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Covid 19

Dalle mascherine allo smartworking, il piano per evitare il collasso della Pa con il Coronavirus

La ministra Dadone ha convocato i sindacati per discutere di come garantire il funzionamento della pubblica amministrazione di fronte all’epidemia del Coronavirus. Nelle prossime ore verranno pubblicate linee guida nazionali sui comportamenti igenico-sanitari da tenere negli uffici pubblici. E nel decreto bis sull’emergenza che verrà varato dal governo, ci sarà spazio anche per le norme che tutelano gli stipendi dei dipendenti della Pa.
A cura di Marco Billeci
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Prima di tutto, una direttiva che regoli a livello nazionale le norme igieniche e di comportamento da mantenere negli uffici pubblici. E poi misure per garantire lo stipendio pieno ai dipendenti impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. Sono questi i risultati emersi dal tavolo convocato dal ministro della Pa Fabiana Dadone con i sindacati per affrontare l’emergenza del Coronavirus.

“È importante consolidare il coordinamento centrale delle azioni e degli interventi”, scrive su Facebook la ministra al termine della riunione. Già, perché fino a oggi le singole amministrazioni si sono mosse in ordine sparso e spesso contraddittorio. “I lavoratori sono stati lasciati soli nella gestione dell'emergenza e registriamo un grave ritardo nella predisposizione di strumenti di prevenzione e tutela”, denuncia il segretario Funzione Pubblica della Cisl Maurizio Petriccioli. Per rimediare, verrà varata una cabina di regia che coinvolgerà il . ministero della Pa e quello della Salute per varare a stretto giro norme omogenee su tutto il territorio nazionale.

Nella direttiva troveranno spazio regole per la sanificazione dei locali pubblici, per l’uso di gel per le mani e salviettine monouso da parte dei dipendenti, per il mantenimento delle corrette distanze sui luoghi di lavoro. Nelle zone più a rischio, si dovrebbe prevedere anche l’utilizzo di mascherine o altri strumenti di protezione per i lavoratori a contatto con l’utenza.

C’è poi il tema del telelavoro, cioè la possibilità nelle aree più a rischio di far svolgere da casa una serie di prestazioni fornite dagli uffici pubblici. Quest’opzione rischia però di scontrarsi con l’arretratezza della tecnologie che caratterizza una parte delle strutture pubbliche del Paese. “Il problema c’è, ma in realtà molte amministrazioni in questi anni hanno fatto passi in avanti e hanno già accordi di smart working”, assicura la segretaria confederale della Cgil Tania Sacchetti, contattata da Fanpage al termine del tavolo al ministero. “Ovviamente solo una parte del lavoro della Pa si può fare da remoto, questo non risolve la situazione ma può aiutare”, continua la sindacalista.

Fin qui, i contenuti della direttiva che emanerà il ministro Dadone. Altro capitolo è il decreto che il governo varerà nelle prossime ore con le misure economiche per contrastare gli effetti del Corona Virus. Qui dovrebbero trovare spazio le norme per garantire lo stipendio ai dipendenti che in questi giorni non possono lavorare. Si tratta innanzitutto di chi è impiegato nella zona del contagio, ma anche di quanti non possono raggiungere il proprio luogo di lavoro e di coloro che sono costretti a rimanere a casa per effetto delle ordinanze delle amministrazioni locali. A tutti, i sindacati chiedono di assicurare la piena retribuzione. “Devono essere coperti anche i lavoratori delle scuole chiuse per scelta delle Regioni in aree dove non c’è la quarantena”, cita come esempio Sacchetti.

Infine, durante la riunione del ministero è stata affrontata la questione del personale degli ospedali. “Nelle zone più coinvolte dal virus, medici e infermieri sono allo stremo”, dice ancora la sindacalista della Cgil. Per dare respiro a chi da giorni è impegnato in prima linea contro l’emergenza, le organizzazioni di lavoratori chiedono al governo di prolungare i contratti in scadenza e di dar modo alle amministrazioni di sfruttare la possibilità di chiamare personale dall’esterno.

Basterà questo per evitare il collasso della pubblica amministrazione? Difficile dirlo adesso, anche perché oltre agli undici comuni della “zona rossa” andrà valutato l’effetto delle ordinanze delle diverse regioni e capire come verranno declinate nella pratica. “Mi pare che il governo sia pronto a mettere in atto tutte le misure che garantiscano la tenuta dei servizi allo stato dei fatti – spiega Sacchetti -, se poi la situazione dovesse precipitare chiaramente il quadro cambierebbe”.

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