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Cosa prevede la riforma delle Forze Armate che sta per essere approvata in Parlamento

Dopo l’ok alla Camera ora si attende solo il via libera definitivo del Senato. Il testo prevede la revisione del modello delle Forze armate professionali e la riorganizzazione del personale.
A cura di Giacomo Andreoli
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La Camera ha approvato la riforma delle Forze armate, fortemente voluta dal ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ora passa al Senato per l'ok definitivo. Precisamente il disegno di legge prevede la revisione del modello delle Forze armate professionali, la proroga al 2033 del termine per ridurre le dotazioni complessive a 150mila unità e la delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale.

Soddisfatto il ministro che parla di un "risultato di significativo rilievo tecnico e politico" e "un passo in avanti decisivo che consentirà di reclutare personale più giovane, con migliori prospettive di carriera e di trattamento economico". Il disegno di legge nasce da mesi di lavoro tecnico, ma ha subito un'accelerazione dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che ha messo il nostro Paese di fronte alla sfida di trovarsi preparato a possibili emergenze, con Forze armate più efficienti e moderne.

La riforma permetterà di aumentare fino a un massimo di 10.000 unità il personale militare altamente specializzato nei settori tecnico-logistici e sanitario. Contemporaneamente verranno riorganizzate le forze, passando dagli attuali 165mila membri dell'Esercito e delle altre forze a 150mila militari e 20mila civili. Inoltre il nuovo provvedimento consentirà di ristabilire il periodo di ferma per l’accesso al servizio permanente, dagli attuali 11 anni a 6, ma anche di ridurre i limiti di età per accedere alle carriere iniziali. In questo modo sarà più semplice per i giovani entrare nelle Forze armate. E ancora: c'è il cambio della nomenclatura dei gradi per graduati e sergenti. Il testo prevede poi una serie di misure per garantire flessibilità nelle dotazioni delle singole Forze armate in base alle esigenze e una riorganizzazione amministrativa della sanità militare.

Infine verrebbe istituita una riserva ausiliaria dello Stato, un insieme di nuclei militari che agirebbero sul territorio italiano, sotto la dipendenza del ministero della Difesa, con compiti precisi: operazioni di soccorso sanitario e socio-assistenziale in favore delle popolazioni colpite da calamità naturali o da altre emergenze, compresi i disastri tecnologici.

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