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Opinioni

Dieci fake news sulla Flotilla smontate una dopo l’altra a due settimane dal rientro in Italia

Dopo due settimane dal rientro in Italia di tutti gli equipaggi della Global Sumud Flotilla – scarcerati da Israele – possiamo finalmente mettere un punto e dare una spiegazione a tutte le fake news lette in questi mesi sulla più famosa missione umanitaria degli ultimi anni.
A cura di Saverio Tommasi
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Greta Thumberg e la Global Sumud Flotilla
Greta Thumberg e la Global Sumud Flotilla

Sono passate due settimane dal ritorno in Italia degli equipaggi che componevano la Global Sumud Flotilla. E sono tornato anche io, con qualche ammaccatura dentro e fuori. Niente in confronto a quello che – nonostante un accordo chiamato "di pace" – sta continuando ad accadere nella Striscia di Gaza e soprattutto in Cisgiordania. Il focus, come sempre, è lì che deve stare.

Anche per questo, però, è arrivato il tempo e il momento di mettere in fila tutte le bugie lette e ascoltate negli ultimi mesi sulla Global Sumud Flotilla, e smontarle una dopo l'altra.

Partiamo dalla fake news numero uno, forse la più grande di tutte: "La Flotilla non serve a niente". Falso. Lo dicono sempre, quando si accorgono che qualcosa sta funzionando. Lo dicono quando ci vedono scendere in piazza, fare uno sciopero, partecipare a una manifestazione, impegnarci per giorni per realizzare un reportage che racconti le questioni oltre le superfici. E lo hanno ripetuto anche questa volta, lo hanno addirittura gridato. Eppure, forse mai come questa volta, la Global Sumud Flotilla e tutte le manifestazioni in tutto il mondo, si sono rivelate efficaci. Donald Trump, il maggior sostenitore del Paese che stava compiendo un genocidio, e Benjamin Netanyahu, l'uomo che ha guidato Israele nella pulizia etnica, hanno trovato un accordo per fermare i bombardamenti pochissimi giorni dopo gli arresti della stessa Flotilla in Israele. Un caso? No, ovviamente. Non avevano cambiato idea rispetto ai loro programmi degli ultimi anni, ma hanno temuto di rimanere schiacciati dalla marea umana che in tutto il mondo era scesa in piazza e stava chiedendo la fine dei massacri. Così hanno trovato un accordo minimale, coloniale, i bombardamenti non li hanno fermati completamente e neanche ovunque, ma comunque un accordo lo hanno trovato e oggi stiamo assistendo a una specie di lunga tregua, e ai primi camion con gli aiuti umanitari che stanno entrando nella Striscia di Gaza. Mai, come questa volta, scendere in mare e in piazza, è stato efficace. Abbiamo fatto la differenza.

Punto due: "La flotilla non trasportava aiuti umanitari, anzi: non c’era nulla a bordo”. Falso. Gli aiuti umanitari erano presenti nella barca dove ho viaggiato io, e c'erano in tutte le altre barche. Li abbiamo aperti, ho aiutato a caricarli io stesso, ho presente il deposito all'aperto nel porto di Catania, dove stavano ammassati gli aiuti, chiusi in scatole e forniti dalla raccolta di Music for peace, prima di essere caricati in ogni singola imbarcazione.

Punto tre: "Non avete consegnato gli aiuti". Non lo abbiamo fatto perché Israele ce lo ha impedito. È a Israele che dovete chiedere conto. Non a chi ha provato, anche a rischio della propria incolumità fisica, a farlo. Sarebbe come accusare l'ONU di essersi fermata prima del valico di Rafah, e di avere ancora lì tutti i camion parcheggiati con gli aiuti umanitari dentro. Loro sono lì perché Israele ha chiuso il corridoio e li obbligava con la forza a rimanere lì. Il problema è la violenza di Israele, non l'ONU, o la Flotilla. È più chiara, spiegata così?

