo. Ieri mi riempiva di complimenti, in privato e sui media, scommettendo sulla mia capacità, oggi mi insulta in tv. La coerenza non è il suo forte.

Nel caos che regna nel centrodestra, chi identifica come suo principale avversario?

I miei avversari sono quelli che hanno governato la Sardegna negli ultimi 5 anni portandola al declino. Basta guardare la posizione di Solinas nel ranking sul gradimento dei presidenti di Regione. Ultime posizioni. E Truzzu, da sindaco, vale lo stesso. I cagliaritani hanno già sperimentato il fallimento della sua amministrazione.

Come cambia la posizione di Solinas alla luce delle evoluzioni dell’inchiesta per corruzione a suo carico, con il sequestro scattato ieri? Dovrebbe ritirarsi?

L’ambito giudiziario deve rimanere tale e non entrare nel dibattito politico. Il mio riscontro è su come ha governato la Sardegna, per come ha trattato i sardi e per come sta lasciando la nostra terra: in totale declino. Le dirò di più. Credo che nessun cittadino sardo potrà mai dimenticare l’immagine della bandiera dei quattro mori sul palco di Pontida. Solinas ha piegato un partito storico e identitario come il Partito Sardo d'Azione alla volontà della Lega Nord di Salvini. Solinas ha calpestato la storia del sardismo per beceri interessi personali. E questo credo che nessun sardo potrà mai dimenticarlo.

Lei sembra aver raccolto un ampio consenso, anche perché ha avuto il vantaggio – o meglio, il merito – di partire per prima con la campagna elettorale. Onestamente, si sente favorita?

Da inizio campagna abbiamo già fatto oltre 40 incontri sul territorio. Puntiamo a farne più di 60. Oltre ai centri più grandi dell'Isola che abbiamo già visitato – Nuoro, Sassari, Oristano e Olbia – stiamo continuando il nostro viaggio anche nei piccoli comuni. Da Nord a Sud, dalla Gallura al Sulcis, dall'Oristanese all'Ogliastra, incontriamo cittadini, associazioni, lavoratori e realtà produttive confrontandoci sul programma e sulla visione di Sardegna. Sto trovando persone che hanno voglia di essere ascoltate, che hanno voglia di essere rimesse al centro dell’agenda politica. I riscontri che abbiamo sono ottimi. Grande entusiasmo e tanta voglia di partecipare. È come un’onda che sta crescendo. Una voglia di cambiamento che è travolgente.

Solinas chiude il suo primo mandato con una pessima considerazione da parte dei sardi, senza che stiamo qui a citare i vari sondaggi di gradimento. Il suo successore, di qualsiasi partito sia, dovrà recuperare la fiducia dei cittadini nella politica, che sembra essersi un po' persa. È pronta a farlo?

È quello che abbiamo intenzione di fare. Mettere al centro le persone che da 5 anni sono abbandonate e trascurate. Abbiamo una visione molto chiara e soluzioni che stiamo condividendo in ogni incontro organizzato per la Sardegna. La resistenza al malgoverno – nazionale e locale – deve partire da qualche parte. Facciamola partire in Sardegna.

Senta, ci dice qual è la sua idea di Sardegna in una frase?

Un’isola moderna, facile, giusta, pulita e connessa. Con un’economia prospera, capace di competere sui mercati internazionali e con la capacità di riconoscerci, di farci riconoscere ed essere orgogliosi di noi stessi.

Le prime tre cose che farà qualora fosse eletta?

Mi occuperò della salute dei sardi, ricostruendo la sanità territoriale. Lavorerò per una continuità territoriale giusta, per costituire una multiutility regionale che gestisca l’energia e l’acqua per i sardi e per le imprese che vogliono investire in Sardegna.

È inutile nasconderlo, il test Sardegna servirà anche a mettere alla prova l'alleanza con il Partito Democratico, entrata in una ennesima nuova fase. Se dovesse andare bene, cosa cambierà a livello nazionale?

L’alleanza che abbiamo costruito in questi mesi è forte e si incentra su una visione condivisa di Sardegna. E sarebbe stato un risultato impossibile se l’avessero davvero architettato le segreterie dei partiti nazionali o qualche riunione romana, come qualcuno continua a dire. Io sono una donna di sinistra, una donna che ha sempre lavorato per l’unità, una donna che crede in valori totalmente contrapposti a quelli della destra. Io sono una sarda che si è messa a disposizione per rappresentare questa coalizione che ha un unico obiettivo: ridare speranza ai miei concittadini e un futuro dignitoso per i nostri figli.

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