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Elezioni politiche 2018

Elezioni 2018, Salvini: “Mai con M5S. Ascolto tutti, anche Boldrini e Pd, ma nessun accordo”

Il leader della Lega, Matteo Salvini, in un’intervista concessa al Corriere della Sera spiega i suoi intenti e si dice pronto ad ascoltare tutti gli attori politici in campo, ma ribadisce di non voler fare alleanze di governo con nessuno, né con M5S né con Pd.
A cura di Charlotte Matteini
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Matteo Salvini rivendica la premiership senza se e senza ma. In un'intervista concessa al Corriere della Sera, il leader della Lega spiega di essere intenzionato ad ascoltare tutti, anche il Partito Democratico o Laura Boldrini, ma rifiuta categoricamente l'ipotesi di un'alleanza di governo con il Movimento 5 Stelle capitanato da Luigi Di Maio: "In questa fase ho il dovere di ascoltare tutti, anche il Pd, anche la Boldrini, se serve all’Italia. Abbiamo fatto un risultato straordinario. Sapevo che saremmo andati bene, me lo sentivo, ma neanch’io speravo in una fiducia così enorme. Sondaggisti, opinionisti, intellettuali non avevano capito niente, in Veneto come nel resto d’Italia. Giornali e telegiornali ci hanno oscurato, esistevano solo Renzi e Berlusconi, Di Maio e la Bonino". 

Come anticipato, per quanto riguarda un'eventuale alleanza con il Movimento 5 Stelle, di cui si sta vociferando incessantemente in queste ultime ore, Salvini è tranchant: "Mai nella vita, quella dell’alleanza Lega-M5S è una fake news, un’invenzione surreale come la caccia al Salvini razzista, fascista e nazista che spaventa i bambini. No. Io rispetto il voto ai Cinque Stelle perché l’elettore ha sempre ragione. Però è un voto di assistenza, pauperista. Il voto alla Lega, invece, è il voto della gente che lavora. Ovviamente in Veneto e in Lombardia ma anche al Sud, le persone che ci hanno votato sono quelle che in campagna elettorale mi hanno detto: io non voglio stare a casa a non fare niente, voglio studiare, lavorare, produrre. Io e Di Maio abbiamo due idee di Italia diverse: per lui è l’assistenzialismo del reddito di cittadinanza; per me è il rilancio e lo sviluppo della flat-tax".

E con il Pd potreste mai governare?

«Ho letto anche questa, i giornalisti sono sempre fantasiosi. Di un accordo di governo, di partito, non se ne parla proprio, neanche col Pd. Poi chiaro, io ho un mio programma, sono a capo del partito che guida la coalizione più votata dal Paese, ho l’aspirazione di diventare presidente del Consiglio… ho il dovere di ascoltare tutti, scherziamo? Abolizione della legge Fornero, tassa unica al 15%, legittima difesa, stop all’immigrazione: chi ci sta, ci sta».

Per i dem qui è stata una debacle. Lei come se la spiega?

«Hanno promesso troppo, non hanno mantenuto e, giustamente, sono stati puniti. Io me lo ricordo Renzi, qualche anno fa, accolto in Veneto come il Messia Salvatore dagli industriali. Evviva, applausi. Ma se poi le tasse aumentano, la burocrazia si complica con iniziative come il Codice appalti, l’immigrazione diventa un problema serio, le banche crollano – e a proposito, quella sulle banche sarà una delle prime direttive Ue che chiederò a Bruxelles di abolire – è chiaro che finisci male, a Treviso come a Pisa, dove infatti abbiamo fatto quattro parlamentari dopo che mai nella storia avevamo vinto alcunché. Se freghi la gente, la paghi cara. Poi secondo me c’è stato anche qualche problema di comunicazione…».

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