Cosa succederà alle auto diesel Euro 5, chi rischia il blocco e come può cambiare la situazione sullo stop

Nelle ultime settimane si è tornati a parlare molto del blocco delle auto Euro 5 a diesel, in programma per il 1° ottobre 2025. Lo stop riguarderà quattro Regioni del Nord Italia: Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Non si tratterà di un blocco totale, ma le auto in questione potranno circolare solo nei giorni festivi, oppure la mattina presto o la sera nei giorni feriali.
Il divieto era stato varato dal governo Meloni nel 2023, per adeguarsi a due sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea sull'inquinamento dell'aria. Ma nelle ultime settimane Matteo Salvini, che pure all'epoca aveva approvato l'intervento, ha annunciato di voler spostare la scadenza. Pochi giorni dopo, la Lega ha depositato un emendamento che prevede di rimandare la questione di un anno, dando anche la possibilità alle Regioni di proseguire con i rinvii.
Quando parte il blocco delle auto diesel Euro 5 e dove
Il blocco dovrebbe iniziare ufficialmente il 1° ottobre 2025 in Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. La durata varia in ciascuna Regione: fino al 30 marzo 2026 in Emilia-Romagna, fino al 15 aprile in Piemonte, fino al 30 aprile in Veneto e tutto l'anno in Lombardia. In ogni caso, lo stop ritornerebbe poi in vigore in tutte le Regioni nel periodo tra ottobre e aprile di ogni anno. L'obiettivo è di ridurre la circolazione delle auto più inquinanti e così migliorare la qualità dell'aria.
Le auto diesel Euro 5 non potranno più circolare nei territori dei Comuni sopra i 30mila abitanti. Il divieto sarà valido in tutti i giorni feriali, dalle ore 8.30 fino alle 18.30 (più severa la Lombardia, che ha previsto il blocco dalle 7.30 alle 19.30). L'alternativa sarebbe dotarsi del sistema Move-In, che permette di percorrere una certa quantità di chilometri all'anno senza limiti geografici o orari.
Quali auto sono coinvolte
Lo stop riguarda le auto Euro 5 alimentate a diesel. Le auto Euro 5 sono quelle immatricolate tra il gennaio 2011 e l'agosto 2015. Per avere conferma che il proprio veicolo rientra nella categoria si può controllare direttamente sul portale ministeriale inserendo la propria targa.
Cosa ha proposto la Lega
A introdurre il divieto era stato il governo Meloni circa due anni fa, con un decreto approvato il 12 settembre 2023. Ma di recente – probabilmente perché la decisione può essere impopolare tra molti autisti – il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha detto di voler intervenire per rinviare lo stop che lui stesso, insieme al resto dell'esecutivo, aveva varato. Così è arrivato un emendamento della Lega.
Il Carroccio ha depositato un emendamento al decreto Infrastrutture, che è alla Camera dal 3 giugno e deve essere convertito in legge entro la metà di luglio. Qui si propone di "posticipare tutto al 31 ottobre 2026, con la possibilità da parte delle Regioni interessate di anticipare o ritardare ulteriormente lo stop". In cambio, le amministrazioni regionali dovrebbero mettere in atto altre misure utili per l'ambiente, come ampliare il verde pubblico o ridurre i consumi di energia degli edifici.
Cosa può cambiare in ciascuna Regione
Per adesso non è ancora certo che la proposta della Lega sul rinvio della scadenza passi. Ma se dovesse avere successo, la decisione passerebbe alle Regioni. Finora i presidenti di Piemonte, Lombardia e Veneto (tutti di centrodestra, gli ultimi due leghisti) hanno accolto positivamente l'idea di rimandare il blocco delle auto Euro 5.
In una nota congiunta, i tre hanno definito l'iniziativa "apprezzabile" per evitare "una situazione che impatterebbe sulla vita di milioni di cittadini". Non l'ha sottoscritta Michele De Pascale, presidente dem dell'Emilia-Romagna, che finora non ha preso posizione pubblicamente sul tema. Per sapere concretamente se e quando il divieto scatterà, quindi, bisogna aspettare due passaggi: prima il via libero all'emendamento della Lega, che deve arrivare definitivamente entro la metà di luglio; poi le iniziative delle singole Regioni, anche nei mesi successivi.