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Corradino Mineo lascia il gruppo Pd al Senato: “Contro di me processo sommario”

Nuovo strappo in casa Pd, con Mineo che passa al gruppo Misto: “Ieri sono stato oggetto di una sorta di processo sommario da parte di Luigi Zanda che ha derubricato questioni meramente politiche a questioni disciplinari. È inaccettabile”.
A cura di Susanna Picone
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“Da oggi lascio il gruppo, auguro buon lavoro ai senatori democratici e continuerò la mia battaglia in Senato, cominciando dalla legge di stabilità che, come dice Bersani, ‘sta isolando il Pd'”: è l’annuncio arrivato dal senatore Corradino Mineo che ha deciso di lasciare il gruppo del Pd e di passare al gruppo Misto. Lui stesso ha spiegato il perché della sua decisione. “Ieri – ha detto Mineo – sono stato oggetto di una sorta di processo sommario da parte di Luigi Zanda che ha derubricato questioni meramente politiche a questioni disciplinari. È inaccettabile. Sono terrorizzati dalla finanziaria e hanno limitato emendamenti”. Corradino Mineo ha spiegato nei dettagli la sua vicenda a Palazzo Madama. “Perché lascio il gruppo del Pd? Nel 2013 ho accettato la candidatura come capolista in Sicilia e sono stato eletto in Senato con il Pd, partito che allora parlava di una ‘Italia Bene Comune'. Non amo i salta fossi e quando il segretario-premier ha modificato geneticamente quel partito, provocando una scissione silenziosa, aprendo a potentati locali e comitati d'affare e usando la direzione come una sorta di ufficio stampa di Palazzo Chigi, ho continuato a condurre la mia battaglia nel gruppo con il quale ero stato eletto”, così il senatore che ha ammesso anche di aver votato troppe volte in dissenso “su scuola, riforma costituzionale, Italicum, jobs act, Rai”.

Le critiche nei suoi confronti – “Ed è vero – ha continuato – che una nutrita minoranza interna, che sembrava condividere alcune delle mie idee, si è ormai ridotta a un gioco solo tattico, lanciando il sasso (ieri sulla legge costituzionale, oggi sulla legge di stabilità) per poi ritirare la mano”. Poi ieri il capitolo finale: “Zanda mi ha dedicato senza avvertire né me né altri di quale fosse l'ordine del giorno un'intera assemblea, cercando di ridurre le mie posizioni politiche a una semplice questione disciplinare, stilando la lista dei dissidenti ‘buoni', Amati, Casson e Tocci e del cattivo, Mineo”. “Il Pd non espelle nessuno, ha detto Zanda, ma nelle conclusioni ha parlato di ‘incompatibilità' tra me e il lavoro del gruppo – ha spiegato ancora Mineo -. Non espulsione, dunque, ma dimissioni fortemente raccomandate. Come deluderlo?”.

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