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Cos’è successo all’imam di Torino espulso dal Viminale e perché Meloni ha attaccato i giudici

È esplosa la polemica sul caso di Mohamed Shahin, l’imam di Torino destinatario di un provvedimento di espulsione firmato dal ministro Piantedosi e oggi liberato dopo che la Corte di Appello ha accolto il ricorso dei suoi legali. Insorge il centrodestra con Meloni, che è andata all’attacco dei giudici: “Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici”, ha scritto su X.
A cura di Giulia Casula
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È esplosa la polemica sul caso di Mohamed Shahin, l'imam di Torino che, dallo scorso mese di novembre, era trattenuto nel Cpr di Caltanissetta. L'uomo quarantasettenne risultava destinatario di un provvedimento di espulsione e rimpatrio firmato dal ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Oggi la Corte di Appello di Torino ha accolto il ricorso dei suoi legali e Shanin è tornato libero. Il provvedimento non è piaciuto a Meloni che è intervenuta attaccando i giudici: "Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici", ha scritto su X.

Perché il Viminale ha espulso l'imam: la decisione e il ricorso

L'imam era stato colpito da un provvedimento di espulsione emanato dal ministero dell'Interno e firmato dallo stesso Piantedosi, che negli scorsi giorni aveva chiarito le ragioni del decreto: "Non c'entra niente l'Islam o il fatto che sia un imam, ma alcune frequentazioni e alcuni tipi di comportamento che per motivi di sicurezza nazionale hanno indotto l'autorità nazionale ad assoggettarlo a quel provvedimento".

Tra le dichiarazioni contestate che avevano portato il Viminale a ritenere Shanin un soggetto pericoloso, un commento sul 7 ottobre. In piazza Castello a Torino l'imam aveva detto: "Quello che è successo il 7 ottobre 2023 non è una violazione, non è una violenza". Dopo il decreto di espulsione, che risale allo scorso 24 novembre, Shanin era stato prelevato e trattenuto nel Cpr di Caltanissetta. Nei giorni successivi c'erano state diverse mobilitazioni per chiedere la sua liberazione.

La Corte d'Appello annulla il trattenimento e libera l'imam

Negli scorsi giorni i suoi legali hanno presentato ricorso alla Corte d'Appello torinese, che oggi ha accolto l'istanza. Secondo gli avvocati non sussistono elementi che possono far parlare di sicurezza per lo Stato o per l'ordine pubblico. Un aspetto su cui concorda anche la Corte che ha disposto la "cessazione del trattenimento nel Cpr". Dopo avere esaminato i "nuovi elementi emersi", hanno escluso "la sussistenza di una concreta e attuale pericolosità" e hanno sottolineato che Shahin è da vent'anni in Italia ed è "completamente incensurato".

Fra i "nuovi elementi" che erano stati presentati dagli avvocati dell'imam figuravano l'archiviazione immediata, da parte della procura di Torino, di una denuncia per delle frasi pronunciate lo scorso ottobre durante una manifestazione per la Palestina. Le dichiarazioni erano state segnalate dalla Digos alla procura che però aveva archiviato quasi subito la pratica perché erano "espressione di pensiero che non integrava estremi di reato".

Le parole di Shahin, per i giudici, non integrano reato, ma sono "espressione di pensiero", tutelata sia dall'articolo 21 della Costituzione sia dall'articolo 10 della Cedu. Inoltre, al di là delle considerazioni di merito, "in uno Stato di diritto" quelle parole non sono sufficienti a "formulare un giudizio di pericolosità". Con l'accoglimento del ricorso, l'imam ha lasciato il Cpr di Caltanissetta ed è tornato libero con un permesso di soggiorno provvisorio emesso dalla Questura.

Insorge il centrodestra, Meloni: "Così sicurezza è impossibile"

La decisione dei giudici ha fatto scattare il centrodestra, che da FdI a Lega, fino a Forza Italia e Noi moderati è insorto contro la liberazione dell'imam. Per il vicepremier e leader del Carroccio, Matteo Salvini, "è l'ennesima invasione di campo di certa magistratura ideologizzata e politicizzata che si vorrebbe sostituire alla politica. Dico ‘si vorrebbe', perché fortunatamente fra poche settimane, a inizio marzo, c'è un appuntamento con la storia che è il referendum per dire sì alla riforma della giustizia, per allontanare un po' di questa ideologia dai tribunali".

Anche Meloni se l'è presa con i giudici: "La Corte d'Appello di Torino ha disposto la cessazione del trattenimento dell'imam Mohamed Shahin, destinatario di un decreto di espulsione firmato dal Ministro dell'Interno Matteo Piantedosi. Parliamo di una persona che ha definito l'attacco del 7 ottobre un atto di ‘resistenza', negandone la violenza. Che, dalle mie parti, significa giustificare, se non istigare, il terrorismo", ha scritto sui social. "Qualcuno mi può spiegare come facciamo a difendere la sicurezza degli italiani se ogni iniziativa che va in questo senso viene sistematicamente annullata da alcuni giudici?".

Da Forza Italia Maurizio Gasparri ha parlato di "toghe irresponsabili", Mariastella Gelmini (Noi Moderati) di "decisione incomprensibile", Carlo Fidanza (Fratelli d'Italia) di "sentenze vergognose". Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro ha definito "allucinante, allucinata e allucinogena" la  "decisione di liberare l'imam di Torino contro la necessità di espellere chi, per odio religioso, definisce resistenza l'attacco terroristico del 7 ottobre. Noi garantiamo sicurezza, altri sentenziano insicurezza. Gli italiani sappiano che, mentre il Governo farà di tutto per espellere l'imam e garantire sicurezza, il Pd esulta per la sua permanenza in Italia e il M5S organizza una festa per il suo ritorno a Torino", ha attaccato.

Il ministero valuta il ricorso

Ora il ministero dell'Interno starebbe addirittura valutando di presentare ricorso. A quanto si apprende il pronunciamento dei giudici non è stato gradito e gli uffici del Viminale starebbero valutando di impugnarlo. Con il ricorso in Cassazione il ministero punta a far valere le ragioni che avevano determinato la decisione di espellere l'imam, a cui nel 2023 era stata anche negata la cittadinanza italiana.

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