Punto quattro: "Vi ha finanziato Hamas". No, ovviamente. L'ala militare di Hamas non ha mai visto di buon occhio le organizzazioni umanitarie, come anche Israele le ha sempre contrastate, e in entrambi i casi non è difficile capire perché. In altre parole: non solo non c'è alcuna prova di un'accusa così grave, ma il Governo israeliano, prima dell'imminente blocco illegale delle barche della Sumud Flotilla in acque internazionali, ha pubblicato un documento – una presunta prova! – poi rivelatosi infondato, come ha dimostrato la piattaforma di fact-checking Misbar, la rete Al Jazeera Arabic e infine Il Fatto Quotidiano. Era un documento del 2021, già pubblico e in archivio, in cui non si citano né navi e né barche, tantomeno la Global Sumud Flotilla (era il 2021!) e tra l'altro in un tempo in cui ancora Hamas non era considerata organizzazione terroristica da tanti Paesi occidentali (esempio: Regno Unito, Nuova Zelanda, Australia).
L'uso di annunci su Google, come hanno dimostrato le inchieste di Fanpage.it, è invece una modalità usata da Israele per screditare persone e movimenti sgraditi diffondendo fake news e false accuse, come questa volta.

Punto cinque: "Sono in crociera". Hanno creato immagini con l'Intelligenza artificiale di cocktail party, piscine, gare di tuffi, feste a prua, balli di gruppo, canne, alcool e amenità di ogni tipo. Le immagini sono così chiaramente false che queste si smontano da sole. E comunque: niente di tutto questo è accaduto. Io c'ero e ho visto. Certamente, e lo rivendico, ci sono stati momenti belli, alcuni anche bellissimi, anche di risate, relazioni, amicizie, abbracci e baci. Anche in carcere, quando in più lingue ho invitato tutti a cantare "Happy Birthday" a Maso Notarianni, mio compagno di viaggio sulla barca Karma. Compiva gli anni mentre eravamo in una gabbia, sotto il sole, in attesa di essere processati senza avvocato. E allora ho proposto a tutto il gruppo di cantargli Happy Birthday, e lo abbiamo fatto.
Del resto un viaggio di un mese, in barca, per una missione umanitaria, detenzione compresa, non è il momento per dare spazio alla tristezza, ma quello per liberare la vita. Eravamo lì proprio per quel motivo.

Punto sei: "Siete terroristi". Questa dichiarazione sarebbe risibile, se non fosse così grave e portata avanti dal Ministro israeliano per la sicurezza Ben Gvir, che la prima sera della detenzione passò con telecamere a seguito di fronte alla nostra gabbia (non eravamo ancora in cella) e ci indicò dicendo: "They are terrorist". E poi ha continuato a scriverlo e a rilanciarlo pubblicamente in ogni occasione. Questa fake news, che in qualsiasi altro contesto avrebbe portato a una condanna per diffamazione dell'autore, è importante ricordarla soprattutto per un aspetto. Dobbiamo ricordarla perché la stessa accusa, identica, viene rivolta da Ben Gvir al popolo palestinese, bambini compresi. Ebbene: non sono terroristi, sono come me e come voi che leggete questo pezzo: persone. Con una differenza rispetto a noi: loro sono vittime dei terroristi e del genocidio da parte di Israele, noi no. Ogni tanto è giusto ricordarlo.

Punto sette: "Era una missione politica". Come ha detto il presidente della Repubblica Mattarella, sì. Era anche una missione politica. Non esiste una missione umanitaria che non sia anche politica, non è possibile una richiesta di apertura di corridoi umanitari che non si rivolga alla politica, dato che soltanto "la politica" può fermare davvero un genocidio o decidere di aprire un corridoio umanitario.

