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Cos’è il reddito di cittadinanza regionale proposto da Giuseppe Conte e il Movimento 5 Stelle

Giuseppe Conte propone di reintrodurre il reddito di cittadinanza su base regionale, in modo che sia adattato al costo della vita e alle condizioni economiche.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Movimento 5 Stelle ci riprova. Il governo Meloni ha praticamente abolito il reddito di cittadinanza, ma il partito guidato da Giuseppe Conte vuole reintrodurlo su base regionale. Negli ultimi giorni si è tornato a parlare della misura di sostegno per chi è in difficoltà, che l'esecutivo ha modificato con la legge di Bilancio. L'esperienza del reddito di cittadinanza si chiuderà in ogni caso con il 2023, secondo quanto previsto dalla manovra. Ma a chi può lavorare la misura sarà tolta entro luglio. Per tutti gli altri sarà pronto, dal 2024, un nuovo aiuto ideato dal governo, del quale al momento non si sa ancora nulla.

Conte, però, non ci sta: "In tutte le Regioni dove ci presentiamo, anche in Lombardia, nel Lazio e lo faremo in Friuli, prevederemo una misura che può essere integrativa o sostitutiva, se verrà smantellato il reddito di cittadinanza – ha annunciato il leader del Movimento 5 Stelle, intervenendo questa mattina su 7 Gold a proposito delle elezioni in Lombardia – e sarà adattata al costo della vita, alle condizioni specifiche economiche, sociali di quella Regione e quindi in questo caso particolare della Lombardia".

Insomma, Conte vuole ripristinare il reddito di cittadinanza su base regionale e porta avanti la proposta nella campagna elettorale per le elezioni di lunedì prossimo nel Lazio e in Lombardia, e per quelle che si terranno successivamente nelle altre Regioni. Bisognerà capire poi, eventualmente, come realizzarla, visto che la capacità di spesa delle Regioni è ben diversa da quella dello Stato. E non basta pensare di fare trattamenti differenziati a seconda dei territori, come lascia intuire Conte nel suo intervento.

Nel frattempo Meloni e la sua ministra del Lavoro sembrano aver dimenticato la grana reddito di cittadinanza, su cui sono state poste due date di scadenza – luglio per gli occupabili, dicembre per tutti gli altri – per poi chiuderla in un cassetto. Non c'è notizia della riforma strutturale delle politiche attive del lavoro – abbastanza urgente considerando che tra sei mesi ci saranno centinaia di migliaia di percettori senza un lavoro e senza un aiuto economico – né di cosa sostituirà la misura l'anno prossimo.

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