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Ilaria Salis dalla detenzione all'elezione in Europa

Cosa rischia Ilaria Salis se perde l’immunità parlamentare e quando si decide: le prossime tappe

Ilaria Salis, eurodeputata di Alleanza Verdi-Sinistra, dovrà affrontare la richiesta dell’Ungheria di revocare la sua immunità parlamentare. Potrebbe tornare a processo e non è escluso che venga incarcerata nuovamente. Il 23 settembre la commissione darà un parere, poi toccherà al Parlamento decidere.
A cura di Luca Pons
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Il caso di Ilaria Salis era emerso nelle cronache italiane con un'immagine, all'inizio del 2024: quella della 39enne portata in tribunale con catene al collo e manette, in Ungheria, dopo essere stata in carcere per quasi un anno senza traccia di processo. Ora, per Salis il rischio di tornare in carcere non è più così remoto: dopo la sua elezione al Parlamento europeo, l'Ungheria è riuscita a chiedere che le sia revocata l'immunità parlamentare. Tutto passerà da due decisioni: il parere della commissione Affari giuridici, atteso il 23 settembre; e poi il voto del Parlamento, che dovrebbe avvenire il 7 ottobre.

Cosa rischia Ilaria Salis se perde l'immunità parlamentare

Quando il caso Salis era scoppiato la politica si era mobilitata, nonostante il governo Meloni tentasse di sminuire la situazione. Alla fine era stata inserita nelle liste delle elezioni europee di Alleanza Verdi-Sinistra, guadagnandosi l'elezione a Strasburgo e ottenendo così l'immunità. Nel frattempo era già tornata in Italia, ai domiciliari, dopo quindici mesi di prigione senza nessuna condanna.

L'accusa dell'Ungheria nei confronti di Salis è di aver aggredito tre militanti neonazisti a Budapest, nel febbraio 2023. E sul fatto che ci sia l'intenzione di perseguirla penalmente, se l'immunità dovesse cadere, non ci sono dubbi: il portavoce del governo Orbán pochi giorni fa le ha inviato sui social le coordinate di un carcere ungherese di massima sicurezza. Poco prima che il primo ministro dicesse di voler imitare Donald Trump e considerare i militanti antifascisti come terroristi.

Dunque, anche se non è certo, il rischio di tornare in una cella per l'eurodeputata c'è. "La prospettiva che questa ferita possa riaprirsi così violentemente mi fa dormire sonni agitati", ha detto Salis al Corriere della sera.

Il primo voto decisivo: la commissione Affari giuridici

Martedì 23 settembre si riunirà la commissione Affari giuridici del Parlamento europeo per decidere sulla revoca dell'immunità. O meglio, per dare un parere su cui poi sarà l'Aula ad esprimersi. In commissione lo spagnolo Adrián Vázquez Lázara, dei Popolari (centrodestra) presenterà una relazione sul caso Salis. Ci si aspetta che questa chieda di revocare l'immunità, basandosi sul fatto che per prassi l'immunità si considera applicabile solo ai presunti reati commessi dopo che si è stati eletti.

A quel punto, la commissione voterà. E questa sarà una prima indicazione molto importante. Ci sono 25 membri. Sette fanno parte di gruppi di estrema destra (Conservatori, Patrioti e Europa sovrana delle nazioni), otto sono schierati a sinistra (Socialisti, Sinistra e Verdi) e gli ultimi dieci si dividono così: tre con i liberali di Renew, sette con il centrodestra del Partito popolare (o Ppe).

Come si può vedere, sarà determinante il voto del Ppe, che finora non ha preso una posizione chiara sulla vicenda. A complicare ancora il quadro c'è il fatto che quasi sicuramente il voto sarà segreto, quindi si potrà anche decidere di non seguire la linea di partito.

L'appuntamento al Parlamento europeo per la decisione finale

Dopo la commissione si andrà poi all'Aula del Parlamento europeo. La data prevista, anche se non ancora ufficializzata, è il 7 ottobre. Questo sarà il voto decisivo sulla questione. E anche qui si ripropone lo stesso problema, per Salis: a essere determinante sarà il Partito popolare.

A sinistra (considerando The left, il gruppo di Salis, oltre a Socialisti e Verdi) ci sono 235 deputati che dovrebbero votare contro la revoca dell'immunità. Ed è probabile che si schierino su questa posizione anche i liberali di Renew, portando altri 77 voti. Il totale è di circa 312 parlamentari a sostegno, anche se può sempre esserci qualche defezione.

Dall'altra parte, la destra e l'estrema destra possono contare su 187 voti. Quale sia la loro linea è chiaro: ieri il deputato di Fratelli d'Italia Giovanni Donzelli ha detto che Salis dovrebbe rinunciare spontaneamente all'immunità.

Ecco perché i 188 voti del Partito popolare saranno decisivi. Se si schierassero tutti contro Salis, mantenere l'immunità sarebbe impossibile. Serve che almeno uno su tre – magari approfittando del voto segreto – voti per tutelare l'eurodeputata, per garantire un successo di Salis.

I Popolari, dopo le ultime elezioni europee, si sono schierati con Socialisti, Renew e Verdi per formare una maggioranza. Ma di fatto spesso i loro voti si sono allineati a quelli della destra e dell'estrema destra. Sul caso Salis non è emersa una linea ufficiale finora. "Non penso che Salis sia una terrorista. Non mi risulta", si è limitato a commentare ieri Antonio Tajani, segretario di Forza Italia, che fa parte dei Popolari. L'esito del voto resta incerto.

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