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Donne in pensione con quattro mesi di anticipo per ogni figlio, la nuova proposta del governo Meloni

In un incontro con i sindacati al ministero del Lavoro, il governo Meloni ha presentato una nuova ipotesi: quattro mesi di anticipo sulla pensione per ogni figlio, per tutte le madri lavoratrici. Su Opzione donna, invece, l’esecutivo ha solo detto di essere impegnato per cambiarla di nuovo.
A cura di Luca Pons
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Andare in pensione quattro mesi in anticipo per ogni figlio che si ha, qualunque sia la forma pensionistica. Il governo Meloni avrebbe presentato questa ipotesi nell'incontro di oggi con i sindacati, secondo quanto hanno riferito gli stessi rappresentanti sindacali. Nel vertice ci si aspettava che arrivasse qualche novità sulla riforma di Opzione donna, ma così non è stato.

In pensione quattro mesi prima per ogni figlio, come funzionerebbe la nuova norma

L'età in cui si può ottenere la pensione di vecchiaia, attualmente 67 anni, può già essere abbassata in base al numero di figli per le donne (quattro mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 12 mesi). È una possibilità che ha chi si trova in un regime di pensione interamente contributiva – cioè, per calcolare l'assegno pensionistico tiene conto dei contributi versati, e non delle ultime retribuzioni prima di andare in pensione.

L'intenzione del governo Meloni, invece, sarebbe quella di estendere questa opzione a tutte le madri lavoratrici. Al momento si tratta solo di un'ipotesi, anche perché vanno ancora valutati nel dettaglio i costi. Secondo quanto detto dai sindacati, quattro mesi di anticipo equivarrebbero a 700 milioni di euro di spesa per lo Stato. I tecnici del ministero del Lavoro e dell'Economia, quindi, stanno lavorando sul tema.

Opzione donna, il governo ha "intenzione di modificarla" ma non dice come

Su Opzione donna, invece, il governo ha solo "messo sul tavolo una prima intenzione di modificare la norma", ha detto il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri. L'esecutivo "si è impegnato a modificare l'attuale norma" e a dare risposte "nelle prossime ore, nei prossimi giorni". Nell'incontro non è stato neanche specificato se l'intenzione sia di fare "un'ulteriore modifica o ripristinare le norme scadute il 31 dicembre scorso".

Con la legge di bilancio di dicembre, il governo Meloni ha radicalmente cambiato Opzione donna. Da una misura che mirava a facilitare l'accesso alla pensione per le lavoratrici, è diventata uno strumento quasi inutilizzabile: circa 2.900 donne in tutta Italia potranno approfittarne nel 2023, tenendo a mente peraltro che avranno un abbassamento della pensione fino al 30% se decideranno di farlo. Dopo le modifiche apportate dalla maggioranza, Opzione donna è diventata applicabile solo alle donne che fanno lavori di cura, caregiver, donne licenziate o donne con disabilità. In più, è stato inserito un nuovo ‘sconto', anche qui in base al numero dei figli: l'età pensionabile è di 60 anni per le donne senza figli, 59 anni per le donne con un figlio e 58 anni per le donne con due o più figli.

Da mesi, il governo ha anticipato che intende tornare a lavorare su Opzione donna, con un apposito decreto del ministero del Lavoro. I colloqui con i sindacati dovrebbero servire, tra le altre cose, anche a capire quale sia il margine di manovra per coinvolgere più donne nell'anticipo pensionistico. "Noi abbiamo ribadito che con il ripristino di Opzione donna come previsto prima della legge di bilancio, a fronte di un aumento di spesa per i primi 5 anni, ci sarebbe poi un guadagno per le casse dello Stato, considerato che le donne perdono il 30% della retribuzione", ha detto Bombardieri. Per ora, però, non sono arrivate novità su cosa intenda fare il governo.

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