Cosa sta succedendo tra le banche e il governo Meloni sulla nuova tassa in Manovra e cosa potrebbe cambiare

Settimana decisiva per la manovra. Le proposte di modifica depositate in Commissione bilancio al Senato dovranno fare i conti con gli esiti prodotti dalla ricerca di nuove coperture per finanziarle. Su questo fronte si lavora soprattutto per trovare un accordo con le banche e le assicurazioni per aumentare l'Irap al 2,5%.
Negli ultimi incontri con il Mef, l'Associazione bancaria italiana (Abi) si era opposta all'aumento, ritenuto troppo oneroso rispetto al 2% già previsto nel testo varato lo scorso ottobre. All'interno del provvedimento il passaggio sui contributi richiesti agli istituti prevedeva: oltre al rialzo Irap, il rinvio delle Dta fino al 2027 e un taglio dell'imposta pagata dalle banche che decidono di svincolare gli utili maturati nel 2023 e messi a riserva.
Successivamente, la maggioranza aveva fatto trapelare la volontà di intervenire ancora una volta sull'Irap, modificando l'aliquota verso l'alto. La Lega addirittura, aveva proposto di farla salire di quattro punti. Una proposta fortemente osteggiata da Forza Italia, che più volte si è schierata a difesa delle banche.
L'intesa però non è stata ancora raggiunta. Le interlocuzioni con gli istituti di credito e le assicurazioni proseguono ma i tempi stringono. Dalla prossima settimana la manovra dovrà accelerare l'iter in Commissione per riuscire a vedere l'approvazione entro il 31 dicembre e non sconfinare nell'esercizio provvisorio.
L'accordo con le banche è necessario per ricavare tra i 200 e i 300 milioni di euro necessari per rendere sostenibili i principali emendamenti sostenuti dalla maggioranza. Anche perché su questo, il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, è stato chiaro: il saldo finale della manovra dovrà rimanere invariato. Senza nuove risorse non saranno ammissibili nuovi interventi.
Per questo motivo sul tavolo ci sono altre ipotesi oltre al ritocco dell'Irap. Si discute di un aumento dell'aliquota Rc auto sulla polizza contro gli infortuni del conducente, che oggi è al 2,5%, ma che Forza Italia vorrebbe portare al 12,5%, con ricadute sui clienti e sulle assicurazioni. All'interno dello stesso quadro si inseriscono le norme sui dividendi delle holding, sugli affitti brevi, la tassa per i pacchi extra-Ue e quella sull'oro, su cui la maggioranza cerca una sintesi.
Maurizio Gasparri, capogruppo al Senato di Forza Italia, negli scorsi giorni ha chiarito che il possibile accordo con le banche dovrebbe mantenere il rialzo dell’Irap a due punti percentuali: "Siamo soddisfatti del fatto si dovrebbe arrivare a un'intesa che dovrebbe mantenere il rialzo Irap di due punti e non del 2,5% e che si proseguirà, poi, sulla via delle intese per individuare altre soluzioni legate ai flussi di cassa", ha dichiarato l'azzurro.
Pertanto, la tassa per le banche passerebbe dal 4,65% al 6,65%, anziché al 7,15% previsto nell’ipotesi più alta."È stato inoltre chiarito che la misura sull'Irap non riguarda le imprese con partecipazioni finanziarie di altri settori in quanto tali. Poi si delinea anche una correzione del meccanismo di tassazione dei dividendi che dovrebbe rispondere alle nostre osservazioni", ha aggiunto. "Aspettiamo che i testi vengano predisposti in materia che è molto complessa sotto il profilo tecnico-finanziario ma da quanto sta emergendo sono soluzioni che vanno nelle direzioni da noi indicate ed auspicate soprattutto attraverso l'iniziativa del vice presidente del consiglio Tajani", ha concluso.
"Senza banche non si può immaginare una politica industriale del Paese, quindi siccome hanno avuto buoni risultati daranno un contributo aggiuntivo", si è accodato Tajani oggi. Ma "non c’è mai stato uno scontro tra Governo e banche", ha assicurato.