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Così Damiano Tommasi a Verona ha sconfitto il laboratorio dell’estrema destra e dell’integralismo

Nella città che per oltre vent’anni è stata un laboratorio dell’estrema destra, dove integralismo cattolico, Lega e neofascisti hanno costruito un’agenda e un sistema di potere comune, Damiano Tommasi ha vinto contro ogni pronostico.
A cura di Valerio Renzi
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Cosa è successo a Verona? La vittoria di Damiano Tommasi non è solo un trionfo contro ogni pronostico, ma l'affermarsi di una figura che si richiama ad alcuni valori (come l'antifascismo, l'antirazzismo, la tolleranza e l'accoglienza), in una città che negli ultimi vent'anni è stato un laboratorio per le destre radicali italiane e non solo. Qui destra politica e tradizionalismo cattolico si sono intrecciati saldandosi ideologicamente (e non è un caso che proprio Verona è stata sede del Congresso mondiale delle famiglie nel 2019), e qui l'estrema destra neofascista con nonchalance è stata riciclata come classe dirigente.

Doveva essere un derby interno al centrodestra come due anni fa, quando nel 2017 Federico Sboarina batteva al ballottaggio il sindaco uscente Flavio Tosi. Invece non è andata così. Ma quella di Damiano Tommasi non è solo una bella favola, quella del calciatore-sindacalista, del papà appassionato che crea una scuola all'avanguardia e che poi arriva a candidarsi a sindaco con una lista civica animata da giovani e giovanissimi, tenendo i partiti sempre un passo indietro.

L'affermazione di Damiano Tommasi è prima di tutto la vittoria di quella parte di Verona che è stata costretta a vedere i naziskin che diventano amministratori delegati delle aziende partecipate, e che non ne poteva più. La Verona di Flavio Tosi è stata un laboratorio del fascioleghismo ante litteram, laboratorio proseguito anche con l'estromissione di Tosi dalla poltrona di primo cittadino e la sua nuova vita da "moderato".

Prendiamo un caso per tutti: Andrea Miglioranzi, bassista dei "Gesta bellica", gruppo rock di estrema destra che vanta nel suo repertorio canzoni dedicate a Erich Priebke (Il Capitano) e per Rudolph Hess (Vittima della democrazia). Nel 2007, con una provocazione che sa di squadrismo istituzionale, viene nominato a capo dell'Istituto per la Resistenza, dopo essere stato candidato a sostegno di Tosi. Nel 2012 viene Miglioranzi diviene amministratore delegato di Amia, nel 2021 dopo una lunga carriera da dirigente viene condannato in primo grado a 2 anni e 8 mesi per corruzione, all'interno di un'inchiesta sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella città scaligera.

Nel 2018, sindaco questa volta è Sboarina, il consiglio comunale approva una mozione per finanziare le associazioni cattoliche che si oppongono all'interruzione di gravidanza, uno dei tanti modi per sabotare la 194. Le donne di Verona si vestono con il costume delle ancelle di The Handmaid's Tale e protestano con forza. Le proteste si rinnoveranno l'anno successivo, quando in città la destra anti abortista e anti gender di tutto il mondo si darà convegno per difendere le famiglie.

E che qualcosa stava cambiando in città si è capito proprio quel 30 marzo quando nel 2019, quando più di 20.000 persone attraversarono la città per dire "no" a un'agenda politica oscurantista con l'ossessione del controllo sui corpi delle donne. E non è un caso che proprio da Verona viene il ministro per la Famiglia Lorenzo Fontana, fedelissimo di Salvini, cattolico praticante nemico dell'ideologia gender, difensore della famiglia tradizione e picconatore del diritto ad abortire. Perché qui la curva neofascista dell'Hellas e l'estrema destra, le gerarchie ecclesiastiche e la borghesia della città rappresentata dalla Lega sono riuscite a creare un'inedita amalgama e programma condiviso.

Oggi Verona volta pagina. È la crisi di un sistema di potere, ma anche la riscossa di una parte della città che ha finalmente preso coraggio grazie alla candidatura generosa di Tommasi, che di tutto si può tacciare tranne che di estremismo. Cattolico progressista, gentile e mai sopra le righe, è riuscito a creare un inedito clima di fiducia e speranza che alla fine lo ha portato alla vittoria contro una destra che, dilaniata dai regolamenti di conti interni tipici di un potere che si crede sempiterno, ha aperto una breccia che alla fine ha fatto crollare la diga.

Nella notte tra il 30 aprile e il 1 maggio del 2008, Nicola Tommasoli viene massacrato e ucciso per aver chiesto una sigaretta da un gruppo di cinque tifosi di calcio di estrema destra. Qualche giorno dopo, poco più che maggiorenne arrivo in città per protestare. E trovai una città che non era in grado di specchiarsi in quell'omicidio, di riconoscere il contesto in cui era maturato e la matrice di quell'assassinio. Rissa, futili motivi, allarme su tutti i giornali locali per gli "infiltrati" alle manifestazioni che seguirono l'omicidio. E tanta paura, non la paura dei negozianti di vedersi le vetrine infrante, ma la paura di chi non si riconosceva in quella città dove Nicola era stato ucciso. Paura di mostrarsi diversi, di manifestare le proprie idee, di organizzarsi per non vedersi negare diritti. Speriamo che nessuno a Verona dovrà più paura.

Per saperne di più:

All'estrema destra del padre. Tradizionalismo cattolico e destra radicale. Il paradigma veronese, Emanuele Del Medico, ed. La Fiaccola

Venetica. Annuario di storia delle Venezie in età contemporanea (2009). La città in fondo a destra. Integralismo, fascismo e leghismo a Verona, Cierre Edizioni

È gradita la camicia nera. Verona, la città laboratorio dell'estrema destra tra l'Italia e l'Europa, Paolo Berizzi, Rizzoli

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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