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Dagli anni Novanta gli stipendi in Italia sono cresciuti dell’1%, contro il +32% dell’area Ocse

Gli stipendi bassi continuano a pesare sul mercato del lavoro italiano. È l’ultimo Rapporto dell’Inapp a confermarlo, sottolineando che se negli ultimi 30 anni i salari italiani siano cresciuti solo dell’1%, la media nel resto dell’area Ocse arriva fino al +32%.
A cura di Annalisa Girardi
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Stipendi bassi, poca formazione, scarsa produttività e un welfare che non tutela tutti i lavoratori. Sono questi i concetti ricorrenti nel Rapporto Inapp 2023, che analizza la salute del mercato del lavoro italiano: un documento in cui si sottolinea come, nonostante la ripresa registrata dopo la pandemia, il mercato del lavoro italiano non sia riuscito a superare alcune difficoltà e criticità strutturali che lo riguardano.

Poca formazione, poca produttività

Sebastiano Fadda, presidente dell'l'Istituto Nazionale per l'Analisi delle Politiche Pubbliche, ha commentato: "Dopo la crisi pandemica le dinamiche del mercato del lavoro hanno ripreso a crescere ma con rallentamenti dovuti sia a fattori esterni, dal conflitto bellico alle porte dell'Europa, alla crescita dell'inflazione e della crisi energetica, ma anche a fattori interni, come il basso livello dei salari che si lega alla scarsa produttività, alla poca formazione e agli incentivi statali per le assunzioni che non hanno portato quei benefici sperati, se pensiamo che più della meta' delle imprese (il 54%) dichiara di aver assunto nuovo personale dipendente, ma solo il 14% sostiene di aver utilizzato almeno una delle misure previste dallo Stato". Secondo Fadda servirebbero degli "interventi mirati e celeri capaci di indirizzare il mercato del lavoro verso una crescita più sostenuta, che non può prescindere dalla rivoluzione tecnologica e digitale che sta modificando i processi produttivi".

Stipendi fermi dagli anni Novanta

Una delle prime criticità che continua ad affliggere il mercato del lavoro italiano riguarda sicuramente i salari. Secondo il report tra gli anni Novanta e oggi nel nostro Paese i salari reali sono rimasti pressoché invariati, crescendo solo dell'1% mentre nei Paesi dell'area Ocse aumentavano invece in media del 32,5%.

Il problema degli stipendi è legato a quello della produttività. In Italia questa è cresciuta decisamente meno rispetto agli altri Paesi del G7, con un divario che nel 2021 è stato particolarmente ampio, al 25,5%. C'è poi la questione delle assunzioni, un numero che 2022 è peggiorato rispetto all'anno precedente, e dell'invecchiamento della popolazione. E, di conseguenza, della forza lavoro: se nel 2002 ogni mille persone tra i 19 e i 39 anni ce n'erano circa 900 tra i 40 e i 64 anni, oggi questa relazione si è ribaltata. Per ogni mille lavoratori tra i 19 e i 39 anni ce ne sono più o meno 1.900 di più anziani.

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