Punto otto: "Gli attacchi con i droni ve li siete fatti da soli". Questo Israele non l'ha mai detto, anche per loro probabilmente questa fake news sarebbe stata troppo grande da gestire, e poi l'abbiamo visto quando siamo stati portati al porto di Ashdod. La violenza dell'arresto illegale è stata fatta di fronte agli occhi di tutte le persone, di tutte le nazionalità e di tutte le flottiglie, non soltanto i militari non si nascondevano, ma rivendicavano le loro azioni. Volevano che fossero viste. Esattamente, in fondo, come hanno fatto con gli attacchi dei droni. Un silenzio di soddisfazione nell'aver messo fuori uso diverse barche.

Punto nove: "State compiendo un'azione illegale". Chiariamo un punto: io credo che ci sia differenza fra "giusto" e "legale" e che non sempre le due questioni coincidano. Esempio: denunciare Anna Frank, durante la Seconda guerra mondiale, è stata un'azione legale dal punto di vista giuridico dell'epoca. Addirittura economicamente premiata. Ma possiamo tranquillamente affermare, io penso, che fosse un'ingiustizia profondissima, allora come oggi.
Nel caso specifico della Flotilla, in ogni caso, noi eravamo completamente nel giusto, e anche nella legalità. Israele, invece, ha disobbedito a tutte le leggi marine e militari, portando avanti un abbordaggio e un sequestro di persone e di mezzi in acque internazionali, senza che costituissero un pericolo. E poi ancora con una detenzione arbitraria, senza processo e caratterizzata da violazioni continue dei diritti umani, come vessazioni psicologiche e fisiche.

Punto dieci: "Nella Striscia di Gaza non c'è una carestia". Fra tutte le bugie è quella che racchiude più dramma all'interno, e quella che in fondo ha smosso la Global Sumud Flotilla e tutte le manifestazioni di piazza di questi mesi. Partiamo dai fatti: l’Onu ha confermato la carestia a Gaza, affermando che ci sono 132mila bambini a rischio. Allargando lo sguardo, ha poi affermato che a Gaza "oltre mezzo milione di persone si trova ad affrontare condizioni catastrofiche caratterizzate da fame, miseria e morte".
Lo ha affermato il Famine review committee, un organismo proprio delle Nazioni unite composto da studiosi ed esperti. Il rapporto ha applicato l'Ipc (un sistema ufficiale di classificazione della sicurezza alimentare), ed è la quinta volta che gli esperti si sono dedicati alla Striscia negli ultimi tre anni, ma la prima volta che la carestia è stata confermata ad agosto di quest'anno in modo ufficiale. In altre parole: si soffriva la fame anche prima, anche in modo drammatico, ma da alcuni mesi è stata certificata una carestia "causata interamente dall'uomo". In altre parole: indotta, non soltanto come effetto del genocidio. Significa che anche quando verranno ripristinati livelli di alimentazione adeguati, la carestia continuerà a produrre i suoi effetti più drammatici, perché la carestia è un processo che non si ferma soltanto con un'alimentazione sufficiente, ma con medicine specifiche che in questo momento comunque non stanno entrando nella Striscia di Gaza. E gli effetti più drammatici (e irreversibili) della carestia continueranno a subirli i bambini, in quanto popolazione in età di sviluppo.

Hanno provato in tutte le maniere a infangare la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla. Con i più distratti ce l'hanno fatta, li hanno convinti. Per chi ha ancora voglia di informarsi, leggere, provare a raddrizzare le storture del mondo mettendoci le scarpe e il cammino, no.

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Sono giornalista e video reporter. Realizzo reportage e documentari in forma breve, in Italia e all'estero. Scrivo libri, quando capita. Il più recente è "Siate ribelli. Praticate gentilezza". Ho sposato Fanpage.it, ed è un matrimonio felice. Racconto storie di umanità varia, mi piace incrociare le fragilità umane, senza pietismo e ribaltando il tavolo degli stereotipi. Per farlo uso le parole e le immagini. Mi nutro di video e respiro. Tutti i miei video li trovate sul canale Youmedia personale.
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