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Di quanto aumenterà le spese militari il governo Meloni nel 2026 e con quali soldi

L’anno prossimo il governo si è impegnato ad aumentare le spese militari di circa 3,5 miliardi di euro. Entro il 2028, l’aumento diventerà di 12 miliardi. Per farlo, però, ha promesso di non “togliere soldi da altre priorità”, come il sostegno alle famiglie e la sanità. La presidente Meloni e il ministro Giorgetti hanno spiegato il piano, presentando le misure della Manovra 2026.
A cura di Luca Pons
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L'anno prossimo il governo dovrà investire 3,5 miliardi di euro in più in spese militari, ovvero lo 0,15% del Pil. Il governo Meloni si è già impegnato a trovarli, nero su bianco, nel Documento programmatico di finanza pubblica approvato a inizio ottobre. Ne serviranno altrettanti l'anno dopo, e poi circa 5 miliardi in più nel 2028. In totale, entro il triennio l'Italia dovrà arrivare a spendere 12 miliardi all'anno in più (lo 0,5% del Pil) per la difesa.

Questo è l'obiettivo che dovrebbe permettere di restare in linea con gli impegni presi con la Nato (cioè arrivare all'aumento di almeno l'1,5% del Pil nel giro di dieci anni). Oggi la presidente del Consiglio Meloni e il ministro dell'Economia Giorgetti hanno spiegato, durante la conferenza stampa sulla manovra 2026, come pensano di raggiungere queste somme senza togliere soldi a sanità e famiglie.

Fino a 15 miliardi in prestito dall'Europa, Giorgetti: "Non sono soldi gratis"

"Abbiamo sempre detto che le risorse aggiuntive sulla difesa non avrebbero gravato sulle altre voci di spesa, cioè che non avremmo distolto soldi da altre priorità che avevamo per metterli sulla difesa, e così è stato", ha esordito Meloni. L'intenzione è quella di "accedere al finanziamento previsto dal SAFE".

Il meccanismo SAFE (Security action for Europe) lanciato dall'Ue permette ai Paesi interessati di ottenere un prestito di lungo termine da parte dell'Unione europea. L'Italia ha già comunicato ufficialmente quest'estate di essere interessata: le spetterebbero circa 15 miliardi di euro, secondo le prime stime. Entro il 30 novembre il governo dovrà inviare alla Commissione europea la richiesta formale, insieme a un piano dettagliato dei progetti che vorrebbe finanziare con questi soldi.

Per questo, il governo ha già spinto Fincantieri e Leonardo (i due "giganti nazionali nel campo della difesa") a cercare dei partner europei con cui creare progetti di collaborazione, che è il tipo di iniziativa per la quale si possono usare i soldi del SAFE. Il ministro Giorgetti ha specificato che i 12 miliardi in più di spese militari da raggiungere entro il 2028 (12 miliardi all'anno, e che dovranno continuare ad aumentare, va ricordato) potranno essere finanziati "o con titoli di Stato o con il SAFE". Il ministro ha sottolineato che quelli emessi dal SAFE sono "prestiti che devono essere rimborsati", e non "soldi gratis dall'Europa o da chissà chi".

Indecisione sulla clausola di salvaguardia

Meloni ha anche detto che il governo "valuterà la possibilità per il 2026 di attivare la escape clause", anche detta clausola di salvaguardia nazionale. È un'ipotesi che negli scorsi mesi la premier aveva scartato, ma evidentemente ci ha ripensato.

A differenza del SAFE, la clausola di salvaguardia non consiste in un prestito. Permette ai Paesi che aderiscono di spendere più soldi (propri, non europei) sulla difesa: questi soldi non vengono tenuti in considerazione quando si misura se uno Stato sta rispettando i vincoli di bilancio. In sostanza l'Ue si impegna a ‘chiudere un occhio' su queste somme, dal punto di vista contabile. E possono andare fino all'1,5% del Pil. Per l'Italia, significa fino a circa 36 miliardi di euro.

Come detto, non si parla di prestiti ma di spendere comunque soldi propri, semplicemente limitando gli effetti negativi sul bilancio. Finora il governo non ha deciso se vuole attivare questa opzione o no, e il ministro Giorgetti ha spiegato il perché.

L'Italia al momento è al centro di una procedura di infrazione dell'Ue perché il suo deficit (cioè di quanto si indebita ogni anno) è troppo alto. Per uscire da questa procedura il deficit deve scendere sotto il 3% del Pil. "Noi abbiamo l'ambizione di farlo già quest'anno", ha ricordato Giorgetti. Ma per ora c'è il rischio che "la spesa per la difesa possa in qualche modo riportarci sopra il 3%, dopo che con tanta fatica siamo andati sotto".

Insomma, il governo vuole assicurarsi che i conti siano in ordine, la procedura d'infrazione superata, fare i conti con i soldi arrivati dal SAFE, e solo dopo deciderà sulla clausola di salvaguardia.

Dove andranno a finire i soldi per la difesa: la questione Ucraina

Giorgetti, sempre in conferenza stampa, ha anche sottolineato che la "situazione geopolitica a livello internazionale" è molto tesa, e che non c'è una linea comune su come andranno usate queste spese militari extra.

Il ministro ha fatto un esempio specifico, emerso nella riunione del G7 a cui è stato nei giorni scorsi: "Abbiamo anche l'esigenza di tenere in vita l'Ucraina, che ha un gap di finanziamento sul bilancio del 2026 pari a 60 miliardi almeno". "Ho l'impressione che gli americani non siano molto convinti di contribuire, su questo", ha aggiunto Giorgetti. "Quindi, evidentemente, fate voi i conti a chi tocca provvedere".

A una domanda sulla possibilità che i soldi investiti nella spesa militare italiana vengano usati per il bilancio ucraino, il ministro è stato secco: "Questa è una delle ipotesi che circolano. Noi vorremmo che queste risorse scendano nell'economia italiana, finanzino anche l'industria della difesa italiana e creino crescita e occupazione, a qualcuno potrà non piacere, ma in Italia".

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